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lunedì 16 gennaio 2023

Nietzsche 67. Quella dei Greci è una cultura mista.

 

La nascita della tragedia. Capitolo XXI

 

L’apollineo come istinto non solo individualistico ma anche politico e il dionisiaco quale istinto comunitario e pure orgiastico e mistico.

Solo dai Greci dunque si può imparare. Il popolo delle guerre persiane è anche quello dei misteri tragici. Il dionisiaco può portare all’indifferenza verso la politica, ma Apollo è il formatore di Stati e il genio del principium individuationis. Ebbene lo Stato e il senso della patria non possono vivere senza l’affermazione della personalità individuale. Dallo stato orgiastico parte la strada che porta al buddismo indiano che è tollerato poiché aspira al nulla.

Dove invece gli istinti politici hanno un valore assoluto si prende una strada di estrema mondanizzazione la cui espressione più grandiosa e spaventosa è l’imperium romano.

I Greci posti tra l’India e Roma riuscirono a trovare in classica purezza una terza forma (p. 138), non per un lungo uso proprio, ma per l’immortalità. I beniamini degli dèi muoiono giovani, ma poi vivono in eterno con gli dèi. I Greci ebbero istinti dionisiaci e politici molto forti, eppure non si esaurirono né in una meditazione estatica, né in una logorante caccia alla potenza del mondo. Raggiunsero invece quella magnifica mescolanza quale può avere un nobile vino che infiammi e disponga insieme alla contemplazione.

Una mikth; paideiva potrei dire, una cultura mista (ndr).

 La tragedia è il compendio di tutte le salutari forze profilattiche di un popolo.

Mito e musica portano a un presentimento di gioia suprema attraverso la rovina e la negazione (cfr. Edipo a Colono).  Lo spettatore crede di sentire l’intimo abisso delle cose che gli parla.

La musica, come p. e. quella del terzo atto di Tristano e Isotta, può condurre a negare l’esistenza individuale in quanto dà voce alla volontà universale. Ma la forza apollinea ripristina l’individuo quasi frantumato e quello che sembrava un roco sospiro del centro dell’essere ci appare invece come Tristano che dice: “Oed’ und leer das Meer”, deserto e vuoto è il mare (Cfr. The Waste Land, 42 che cita appunto Tristan und Isolde I, 5-8)

Vediamo l’eroe quando il mondo apollineo ci strappa all’universalità dionisiaca e ci affascina per gli individui  cui incatena il nostro sentimento di pietà e ci solleva dall’orgiastico annullamento di sé. La musica anzi dà l’illusione di poter vedere meglio. La musica è la vera idea del mondo, il dramma solo un riflesso di questa idea.

La contrapposizione anima-corpo è falsa, mentre quella vera è tra apparenza e cosa in sé. Nel complesso della tragedia, Dioniso ha il sopravvento, eppure il risultato è la fratellanza tra le due divinità.

Come viene affermato nelle Baccanti di Euripide dove Tiresia dice a Penteo a proposito di Dioniso:

“Un giorno lo vedrai anche sulle rupi Delfiche 306

saltare con le fiaccole sull'altopiano a due cime

agitando e scagliando il bacchico ramo,

grande per l'Ellade. Via Penteo, da' retta a me:

non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini,

e non credere, se tu hai un'opinione, ma è un'opinione malata,

di capire qualcosa; invece accogli il dio nella nostra terra

e fai libagioni e baccheggia e incoronati la testa”. 313

 

Bologna 16 gennaio 2023 ore 17, 08

giovanni ghiselli

Sempre1312689

 

 

 

 

 

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