sabato 28 gennaio 2023

Ifigenia XIX.

 

Posterius res inventast aurumque repertum,

 quod facile et validis et  pulchris dempsit honorem

 

Iniquamente  avevo diviso i compiti tra me stesso e la nuovissima amante: Ifigenia doveva tacere e obbedire agli ordini miei, io dovevo solo trovare il modo di fare il mio comodo senza essere disturbato, anzi pretendevo che lei vi contribuisse. Mi predisponevo a esserle un maestro, un esempio di ingenerosità. Ero non solo immorale ma anche imbecille perché ci voleva poco a capire che quanto di male insegnavo si sarebbe ritorto contro di me. Avevo incarnato nella mia persona il vizio caratteristico di questa età: l’egoismo. Questo, significato anche visivamente dal mio ambiguo e malefico sorriso da seduttore, avrebbe inquinato il cuore e la mente della sopravvenuta giovane amante rendendola pregna di feti che sarebbero diventati i nostri figli mostruosi: soperchierie reciproche dolorose, reticenze, menzogne, inganni, e pure peggio, nei due anni di decadenza continua seguiti a 9 mesi e mezzo di tripudi sessuali. Nell’autunno seguente la nostra relazione male impostata dal punto di vista morale fin dall’inizio era già in gran parte sconciata e adulterata. Nel lungo tempo dell’agonia cercammo di trovare dei rimedi al tonfo finale ma il processo di degradazione era ormai irreversibile. La collaborazione artistica  che avrebbe dovuto creare opere educative attraverso i miei scritti recitati e abbelliti da lei, fallì quasi subito impedita dall’egoismo mio presto imitato da quello della giovane collega. Anche la felicità sessuale senza il nutrimento di quella amorosa un poco per volta decadde.

L’arte e l’amore ci abbandonarono perché richiedono spirito di sacrificio e generosità invece che il gretto egoismo il quale cerca l’utile  meschino e rende la vita sempre più inutile siccome nega appunto l’arte e l’amore.

Noi due in quell’autunno lontano ci sentivamo eccezionali, invece eravamo i tipici prodotti seriali di un’epoca di compiuta peccaminosità, di razionalismo limitato e falso, un’età del ferro che periodicamente ritorna, un’epoca la cui legge suprema e iniqua è il diritto del più forte economicamente o fisicamente, un tempo che valuta il misero  denaro  più dei valori veri: la bellezza, la bontà, l’intelligenza e la cultura.

Posterius res inventast aurumque repertum, - quod facile et validis et  pulchris dempsit honorem” (Lucrezio, De rerum natura,V, 1113-1114), quindi si scoprì il possesso della roba e l’oro che facilmente tolse il potere ai forti e ai belli.     

Bologna 28 gennaio 2023 giovanni ghiselli

Sempre1317042

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