Dunque come forze artistiche che erompono dalla natura senza la mediazione dell’uomo, l’apollineo è connesso alle immagini del sogno, il dionisiaco all’ebbrezza che annienta l’individualità. L’artista imita questi stati della natura. Il tragediografo greco li rappresenta entrambi: è artista del sogno e dell’ebbrezza. Il tragediografo dionisiaco si isola dalle schiere deliranti ed esprime il suo stato di unità con l’essenza intima del mondo in immagini di sogno simboliche.
Nietzsche ricorda la teoria della Poetica (1447a) di Aristotele : epica, tragedia e commedia sono tutte e tre mimhvsei~, anche se non imitano nello stesso nodo e con gli stessi mezzi.
I sogni dei Greci dovevano essere simili ai versi di Omero, data la virtù plastica del loro occhio e il loro piacere del colore (p. 27)
Un abisso immenso separa i Greci dionisiaci dai barbari orgiastici le cui feste consistevano in una esaltata sfrenatezza sessuale, in un’orribile miscuglio di voluttà e crudeltà, vero beveraggio delle streghe.
Apollo difese i Greci dalla febbrile eccitazione di quelle feste, da tali manifestazioni orgiastiche grottescamente rozze.
L’arte dorica rappresenta questa maestosa repulsa.
Apollo si conciliò con Dioniso dopo avergli tolto le armi annientatrici.
Fu una riconciliazione epocale.
Vedi le Baccanti di Euripide. Nei versi 306-318, Tiresia parla a Penteo e gli dice:
“Un giorno lo[1] vedrai anche sulle rupi Delfiche saltare con le fiaccole sull’altopiano a due cime
agitando e scagliando il bacchico ramo,
grande per l’Ellade. Via Penteo, da’ retta a me:
non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini, 310
e non credere, se tu hai un’opinione, ma è un’opinione malata,
di capire qualcosa; invece accogli il dio nella nostra terra
e fai libagioni e baccheggia e incoronati la testa.
Non sarà Dioniso a costringere le donne a essere
caste nei confronti di Cipride, ma nel temperamento
sta sempre l’essere casto in tutte le occasioni,
a questo bisogna pensare: e infatti anche nei baccanali
quella che è casta non si guasterà”.
L’orgia dionisiaca dei Greci non fa regredire l’uomo a tigre o a scimmia come i riti barbarici, ma è piuttosto una festa di redenzione.
In essa la lacerazione del principium individuationis diventa fenomeno artistico.
In quelle feste greche la natura soffre per il suo frammentarsi in individui. La musica dionisiaca generò spavento e orrore nei Greci in quanto del tutto diversa da quella di Apollo che era architettura dorica tradotta in suoni, suoni appena accennati quali appartengono alla cetra che tiene lontana la violenza sconvolgente del suono. La musica dionisiaca porta all’unificazione della natura. La coscienza apollinea nascondeva come un velo il mondo dionisiaco manifestato dal ditirambo che mostrava l’unità della natura attraverso un nuovo mondo di simboli.
Bologna 12 gennaio 2022 ore 17, 46. giovanni ghiselli
Ancora il cielo non è buio del tutto. E’ primavera.
p. s.
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