Apollo con l’apollineo preso quali modelli da Ottaviano; Dioniso e il dionisiaco invece da Antonio. E’ ancora una vlta lo scontro Occidente-Oriente. I due non si sono conciliati come Apollo e Dioniso nelle Baccanti di Euripide
Vale la pena di leggere queste parole di T. Mann: "A questa tragica saggezza, che benedice la vita in tutta la sua falsità, durezza e crudeltà, Nietzsche ha dato il nome di Dioniso. Il nome del dio ebbro appare per la prima volta in quell’opera estetico-mistica della sua giovinezza che s’intitola La nascita della tragedia dallo spirito della musica in cui l’elemento dionisiaco come disposizione artistico-psichica è contrapposto al principio artistico del’apollineo distanziarsi obiettivarsi in modo molto simile a quello in cui Schiller nel famoso saggio[1] contrappone “l’ingenuo”[2] al “sentimentale”[3]. Qui ricorre per la prima volta l’espressione “uomo teorico” e viene assunta la posizione polemica contro Socrate, il prototipo di quest’uomo teorico: contro Socrate, lo spregiatore dell’istinto, l’esaltatore della coscienza, colui che insegnava essere bene soltanto ciò che è cosciente, il nemico di Dioniso e il distruttore della tragedia. Da lui deriva, secondo Nietzsche, una cultura scientifica alessandrina, pallida, dottorale, estranea al mito, estranea alla vita, una cultura in cui hanno vinto l’ottimismo e la fede nella ragione, l’utilitarismo pratico e teorico che, come la democrazia stessa, è un sintomo della stanchezza psicologica e del decadere della forza. L’uomo di questa cultura socratica, antitragica, l’uomo teorico non vuol possedere più nulla nella sua interezza, con tutta la naturale crudeltà delle cose. Il suo atteggiamento ottimistico lo ha svigorito "[4].
Altrove T. Mann definisce Nietzsche “un’ibrida mescolanza di artista e pensatore”[5].
La vera decadenza è “generata dal binomio Ragione-pragma, divinità bifronte della borghesia”[6]
Wilamowitz scrisse che apollineo e dionisiaco sono astrazioni estetiche come poesia ingenua e sentimentale in Schiller.
Lukács vede in Dioniso, nel Dioniso interpretato da Nietzsche il paradigma mitico della classe dominante che si è trasformata da decadente in attivista. “Dioniso è il simbolo mitico di questa conversione della classe dominante…il predominio dell’istinto sull’intelletto e sulla ragione (perciò nell’opera giovanile la figura di Socrate è contrapposta a Dioniso…Dioniso appare come il simbolo della decadenza gravida dell’avvenire e degna di approvazione, della decadenza dei forti, in opposizione al fiacco e deprimente pessimismo (Schopenhauer) e alla liberazione degli istinti con accenti plebei (Wagner)…Il dio di questa decadenza “riscattata” e convertita in attività è Dioniso; sue caratteristiche sono crudeltà e sensualità”[7].
“Nietzsche combatte il romanticismo, ma in maniera tale, che al romanticismo “deteriore”, decadente, oppone un romanticismo “buono”: il dionisiaco”[8].
Apollo e Dioniso vennero assunte come divinità esemplari e tutelari della propria persona da Ottaviano e da Antonio.
“ L’identificazione con Eracle aveva successo soprattutto nei suoi rapporti spavaldi e affabili con la truppa…Quando però Antonio giunse in Asia dopo la suddivisione dell’impero fra i triumviri (42 a. C.), gli si offrì, sulla scia di Alessandro, un modello di identificazione di gran lunga più efficace e più globale: la figura di Dioniso. Un ruolo, questo, a cui sembravano predestinarlo il suo carattere appassionato, la sua generosità e ingenuità, l’amore per il vino e le feste orgiastiche, le donne facili e le storie d’amore spettacolari. Il nuovo Dioniso fece ricordare ai Greci i giorni del re Mitridate”[9].
Leggiamo alcune parole della Vita di Antonio di Plutarco: “quando Antonio entrò a Efeso, lo precedevano donne vestite da Baccanti, uomini e ragazzi vestiti da satiri e da Pan, la città era piena di edera e tirsi, cetre, zampogne e flauti, e acclamavano Antonio come Dioniso che dà gioia e propizio. In effetti era senza dubbio tale per alcuni, ma per i più era crudivoro e selvaggio” (24, 4-5)
“E quando questo generale romano, nelle vesti di Dioniso-Osiride, incontrò a Tarso la regina d’Egitto in quelle di Afrodite-Iside, furono in molti a pensare che il volto di Roma fosse mutato, come se si fosse all’inizio di una nuova età più felice”[10].
Vediamo quest’altro brano di Plutarco
Plutarco, Vita di Antonio, 26, 1-6.
Poll¦ d kaˆ par' aÙtoà kaˆ par¦ tîn f…lwn
decomšnh gr£mmata kaloÚntwn, oÛtwj katefrÒnhse kaˆ
kategšlase toà ¢ndrÒj, éste ple‹n ¢n¦ tÕn KÚdnon
potamÕn ™n porqme…J crusoprÚmnJ, tîn mn ƒst…wn
¡lourgîn ™kpepetasmšnwn, tÁj d' e„res…aj ¢rgura‹j
kèpaij ¢naferomšnhj prÕj aÙlÕn ¤ma sÚrigxi kaˆ kiq£-
raij sunhrmosmšnon. aÙt¾ d katškeito mn ØpÕ ski£di
crusop£stJ, kekosmhmšnh grafikîj ésper 'Afrod…th,
pa‹dej d to‹j grafiko‹j ”Erwsin e„kasmšnoi par' ˜k£-
teron ˜stîtej ™rr…pizon. Ðmo…wj d kaˆ qerapain…dej
aƒ kallisteÚousai Nhrh…dwn œcousai kaˆ Car…twn sto-
l£j, aƒ mn prÕj o‡axin, aƒ d prÕj k£loij Ãsan.
Ñdmaˆ d qaumastaˆ t¦j Ôcqaj ¢pÕ qumiam£twn pollîn kat-
e‹con. tîn d' ¢nqrèpwn oƒ mn eÙqÝj ¢pÕ toà potamoà
parwm£rtoun ˜katšrwqen, oƒ d' ¢pÕ tÁj pÒlewj katšbai-
non ™pˆ t¾n qšan. ™kceomšnou d toà kat¦ t¾n ¢gor¦n Ôclou,
tšloj aÙtÕj Ð 'Antènioj ™pˆ b»matoj kaqezÒmenoj ¢pe-
le…fqh mÒnoj. ka… tij lÒgoj ™cèrei di¦ p£ntwn, æj ¹ 'Af-
rod…th kwm£zoi prÕj tÕn DiÒnuson ™p' ¢gaqù tÁj 'As…aj.
”Epemye mn oân kalîn aÙt¾n ™pˆ tÕ de‹pnon· ¹ d
m©llon ™ke‹non ºx…ou prÕj ˜aut¾n ¼kein. eÙqÝj oân tina
boulÒmenoj eÙkol…an ™pide…knusqai kaˆ filofrosÚnhn,
Øp»kouse kaˆ Ãlqen. ™ntucën d paraskeuÍ lÒgou
kre…ttoni, m£lista tîn fètwn tÕ plÁqoj ™xepl£gh.
La mia traduzione italiana è annotata con alcune frasi del dramma di Shakespeare che leggeva nella traduzione di Thomas North, evidentemente fedele, sebbene derivata da quella francese di Amyot.
Mentre riceveva molte lettere da lui e dai suoi amici che la invitavano, ella[11] se ne diede cura tanto poco e sbeffeggiò l’uomo al punto che si mise a navigare sul fiume Cidno in un battello dalla poppa dorata[12] , le vele fatte di porpora[13] spiegate, e i rematori facevano risalire l’imbarcazione con remi d’argento[14], al suono del flauto[15] concordato con zampogne e cetre. Ella stava sdraiata sotto un baldacchino ricamato d’oro[16], ornata come nei dipinti Afrodite[17], e dei fanciulli resi simili agli Eros dei quadri , stando in piedi da una parte e dall’altra[18] , le facevano vento. Allo stesso modo le ancelle più belle con vesti da Nereidi e Grazie[19], stavano alcune al timone, altre alle funi[20]. Profumi meravigliosi da molti incensi invadevano le sponde[21]. Tra la gente, alcuni seguivano direttamente dal fiume, da entrambe le rive, mentre altri scendevano dalla città[22] per vedere. Riversandosi la folla giù dalla piazza, alla fine Antonio fu lasciato solo, seduto sul palco[23]. E dappertutto si diffondeva una diceria: che Afrodite andava a fare festa da Antonio per il bene dell’Asia. Quindi mandò a invitarla a pranzo[24]; ma ella pretendeva che fosse piuttosto lui a recarsi da lei[25]. Subito dunque volendo mostrarle una buona disposizione e cortesia[26], le diede retta e andò. Trovato un allestimento superiore a quanto si può raccontare, fu colpito soprattutto dalla quantità delle luci.
Se Antonio amava identificarsi con Eracle e con Dioniso, Ottaviano, poi Augusto, lo faceva con Apollo.
“ D’altra parte era stato un membro della gens Iulia a far costruire in Roma il primo tempio di Apollo e proprio Cesare aveva dato nuovo splendore ai suoi giochi ( i ludi Apollinares). Quando Antonio poco più tardi si presentò in Oriente come il nuovo Dioniso, fu dunque cosa ovvia per Ottaviano puntare tutto su Apollo…Già negli anni trenta si era poi diffusa la voce che Azia, la madre di Ottaviano, avesse concepito il figlio non dal padre (presunto) ma da Apollo in forma di serpente, e una storia simile era già circolata a proposito di Olimpia, la madre di Alessandro…Il richiamo mitologico ad Apollo doveva risultare straordinariamente adatto alla causa di Ottaviano e allo sviluppo del suo programma politico.
Ad Apollo-sinonimo di morale e disciplina-si potevano riferire tutti i punti programmatici che sarebbero affiorati nel corso della sfida con Antonio e più tardi nella messa a punto del nuovo regime. Già all’epoca degli accordi di Brindisi (che nell’anno 40 a. C. avevano suddiviso l’impero in due zone, l’Oriente e l’Occidente, assegnandole ai due triumviri, e relegando Lepido in Africa), quando Ottaviano e Antonio si invitavano a pranzo il primo adottava uno stile “soldatesco” e “romano”, mentre lo stile di Antonio era piuttosto “asiatico-egizio” (Dio. Cass. , 48, 30).
“anche in campo oratorio Antonio era un seguace dello “stile asiano”, sontuoso e immaginifico (Suet. Aug. 86, 2), appunto “orientale”, che i classicisti (o atticisti), e con loro lo stesso Ottaviano, consideravano non solo esteticamente sgradevole, ma anche moralmente corrotto”[27].
Apollo era il Purificatore, contrario a ogni forma di eccesso, e in quanto tale poteva ben rappresentare la parte dell’Italia che nello scontro decisivo si opponeva all’Oriente e alla sua luxuria, all’Egitto con le sue divinità dalla testa animale e il suo libertinaggio ”[28].
A Roma “Ottaviano, il favorito di Apollo, appariva come uomo d’ordine e tutore della moralità”[29]. Cassio Dione racconta che Antonio e Cleopatra posavano per quadri e statue dicendo lui di essere Osiride e Dioniso, e lei Selene e Iside. E’ significativo che tra le molte figure mitologiche presenti sullo sfondo dell’impero non si trovi mai quella di Dioniso. La figura del dio si era “bruciata” con la sconfitta di Antonio”[30].
Bologna 8 gennaio 2023 giovanni ghiselli ore 17, 31
Sempre1309621
[1] Della poesia ingenua e sentimentale, 1808. Ndr.
[2] Il poeta ingenuo è natura, la poesia ingenua è natura (ndr.)
[3] Il poeta sentimentale cerca la natura (ndr).
[4] T. Mann, La filosofia di Nietzsche (del 1948), in Nobiltà dello Spirito, pp. 814-815.
[5] L’arte del romanzo in Nobiltà dello spirito e altri saggi, p. 1228.
[6] Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, p. 1486.
[7] La distruzione della ragione, pp. 399-400.
[8] Lukács, Contributi alla storia dell’estetica, p. 354.
[9] Paul Zanker, Augusto e il potere delle immagini, p. 50.
[10] P. Zanker, Op. cit., p. 51.
[11] Cleopatra, come si capisce dal contesto. Il nome della regina egiziana può essere messo nel titolo: Clopatra e Antonio, per esempio. Il brano è noto anche dalla ripresa di Shakespeare attraverso la traduzione di Thomas North che aveva tradotto la traduzione francese di Amyiot. Questa prova scritta potrebbe essere utilizzata durante il colloquio per un discorso interdisciplinare con la letteratura inglese,
[12] Cfr. Shakespeare, Antony and Cleopatra: “the pop was beaten gold” (II, 2)
[13] Cfr. purple the sails.
[14] Cfr.The oars were silver.
[16] Cfr.She did lie/ in her pavillon, cloth-of-gold of tissue.
[17]Cfr. o’er-picturing that Venus where we see/the fancy outwork nature.
[18] Cfr, On each side her/stood pretty dimpled boys like smiling Cupids
[19] Cfr. Her gentlewomen, like the Nereides,/so many marmaids.
[20] Cfr. At the helm/a seeming mermaid steers: the silken tackle/swell with the touches of those flower-soft hands
[21] Cfr. A strange invisible perfume hits the sense /of the adjacent wharfs.
[22] Cfr. The city cast/her people out upon her.
[23] Cfr. and Antony/enthroned i’ the market- place did sit alone.
[24] Cfr. Antony sent to her,/invited her to supper.
[25] Cfr. she replied/it should be better he became her guest.
[26] Cfr. our courteous Antony,/whom ne’er the word of “No” woman heard speak,/being barebe’d ten times o’er, goes to the feast.
[27] Zankler, Op. cit., p. 71.
[28] P. Zanker, Augusto e il potere delle immagini, pp. 55 sgg.
[29] Zanker, Op. cit., p. 63
[30] Zankler, Op. Cit., p 71
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