Nietzsche 87
Crepuscolo degli idoli. Morale come contronatura 6
“Consideriamo infine anche quale ingenuità sia dire: “luomo dovrebbe essere così e così!” La realtà ci mostra una incantevole ricchezza di tipi, il rigoglio di un dissipante gioco e mutamento di forme: e un qualche miserabile fannullone di moralista dice: “no! L’uomo dovrebbe essere diverso!” (…) Perfino quando il moralista si rivolge al singolo e gli dice “tu dovresti essere così e così!”, non cessa di rendersi ridicolo. L’individuo è un frammento di fato da cima a fondo, una legge in più, una necessità in più per tutto ciò che sarà”.
Sappiamo da Euripide che non si trova niente più forte della Necessità
Nel terzo Stasimo dell’Alcesti, il Coro eleva un inno alla Necessità vista come la divinità massima, quella che vincola e subordina tutti, compresi gli dèi:
"Io attraverso le Muse/mi lanciai nelle altezze, e/ho toccato moltissimi ragionamenti (pleivstwn aJyavmeno" lovgwn),/ma non ho trovato niente più forte/della Necessità né alcun rimedio (krei'sson oujde;n jAnavgka"-hu|ron oujdev ti favrmakon)/nelle tavolette tracie che scrisse la voce di/Orfeo, né tra quanti rimedi/diede agli Asclepiadi Febo/dopo averli ricavati dalle erbe come antidoti/per i mortali afflitti dalle malattie"(vv. 962-972).
Da questi versi si vede che la Necessità è più forte del lovgo" , della poesia, dell'arte medica.
E ancora: la Necessità non è meno forte di Zeus: “kai; ga;r Zeu;~ o{ti neuvsh/-su;n soi; tou'to teleuta'/” (Alcesti, 978-979), e infatti qualunque cosa Zeus approvi, con te lo porta a compimento, le dice il coro dei vecchi di Fere.
Quando ero giovane e qualcuno si comportava in maniera da me inconcepibile, mi domandavo ingenuamente: “perché fa così?”
Poi ho imparato la lezione della vita e sapevo che uno fa quello che è.
Il servo può fare solo il servo e l’uomo libero solo l’uomo libero.
“Leggiamo qualche altra parola di Nietzsche: “Dire a una persona “cambiati” significa pretendere che tutto cambi, perfino all’indietro”.
Ogni atto della nostra vita infatti presuppone tutti i precedenti.
Se non fossi uscito dalla caserma dopo 100 giorni nel maggio del 1971 e non avessi incontrato Helena in luglio, ora sarei un altro uomo. Se alla maturità del 1978 non avessi conosciuto il presidente di commissione che nel 2000 mi avrebbe raccomandato non sarei entrato all’Università, pur avendone i titoli, e così via. Ciascuno di noi è davvero un frammento di fato.
Ancora Nietzsche: “La morale, nella misura in cui condanna è una idiosincrasia di degenerati che ha provocato danni indicibili. Noi altri, noi immoralisti, abbiamo invece spalancato il nostro cuore a ogni sorta di comprensione, di intendimento, di approvazione. Non neghiamo tutto e cerchiamo il notro onore nell’essere affermativi” (Op. cit.)
Sull’approvare tutto non sono d’accordo, mentre condivido che non è possibile cambiare a comando le persone. Anche l’educazione non può cambiare un giovane, bensì può aiutarlo a diventare quello che è, che è predisposto a diventare.
Nietzsche attribuisce la volontà perversa di cambiare le persone ai furfanti bigotti.
Crepuscolo degli idoli. I “miglioratori” dell’umanità 2
“In ogni tempo si sono voluti “rendere migliori gli uomini” ma sotto queste parole sono nascoste le tendenze più diverse. Sia l’addomesicamento della bestia uomo, che l’allevamento di una determinata specie du uomini sono stati chiamati “miglioramento” : solo questi termini zoologici esprimono delle realtà. Definire l’addomesticamento di un animale il suo “miglioramento” ai nostri orecchi suona quasi come uno scherzo”
Chi ha ripugnanza riguardo al rendere domestica una persona non si sobbarca una persona fissa in casa (domus). Se addomestichi il convivente lo violenti, se non si lascia addomesticare, è lui che violenta te.
Torniamo a Nietzsche
“Chi conosce quel che succede nei serragli, dubita che proprio lì la bestia venga “migliorata”. Essa viene indebolita, resa meno nociva, attraverso il sentimento depressivo della paura, attraverso il dolore, le ferite, la fame , essa diviene la bestia malaticcia”.
Anche le guerre servono a questo. Perciò chi vuole comandare sul gregge umano non le ha mai bandite.
Ricordo di nuovo che nel Politico, Platone fa dire allo straniero di Elea che l’arte politica regia è soltanto quella di avere cura dell’intera comunità umana (ejpimevleia dev ge ajnqrwpivnh~ sumpavsh~ koinwniva~, 276b). Guidare gli uomini come fanno i pastori con gli animali dobbiamo invece chiamarla qreptikh;n tevcnhn, tecnica dell’allevamento, non basilikh;n kai; politikhvn tevcnhn (276c), non arte regia e arte politica. Infatti il re e l’uomo politico è quello che si prende cura (ejpimevleian) di uomini bipedi che liberamente l’accettano (eJkousivwn dipovdwn, 276d ).
Bologna 25 gennaio 2023 ore 18, 18
giovanni ghiselli
p. s.
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