sabato 23 aprile 2022

L’ imperialismo eterno eppure mutevole.


 

Prima della battaglia presso il monte Graupio (84 d. C.)  Calgaco, il capo dei Caledoni ribelli, dice che i Romani vogliono imporre una pace cimiteriale a un paese di uomini liberi e forti: “ubi solitudinem faciunt, pacem appellnat” (Tacito, Agricola 30).

 

Tutt’altra è l’interpretazione del comandante romano  Petilio Ceriale che parla nel 70 d. C. ai Trèviri e ai Lìngoni  riuniti ad ascoltarlo.

C’è la tesi politica della giusta dominazione dell’Urbe signora del mondo.

Si deve impedire l’avanzata di un nuovo Ariovisto. I Romani hanno imposto alle Gallie, iure victoriae, per diritto di vittoria, solo ciò che è necessario a mantenere la pace. Nam neque quies gentium sine armis, neque arma sine stipendiis, neque stipendia sine tributis haberi queunt (Hist. IV, 74). La pace dunque sarebbe presupposta da truppe armate, queste da stipendi, questi da tributi.

 

Ora i tributi servono ad armare gli Ucraini, e pure i Russi, perché le armi mandate là sono impugnabili da chiunque sia capace di afferrarle.

Infatti la nuova arma dal nome che è tutto un programma, il drone killer, starà in alto e verrà manovrata da luoghi ancora più alti.

Non credo che avrà tanti riguardi per donne vecchi e bambini nell’ammazzare.

 Pongo una domanda retorica: chi paga i tributi?  Saremo noi, impoverendoci. Se siamo già poveri, ci immiseriremo fino alla fame e al freddo. Quod di prohibeant,

 

 

Ma torniamo al discorso di Ceriale, genero dell’imperatore Vespasiano.

Non possono essere alleggeriti i  tributi  quibus Germani  Britannique arceantur.

 Nam pulsis, quod di prohibeant, Romanis,   di fatto se, dio non voglia,  venissero estromessi i Romani, rimarrebbe solo una guerra universale- quid aliud quam bella omnium inter se gentium existent?

Octingentorum annorum fortunā disciplināque compages haec coaluit: quae convelli sine exitio convellentium non potest” questa mole  consolidata con la fortuna e la disciplina di ottocento anni non può essere abbattuta senza rovina di chi la abbatte.

 

Tutto questo si è ripetuto diverse volte nella storia, fino a oggi.

Gli imperi comunque presto o tardi sono caduti perché la disciplina con i successi si rilassa, e la fortuna è  tanto volubile quanto implacabile

Quae fato manent quamvis significata non vitantur (Tacito, Hist. I, 18).

 

Bologna 23 aprile 2022 ore 10, 40

giovanni ghiselli

p. s

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