NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 6 gennaio 2023

La storia di Päivi. 35 Preghiera alle amiche e agli amici. L’epilogo

Non volli che la tristezza prevalesse con voluttà depravata.
Mi venne in mente di nuovo Tacito: “Feminis lugere honestum est, viris meminisse "[1]
Mentre i fumi dell’alcol esalati svanivano a poco a poco, rivolsi una preghiera alle persone care le cui immagini aleggiavano lievi nel cielo sopra di me. Ora so che erano diventati gli exemplaria aeterna di amici, amiche e amanti che avrei incontrato nel seguito della mia vita e forse nelle prossime esistenze terrene. Elena l’ oujsiva[2] dell’amore, l’ijdeva di Afrodite, Danilo l’incarnazione di Dioniso, Fulvio l’exemplar dell’amico  e così via.
Mi sentivo plenus his figuris quas Plato ideas appellat immortales, immutabiles, infaticabiles[3].
“Il ricordo di voi, la memoria del tempo felice passato insieme, rimarrà un bene prezioso, un tesoro conservato per costruire la felicità futura, la mia e quella delle persone cui vorrò bene nei prossimi anni.
Voi, donne della mia vita, mi avete nobilitato e potenziato rendendomi sempre meno debole, più capace di amare e meno incapace di farmi amare; poi, quando siete dileguate, mi avete comunque lasciato una forza che non è andata via. Avevi ragione tu Päivi: io rimango ottimista in ogni caso, amantissimo della vita e assai curioso di lei.
E non smetterò di cercare la felicità, come quella che ho provato nell’amore con te.
E tu Bruno, non eri un amico, eri piuttosto un rivale nell’agone premiato con gioielli veri,  di carne, le donne, comunque sei sempre stato un antagonista degno di me. Ci siamo battuti in maniera cavalleresca per ottenere il favore delle femmine umane più belle. Devo ammettere che da vivo mi eri antipatico soprattutto perché anche tu piacevi. Proprio per questo te la sei goduta la breve vita che hai avuto in sorte, troppo breve ma per niente insignificante né triste. A Roma vivevi in un appartamento con vista sul Pantheon. Una sera ci siamo fatti una bevuta lì dentro, con Ezio e Alfredo. Ricordi?
Siete ombre oramai, amici del tempo migliore, e io grazie a voi non sono un vecchio stanco delle ombre che vivono dentro di me, un lassatus senex in me viventibus umbris, non lo sarò mai. Continuerò a ricordarvi sempre con affetto e con la gioia della nostra gioventù.
Non lamentarti, povero Bruno.
Non lamentarti neanche tu gianni , e soprattutto, non disperare: tu adesso sei Odisseo o Ulisse che dire si voglia, non sei più Ettore, l’eroe perdente con il quale ti identificavi quando eri bambino, né l’infelice Leopardi dalla vita annegata nel dolore. Nel frattempo hai imparato a non affogare nel mare in tempesta. A tratti sei stato sommerso dai flutti, ma sei riaffiorato sempre, come l’uomo maturo di Omero.
L’eroe della pazienza, dell’intelligenza e della conoscenza.
Presto tornerà il tempo bello e meritamente potrai gioire della luce del sole.
Non avvilirti: hai sofferto dolori più grandi di questo, e da poluvtla~[4] li hai sopportati, da poluvmhti~[5] e polumhvcano~[6], li hai superati, anzi, ne hai tratto sempre motivi di crescita. Quando in casa, o in parrocchia, tra gli scout, o in caserma, perfino a scuola, volevano mangiarti il cervello per assimilarti al conformismo di ognuno di quegli ambienti, hai sempre saputo difenderti con la tua sensibilità, il tuo amor proprio, la tua intelligenza, la tua volontà di ferro.
E ce l’hai fatta. Non sei diventato un morto vivente come volevano loro, i conformisti.
Luoghi comuni incarnati, cumuli di banalità.
Ce l’hai fatta perché non hai mai disperato: sei sempre rimasto deciso a trovare la felicità che ti spetta, magari con l’aiuto di Atena che pur senza essersi manifestata del tutto, ti ha dato una mano ogni volta, perché ti assomiglia e un giorno si lascerà incontrare da te”.
 
 
[1] "Per le donne è onorevole piangere, per gli uomini ricordare". Tacito, Germania (27, 1)
[2] Cfr. Fedro 247 C “oujsiva o[ntw" ou\sa”, l’essenza che essenzialmente è.
[3] Vfr. Seneca Ep. 65, 7.
[4] Odissea, 5, 354, paziente, che molto sopporta
[5] Iliade I, v. 311 e v. 440, molto intelligente
[6] Iliade II, v. 173, ricco di risorse
 
 
Epilogo. Gli amici celesti. La "circulata melodia"
 
Quando ebbi finito di scrivere queste parole, alzai dal quaderno gli occhi e guardai oltre lo stadio, verso l’occidente dove si vedeva ancora una striscia di colore acceso, rimasta a ricordarmi le estati felici degli anni passati, a far presagire i tempi belli degli anni futuri: su quella lista vermiglia, resistente al dilagare dell’azzurro che avanzava da oriente screziandosi già della luce brillante dei primi astri, mi apparvero i volti ridenti di tutti gli amici scomparsi eppure presenti.
Chiesi loro cosa volessero dirmi.
Risposero che non dovevo perdere la speranza, e non potevo sciupare il tesoro di umanità che ciascuno di loro mi aveva donato, ma con questo e con le mie forze dovevo continuare la lotta per la felicità, la mia e quella delle persone che il destino mi avrebbe fatto incontrare.
Questo mi dissero i compagni dei miei ventanni. Poi, mentre l’azzurro cupo del cielo si costellava tutto, gli amici si presero per mano, formarono una corona e cominciarono a cantare un canto popolare ungherese [1] girando intorno alla luce più viva; quindi il loro movimento diventò una danza gioiosa, rispondente alla circulata melodia [2] suonata dai violini degli tzigani, o degli angeli, che consolarono del tutto il mio pianto e lo trasformarono in un sorriso di speranza e fiducia.
Così vi ho visti riuniti per l’ultima volta, amici ventenni dei miei venti anni lontani, così voglio ricordarvi e farvi vivere in questa storia che anche voi mi avete ispirato: giovani, belli, felici, come siamo stati nelle estati “debrecine”, sorridenti come eravate in mezzo alle stelle sopra lo stadio e il grande bosco di Debrecen la sera del 15 agosto del 1975, quando i nostri venti anni ricchi di pathos terminarono e cominciò la comprensione dei sentimenti attraverso il logos, con una vita più responsabile, autentica e seria; meno squilibrata, superficiale, egoista.
 
Fine del terzo dramma della trilogia ugrofinnica.
 
 
 
Bologna 6 gennaio 2023 ore 17, 36
giovanni ghiselli
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