Premetto questa Epigrafe tratta da un’altra opera di Nietzsche : “E’ possibile uno stato superiore di umanità, in cui l’Europa dei popoli sia un’oscura dimenticanza, ma in cui l’Europa viva ancora in trenta libri molto vecchi però mai invecchiati: nei classici” . (Nietzsche, Umano, troppo umano II, Il viandante e la sua ombra, 125 ).
Tra questi trenta libri metto La nascita della tragedia “stravaganza geniale” di un ragazzo appena ventottenne. Da settantottenne, quale abbastanza degnamente mi ritrovo a essere, mi permetto di sostituire alla dimenticanza dell’Europa dei popoli quella dell’Europa dello sfruttamento, del colonialismo e delle guerre
11 gennaio 2023
Esporrò il contenuto dell’opera giovanile di Nietzsche, La nascita della tragedia (1872) che analizza la civiltà greca dalle origini all’ellenismo, con particolare riguardo a Omero, Archiloco, Eschilo, Sofocle, Euripide, Anassagora, il Socrate di Platone, la commedia nuova di Menandro e la cultura alessandrina in generale.
Chiarirò i concetti chiave di Apollineo e Dionisiaco e indicherò i nessi con la filosofia di Schopenhauer, con la filologia e la letteratura dell’Ottocento tedesco, e con la musica di Wagner.
Questa è l’opera di un filosofo che, partendo dalla letteratura greca, raffigura il quadro di un’intera civiltà, creando categorie ancora valide a spiegare diversi aspetti della storia culturale del nostro continente. Nel riferire i contenuti del libro chiarirò i nessi indicati dall’autore con le tragedie greche e con altre espressioni artistiche degli autori europei.
Utilizzerò la traduzione italiana dell’amico Sossio Giametta, il massimo esperto italiano di Nietzsche (Adelphi, Milano, 1972).
La nascita della tragedia
Tentativo di autocritica dell’autore ( aggiunta del 1886)
E’ un libro inficiato dalla prolissità della giovinezza, un libro
arrogante ed esaltato che fin dall’inizio si isola dal profanum vulgus delle persone colte ancora più che dal popolo.
Che cosa è dionisiaco? Rapporto del Greco con il dolore. E’ dal dolore che si è sviluppato il desiderio di bellezza, di feste, di divertimenti.
-Pericle (o Tucidide) ce lo lascia intendere nel grande discorso funebre ndr-
Ma allora la tragedia con i suoi orrori da che cosa discende? Forse da salute straripante? Nella ricchezza della gioventù i Greci ebbero la volontà del tragico. Fu la follia, come scrive Platone (Fedro 244a) a portare le maggiori benedizioni.
I Greci divennero invece sempre più ottimistici e superficiali nel tempo della loro dissoluzione e debolezza, divennero istrionici, smaniosi per la logica e la logicizzazione del mondo, Subentrò l’ottimismo, l’utilitarismo, la razionalità. Epicuro fu ottimista in quanto sofferente. Divennero più scientifici.
-Leopardi nello Zibaldone scrive “La scienza è nemica della grandezza delle idee, benché abbia smisuratamente ingrandito le opinioni naturali” (1464)-
Nel libro ritorna più volte l’allusiva frase che solo come fenomeno estetico l’esistenza del mondo è giustificata.
Il libro vede un dio artista del tutto noncurante e immorale che creando si libera dalla sovrabbondanza e dalla sofferenza dei contrasti che lui contiene. Il mondo è la liberazione di Dio. Nel libro c’è una tendenza antimorale: la morale è trattata come parvenza e inganno. Il cristianesimo è trattato con un silenzio cauto e ostile. Il cristianesimo respinge ogni arte nella categoria della menzogna. In questa ostilità Nietzsche ha sentito una rabbiosa vendicativa avversione alla vita stessa che riposa sull’arte. Il Cristianesimo è nausea e sazietà della vita, mascherata con la fede in un’altra vita. Paura della bellezza e della sensualità, un aldilà inventato per meglio calunniare l’aldiqua, un’aspirazione al nulla, alla fine, al riposo, al sabato dei sabati.
-Tacito sui Cristiani: Annales XV, odio umani generis convicti sunt…exitiabilis superstitio.-
-Leopardi: “il principio delle cose è il nulla” (Zibaldone, 1464-)
Davanti a questo panmoralismo cristiano, la vita deve avere torto in quanto essa è immorale. Questo no alla vita presenta la vita stessa come cosa indesiderata.
La morale è un principio di decadenza, un istinto distruttivo.
Il mio istinto che parla in favore della vita si mosse con questo mio libro contro la morale. La mia è una valutazione artistica, dunque anticristiana. E’ la valutazione dionisiaca.
Voglio segnalare una possibile differenza fra anticristiano come antipretesco e anticristesco: “In fondo è esistito un solo cristiano e questi morì sulla croce” (Nietzsche, L’Anticristo, 39).
Allora non osai usare un linguaggio mio proprio e impiegai formule schopenhaueriane e kantiane per valutazioni che non c’entravano con quei filosofi.
Schopenhauer scrisse che lo spirito tragico deve condurre alla rassegnazione. Ma Dioniso a me parlava in modo diverso. Sicché ho sciupato le mie intuizioni dionisiache con quelle formule. Favoleggiai di spirito tedesco che invece abdicava alla volontà (goethiana?) di dominare l’Europa sotto il pomposo pretesto della fondazione di un impero
La musica tedesca del resto è romantica, la meno greca possibile ed è corruttrice di nervi, pericolosa per un popolo che ama ilo bere e onora l’oscurità come virtù. Come dovrebbe essere fatta la musica dionisiaca?
Nietzsche immagina un’obiezione: non è necessaria all’uomo tragico la tragedia come arte della consolazione metafisica?
No, risponde il filosofo : sono i romantici che finiscono metafisicamente consolati, ossia cristiananente consolati.
I giovani devono imparare a ridere come insegna Zarathustra, il lieve, il danzatore che pronto a spiccare il volo, intanto ammicca a tutti gli uccelli, beato nella sua levità.
“Io ho santificato il riso; uomini superiori, imparatemi a ridere! (Così parlò Zarathustra parte IV, Dell’uomo superiore, 20)
“il dolore fa starnazzare le galline e i poeti” (12)
Leggiamo quanto scrive in uno dei Frammenti Postumi :"Schopenhauer sbaglia quando fa di certe opere d'arte uno strumento del pessimismo. La tragedia non insegna la "rassegnazione". Il rappresentare le cose terribili e problematiche è esso stesso già un istinto di potenza e di magnificenza nell'artista: egli non le teme. Non c'è un'arte pessimistica. L'arte afferma"[1].
Quindi: “L'artista tragico non è pessimista: egli dice precisamente sì anche a tutto quanto è problematico e orrido; egli è dionisiaco (Crepuscolo degli idoli.1888. 62).
Bologna 11 gennaio 2022 ore 19, 45 giovanni ghiselli
p. s.
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