giovedì 26 gennaio 2023

Nietzsche 89. La scuola in Nietzsche, Euripide, Platone e Isocrate.


 

Crepuscolo degli idoli. Quel che manca ai Tedeschi, 5

“Occorrono educatori che siano essi stessi educati, spiriti superiori , nobili, provati tali in ogni momento , provati dalla parola e dal silenzio, culture diventate mature, dolci- non i dotti tangheri che il ginnasio e l’università offrono oggi alla gioventù come “superiori nutrici” Una rarissima eccezione è il mio stimabile amico Jacob Burckhardt di Basilea”.

 

La mia lunga esperienza nella scuola, molto più lunga di quella di Nietzsche, mi ha messo in contatto con parecchi tangheri, nemmeno dotti, con alcuni tangheri eruditi e con pochi educatori bravi e buoni .

Ricordo con grande affetto la vicepreside e carissima amica di Carmignano, Antonia Sommacal che mi ha educato a educare. Un bravo educatore diventa un modello  per l’allievo e lo rende simile a lui: umano, generoso, leale. Se non è tale un professore non è un educatore, anzi: non è nemmeno un uomo.

 

 Torno a Nietzsche: “Quello che le “scuole superiori” della Germania effettivamente ottengono  è un brutale addestramento per rendere utilizzabili, sfruttabili per il servizio statale un numero esorbitante di giovani (…) le nostre scuole “superiori” sono organizzate tutte sulla più equivoca mediocrità” (Op. cit, 5).

 

Bisogna dire che le scuole non sono tutte uguali. Si va dalle professionali dove si mandano i ragazzi, i figli dei poveri anche in fabbrica dove possono morire, ai licei classici che pur in decadenza, conservano un poco di cultura, decoro e stile. Ci vanno i ragazzi delle famiglie meno disagiate e meno escluse dalla cultura a pagamento come quella che riceviamo nei teatri e nei cinema dove danno film buoni.

 

La preparazione culturale richiede tempo libero dal lavoro e una disponibilità economica non troppo ristretta. I poveri sono condannati all’ignoranza e sono pochissimi a sottrarsi a tale condanna.

 

Nelle Supplici di Euripide (del 422) l'araldo tebano  ribatte al manifesto democratico di Teseo dicendo che il governo di un solo uomo non è male: infatti il monarca esclude i demagoghi, i quali, gonfiando la folla con le parole, la volgono di qua e di là a proprio profitto.  Del resto come potrebbe pilotare uno Stato il popolo che non è in grado di padroneggiare un discorso?

Chi lavora la terra non ha tempo né per imparare né per dedicarsi alle faccende pubbliche:" oJ ga;r crovno" mavqhsin ajnti; tou' tavcou" -kreivssw divdwsi (vv. 419-420), è infatti il tempo che dà un sapere più forte, invece della fretta.

 

 

 

Isocrate nell’Areopagitico del 356 a. C. scrive che l'età giovanile secondo Isocrate, è quella della torbidezza spirituale: i ragazzi sono pieni di desideri e devono essere educati a prendere buone abitudini siccome le buone leggi non bastano. Lo ripeterà Tacito

L'Areopago dunque prima di essere indebolito dalle riforme di Efiale e Pericle (dal 461)  vigilava sulla eujkosmiva, il buon contegno della cittadinanza. Potevano entrarvi solo persone di ottima nascita e che avessero dato prova di un carattere irreprensibile. Le buone leggi non bastano se nella polis non ci sono buoni costumi. Il progresso della virtù non nasce dalle leggi ma dalle abitudini giornaliere:" ejk tw'n kaq j  eJkavsthn th;n hJmevran ejpithdeumavtwn" (40).

La paideiva va conformata ai mezzi di cui ciascuno dispone. I più poveri venivano indirizzati all'agricoltura e al commercio:" ejpi; ta;" gewrgiva" kai; ta;" ejmporiva"" (Areopagitico, 44). Gli abbienti invece si dedicavano alla ginnastica, all’ ippica, alla caccia, e alla filosofia. 

Di qui si vede come studiare e fare sport siano privilegi. Chi li considera fatiche non se ne intende.

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 Pure il Protagora, il sofista eponimo e personaggio del dialogo platonico fa dipendere la durata dell'istruzione dai mezzi dei genitori. Lo studio della poesia, della musica e la pratica della ginnastica li fanno oiJ mavlista dunavmenoi-mavlista de; duvnantai oiJ plousiwvtatoi- (326c) i più ricchi che hanno possibilità maggiori mandano i figli a scuola prima e li fanno uscire dopo. E quando hanno lasciato la scuola, devono imparare le leggi perché non vivano a proprio arbitrio e a casaccio

Bologna 26 gennaio 2023 ore 17, 18

giovanni ghiselli

p. s

Sempre1316429

 

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