rovine di Tebe |
Edipo re
sommario dei versi 30-57
Il sacerdote supplica il re appellandosi alle sue capacità sovrumane: quelle che gli hanno fatto conseguire il trionfo sulla Sfinge ancor prima di conoscere la situazione e senza essersi preparato al cimento, come può fare solo un uomo ispirato da dio.
Allora Tebe fu raddrizzata, ma ora sta declinando di nuovo ed è necessario un altro intervento del dilettante geniale che arrivò alla soluzione senza fare calcoli che sono vani per lo più. La città non vorrebbe ricordare il colpo vincente di Edipo come un successo casuale e provvisorio: il salvatore di prima deve confermare di essere un beniamino dei numi e della sorte salvando il valore supremo della povli" che è la vita degli uomini senza la presenza umana essa diventerebbe un guscio vuoto e privo di significato.
Traduzione dei versi 31-32.
"Senza renderti dunque uguale agli dei,/io e questi fanciulli sediamo supplici".
Commento
- ijsouvmenovn se dipende da krivnonte" del v. 33.
- ejfevstioi: sono i supplici seduti ejf j eJstiva/ che può essere altare o focolare: gli dei si manifestano spesso fiammeggiando.
Il fuoco divino però è polivalente. Può essere la vampa di Ares, lo smodato, che brucia Tebe assalendola tra le grida (vv.190-192), oppure la fiamma catartica di Zeus che viene invocato perché distrugga con il suo fulmine la teda malefica del dio della guerra: w\ Zeu' pavter, uJpo; sw/' fqivson keraunw/' (vvvv.202), Zeus padre, annientalo sotto il tuo fulmine.
Fuoco benefico è quello di Artemide che si lancia per i monti con le fiaccole (vv.207-208): le sue corse significano le nobili gare, le cacce, lo sport, dove canalizzare gli impulsi agonistici che i Greci sentivano con forza.
Infine c'è il fiammeggiare del dio dal volto di vino (v.211), Bacco, che è pregato di avvicinarsi con la splendida fiaccola delle sue feste, (vv.213-215). Tutte le fiamme che riscaldano, rallegrano e illuminano la vita umana, devono essere adoperate contro il fuoco distruttore della guerra.
Traduzione dei versi 33-34
"Però ti giudichiamo il primo tra gli uomini nei casi della vita/e nei rapporti con i demoni".
Commento
33-ajndrw'n de; prw'ton : Ehrenberg (Sofocle e Pericle pag.157) attribuisce a queste parole il significato della massima responsabilità di Edipo:"In caso di necessità ci si rivolgeva innanzitutto a lui in quanto primo dopo gli dei".
Ma la consapevolezza negli spettatori dell'esito della vicenda, catastrofico per Edipo, comporta la presenza dell'ironia tragica.
33-sumforai'": sono i casi della vita in senso prevalentemente negativo: le sciagure.
B. Knox[1] ravvisa in questa capacità di contrapporsi alle disgrazie una somiglianza tra il carattere di Edipo e quello del popolo ateniese, e ricorda che Pericle fa dipendere la gloria di Atene dal non cedere alle sciagure: "dia; tov tai'" xumforai'" mh; ei[kein"(Tucidide II, 64).
34-sunallagai'": sono momenti epifanici nei quali l'uomo scorge le possibilità del suo destino, come per Edipo il viaggio a Delfi e l’incontro con Laio nel trivio dove convergono le strade di Tebe, di Delfi e di Daulia (v.734); oppure per Eracle al bivio dove incontra le due donne (Cfr. Senofonte, Memorabili, II,1,21sgg.).
Traduzione dei versi 35-36
"tu che, venuto alla città di Cadmo, hai fatto cessare/il tributo della cantatrice dura che pagavamo.
Commento
35-a[stu: accusativo senza preposizione in dipendenza dal verbo di moto molw'n (part. aoristo di blwvskw), mentre ejxevlusa" regge dasmovn.-
36sklhra'" ajoidou': la cantatrice dura, la Sfinge, può essere il simbolo della terra inaridita o anche della nuova poesia drammatica: quella del "sacrilego" Euripide, il poeta della modernità che corrompe il popolo contribuendo alla desolazione morale di Atene. Egli ha dissacrato la tragedia mettendo sulla scena l'eroe negativo, insegnando il conteggiare, l'almanaccare, perfino il bestemmiare, e indicando al pubblico, quali modelli, zoppi, pezzenti, sgualdrine. Tale è il parere di un filone critico che parte, come è noto, da Aristofane, passa per A. W. Schlegel e arriva a Nietzsche.
Questa linea è disegnata criticamente da B. Snell nel capitolo Aristofane e l'estetica del volume La cultura greca e le origini del pensiero europeo.
Non credo del resto che si possa attribuire a Sofocle questo giudizio su Euripide. Il poeta di Colono alle Grandi dionisie del 406, poco dopo la morte di Euripide si presentò al pubblico vestito a lutto mentre gli attori e i coreuti lo seguivano a capo nudo, senza corone. Così onorò il collega più giovane . Lo seguì nella tomba nel dicembre di quello stesso anno
Il sacerdote supplica il re appellandosi alle sue capacità sovrumane: quelle che gli hanno fatto conseguire il trionfo sulla Sfinge ancor prima di conoscere la situazione e senza essersi preparato al cimento, come può fare solo un uomo ispirato da dio.
Allora Tebe fu raddrizzata, ma ora sta declinando di nuovo ed è necessario un altro intervento del dilettante geniale che arrivò alla soluzione senza fare calcoli che sono vani per lo più. La città non vorrebbe ricordare il colpo vincente di Edipo come un successo casuale e provvisorio: il salvatore di prima deve confermare di essere un beniamino dei numi e della sorte salvando il valore supremo della povli" che è la vita degli uomini senza la presenza umana essa diventerebbe un guscio vuoto e privo di significato.
Traduzione dei versi 31-32.
"Senza renderti dunque uguale agli dei,/io e questi fanciulli sediamo supplici".
Commento
- ijsouvmenovn se dipende da krivnonte" del v. 33.
- ejfevstioi: sono i supplici seduti ejf j eJstiva/ che può essere altare o focolare: gli dei si manifestano spesso fiammeggiando.
Il fuoco divino però è polivalente. Può essere la vampa di Ares, lo smodato, che brucia Tebe assalendola tra le grida (vv.190-192), oppure la fiamma catartica di Zeus che viene invocato perché distrugga con il suo fulmine la teda malefica del dio della guerra: w\ Zeu' pavter, uJpo; sw/' fqivson keraunw/' (vvvv.202), Zeus padre, annientalo sotto il tuo fulmine.
Fuoco benefico è quello di Artemide che si lancia per i monti con le fiaccole (vv.207-208): le sue corse significano le nobili gare, le cacce, lo sport, dove canalizzare gli impulsi agonistici che i Greci sentivano con forza.
Infine c'è il fiammeggiare del dio dal volto di vino (v.211), Bacco, che è pregato di avvicinarsi con la splendida fiaccola delle sue feste, (vv.213-215). Tutte le fiamme che riscaldano, rallegrano e illuminano la vita umana, devono essere adoperate contro il fuoco distruttore della guerra.
Traduzione dei versi 33-34
"Però ti giudichiamo il primo tra gli uomini nei casi della vita/e nei rapporti con i demoni".
Commento
33-ajndrw'n de; prw'ton : Ehrenberg (Sofocle e Pericle pag.157) attribuisce a queste parole il significato della massima responsabilità di Edipo:"In caso di necessità ci si rivolgeva innanzitutto a lui in quanto primo dopo gli dei".
Ma la consapevolezza negli spettatori dell'esito della vicenda, catastrofico per Edipo, comporta la presenza dell'ironia tragica.
33-sumforai'": sono i casi della vita in senso prevalentemente negativo: le sciagure.
B. Knox[1] ravvisa in questa capacità di contrapporsi alle disgrazie una somiglianza tra il carattere di Edipo e quello del popolo ateniese, e ricorda che Pericle fa dipendere la gloria di Atene dal non cedere alle sciagure: "dia; tov tai'" xumforai'" mh; ei[kein"(Tucidide II, 64).
34-sunallagai'": sono momenti epifanici nei quali l'uomo scorge le possibilità del suo destino, come per Edipo il viaggio a Delfi e l’incontro con Laio nel trivio dove convergono le strade di Tebe, di Delfi e di Daulia (v.734); oppure per Eracle al bivio dove incontra le due donne (Cfr. Senofonte, Memorabili, II,1,21sgg.).
Traduzione dei versi 35-36
"tu che, venuto alla città di Cadmo, hai fatto cessare/il tributo della cantatrice dura che pagavamo.
Commento
35-a[stu: accusativo senza preposizione in dipendenza dal verbo di moto molw'n (part. aoristo di blwvskw), mentre ejxevlusa" regge dasmovn.-
36sklhra'" ajoidou': la cantatrice dura, la Sfinge, può essere il simbolo della terra inaridita o anche della nuova poesia drammatica: quella del "sacrilego" Euripide, il poeta della modernità che corrompe il popolo contribuendo alla desolazione morale di Atene. Egli ha dissacrato la tragedia mettendo sulla scena l'eroe negativo, insegnando il conteggiare, l'almanaccare, perfino il bestemmiare, e indicando al pubblico, quali modelli, zoppi, pezzenti, sgualdrine. Tale è il parere di un filone critico che parte, come è noto, da Aristofane, passa per A. W. Schlegel e arriva a Nietzsche.
Questa linea è disegnata criticamente da B. Snell nel capitolo Aristofane e l'estetica del volume La cultura greca e le origini del pensiero europeo.
Non credo del resto che si possa attribuire a Sofocle questo giudizio su Euripide. Il poeta di Colono alle Grandi dionisie del 406, poco dopo la morte di Euripide si presentò al pubblico vestito a lutto mentre gli attori e i coreuti lo seguivano a capo nudo, senza corone. Così onorò il collega più giovane . Lo seguì nella tomba nel dicembre di quello stesso anno
Bologna 15 aprile 2022 ore 11, 55
Giovanni ghiselli
p. s.
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[1] L'eroe sofocleo in La tragedia greca, guida storica e critica, a cura di C. R. Beye, p. 93
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