domenica 15 gennaio 2023

Nietzche 62. L’influenza di Socrate ombreggia sempre più la cultura occidentale.


 

Maioresque cadunt altis de montibus umbrae

 

 La nascita della tragedia Capitolo XV  (pp. 98-104)

 

L’influenza di Socrate si è allargata sulla posterità “simile a un’ombra che diventa sempre più grandi al sole della sera”.

Quasi ogni epoca ha cercato di liberarsi dai Greci poiché in confronto a loro ogni opera “sembra perdere improvvisamente colore e vita e ridursi a  copia mal riuscita, anzi a caricatura”. Spesso esplode la rabbia contro quel popoluccio arrogante che chiamava barbari gli altri popoli[1], nonostante le istituzioni limitate e i brutti vizi che li contraddistinguono. Ma non fu trovata la cicuta per ucciderli. Il fatto è che i Greci tengono in mano come aurighi la nostra cultura,  e  pure le briglie di qualsiasi cultura, anche se i cavalli  sono scadenti e inadeguati alla gloria dei loro aurighi che considerano uno scherzo cacciare i cavalli in un abisso che loro, gli aurighi, greci superano con un salto.

 

Anche Socrate è stato una guida per la cultura europea: egli è il prototipo dell’uomo teoretico. Questo è felice per il disvelamento (ajlhvqeia) della realtà. Certo la realtà non può essere svelata tutta e il Lessing, il più onesto uomo teoretico, proclamò che a lui interessava più la ricerca della verità che la verità stessa.

Ma c’è anche l’idea illusoria di Socrate il quale credeva che attraverso il filo conduttore della causalità si potesse giungere negli abissi dell’essere e che il pensiero potesse non solo conoscere ma addirittura correggere l’essere. Questa illusione metafisica conduce la scienza verso l’arte. La però scienza va spesso a finire nel mito.

 

Cfr. p. e. il buco nero. Oppure la presunta scienza è  invero menzogna che incentiva i consumi.

 

Socrate fu dunque il mistagogo della scienza. Mustagwgov~ è quello che inizia ai misteri. Tale tendenza universale della scienza applicata alla prassi egoistica di individui e di popoli ha portato allo sterminio di etnie intere con la conseguenza di un pessimismo pratico che può perfino produrre l’orripilante etica del genocidio per pietà.

 

Dipende da chi lo compie: perpetrato da uno Stato è un atto eroico, da un altro è un abominio. Non faccio esempio, già ognuno li sa e può farseli da sé.

 

Ma Socrate è il prototipo dell’ottimista teoretico che concede al sapere e alla conoscenza la forza di medicina universale e vede nell’ignoranza, nell’errore, il male. Per lui i fatti morali più sublimi, i moti della compassione, dell’eroismo, perfino la tranquillità dell’anima che il greco apollineo chiamava swfrosuvnh derivano dalla dialettica del sapere  e sono considerati apprendibili. Ma la scienza procedendo corre senza sosta verso i suoi limiti  e davanti a questi l’ottimismo naufraga.

Allora irrompe la conoscenza tragica  la quale per essere sopportata ha bisogno dell’arte come protezione e rimedio.

La scienza giunta ai suoi limiti porta al bisogno d’arte. E al mito.

Parole sante vecchia talpa!

Bologna 15 gennaio 2022 ore 8, 56 giovanni ghiselli

Sempre1312097

 

 

 

 



[1] Ma  cfr. Andromaca nelle Troiane di Euripide: “O Greci inventori di barbari orrori/perché ammazzate questo fanciullo che non ha nessuna colpa?( vv- 764- 765

 

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