NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 17 aprile 2022

Sofocle, "Edipo re". 7. Traduzione e commento, vv. 46-55

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vv. 46-48 Traduzione
"Vai, ottimo tra i mortali, raddrizza la città,
vai, sta' attento: poiché ora questa terra/chiama te salvatore per il coraggio di prima
 
Commento
46 i[q j (i): imperativo di ei\mi
46 ajnovrqwson: dopo la sua apparizione al v.39 il termine torna due volte in forma di imperativo (46 e 51) e pure rafforzato da ajnav. Il  concetto si riferisce a un ambito morale sicuramente, ma anche ad una sfera biologico-riproduttiva, dal momento che sterilità e paralisi fanno parte del flagello.
Cfr. "Paralysin cave", guardati dall'impotenza, del Satyricon (129) di Petronio. Là il dio irato è Priapo, un dio grande, quello dell'erezione.
47 eujlabhvqhq//  jeujlabhvqhti, imperativo aoristo di forma passiva e significato attivo da eujlabevomai. Stai attento significa "prendi tempo". Più avanti Creonte chiede a Edipo di non essere frettoloso nel giudicarlo male: solo il tempo rivela l'uomo giusto (v.614), e il corifeo lo approva aggiungendo: "infatti i veloci a capire non sono sicuri" (v.617).
48 swth'ra. La città celebra il capo usando un predicato divino che Edipo usurpa. Filottete  chiama swthvra" (v.738) gli dei; le  Supplici  Danaidi di Eschilo (v.27) invocano Zeus con questo appellativo, e Plutarco nella Vita di Demetrio (10) racconta che gli Ateniesi tributarono onori eccessivi a Demetrio Poliorcete e a suo figlio Antigono: furono i primi a definirli e i soli  ad attribuire loro il titolo di dei salvatori ( movnoi de; swth'ra" ajnevgrayan qeouv".)
48 th'" ... proqumiva" = genitivo di causa.
 
Traduzione dei versi 49-51.
  Del tuo potere però non ricordiamoci in nessun modo
come quelli che sono stati diritti e poi sono caduti
ma con sicurezza, raddrizza questa città".
 
Commento
49 memnwvmeqa è congiuntivo esortativo di mevmnhmai, perfetto di mimnhvskomai che regge il genitivo della cosa ricordata ed è costruito con  i participi aoristi dei verbi (stavnte" e pesovnte" ( v. 50) che significano atti congiunti a quello del ricordare.-
 
50 ej" ojrqovn: affiora di nuovo il doppio senso etico e sessuale.
 Cfr. gli Acarnesi  di Aristofane dove Diceopoli ordina che il servo Xantia:"to;n fallo;n ojrqo;n sthsavto (v.243), inalberi diritto il fallo.
 
51 ajsfaleiva/: con sicurezza, cioè in modo che non scivoli (cfr.sfavllomai) più. Ma l'instabilità della vita umana comporta scivolamenti continui, tanto di individui, quanto, anche, di popoli.
A questo proposito cfr. Erodoto , I, 207, dove Creso, reso saggio dal dolore, avverte "l'insaziabile" Ciro:" ejkei'no prw'ton mavqe wJ" kuvklo" tw'n ajnqrwphivwn ejsti; prhgmavtwn, periferovmeno" de; oujk eja'/ aijei; tou;" aujtou;" eujtucevein", sappi prima di tutto che c'è un ciclo delle vicende umane che gira e non lascia che siano fortunati sempre gli stessi. Andrebbe detto ai caporioni che spingono alla guerra in un modo o in un alto
 
Traduzione dei versi 52-53
 Infatti anche la sorte di allora  con auspicio favorevole
 ci offristi, e ora sii uguale”.
 
Commento
52 o[rni" ai[sio" è l’ uccello favorevole: quello che viene dalla parte(ai\sa) giusta, e significa auspicio favorevole. Ma Edipo si vanterà di averci azzeccato senza avere imparato nulla dagli uccelli (v.398). Allora il suo auspicio non viene dal cielo e dagli dei, ma da lui stesso e porta sventura come una civetta mostruosa, ributtante.-53 parevsce": aoristo di parevcw.
Ehremberg ( Sofocle e Pericle , pag. 107) sostiene che il re di Tebe "precipita rovinosamente poiché (...) tenta di vivere in base al criterio secondo cui l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose".
53 i[so": uguale a chi? Il sacerdote aveva detto al re che non lo considerava uguale agli dei, ma il primo degli uomini(vv.31-33).
Quindi Edipo cerca di assimilarsi a colui che salva la città per due volte. Ma poi Tiresia, cui la verità è connaturata (v.299), gli rinfaccia l'ignoranza dei mali che lo assimileranno a se stesso e ai suoi figli (vv.424-425). Infatti il protagonista scoprirà la propria uguaglianza con la creatura generata da Giocasta e da Laio, dei quali è rispettivamente marito e assassino , e con i quattro figli, in quanto tutti e cinque nati dalla stessa madre. Così ha mescolato le generazioni (cfr.vv.1405-1408) ed è diventato uguale all'indovinello della Sfinge che confondeva tre età diverse ed era nata da un incesto siccome figlia di Echidna-la vipera-e del figlio di costei il cane bicipite Orto.. Egli non è, in definitiva, "un uomo come gli altri, ma un essere di confusione e di caos"  un mostro incomprensibile e sconcertante (cfr. J. P. Vernant, Mito e tragedia nell'antica Grecia , p.118).-53genou'=imperativo dell'aoristo di givgnomai nel senso di "sono".
 
Traduzione dei versi 54-55.
“Poiché se davvero comanderai su questa terra, come la domini adesso
è più bello dominarla con gli uomini che vuota".
 
Commento
54 a[rxei": significa un guidare, un precedere; kratei'" piuttosto un dominare. Edipo più avanti,  cercherà di imporre il proprio potere  tirannico sulle risposte del sacerdote che tuttavia non glielo permetterà, ma si dichiarerà padrone del suo replicare(vv.408-409).
55 kenh'"=vuota: i tiranni finiscono con il regnare su un deserto.
Policrate di Samo, Periandro di Corinto, Trasibulo di Mileto, ammazzavano i concittadini egregi. Il despota spoglia la città delle energie sane.
Nell'Antigone, Creonte domanda:"ouj tou' kratou'nto" hj povli" nomizetai;" la città non è considerata di chi la domina? (v.738), e il figlio Emone gli risponde con ironia:" kalw'" ejrhvmh" g& a[n su; gh'" a[rcoi" movno"" (739, che bello se tu comandassi da solo su una città deserta!"
 
La mania della distruzione delle intelligenze fa parte dalla mente autocratica:  sappiamo da Erodoto  che la scuola dei tiranni insegna a uccidere gli oppositori in generale, e prima di tutti chiunque dia segni di intelligenza e indipendenza. Periandro di Corinto, quando era ancora apprendista e la sua malvagità non si era  scatenata, accolse il suggerimento di Trasibulo di Mileto il quale:"oiJ uJpetivqeto..tou;" uJperovcou" tw'n ajstw'n foneuvein", gli consigliava di mettere a morte i cittadini che si distinguevano ( Storie , V, 92 h) . Il tiranno esperto aveva dato il consiglio criminale in maniera simbolica: all’ araldo, mandato da Periandro a domandargli come si potesse governare la città nella maniera più sicura e bella, rispose facendogli vedere che recideva le spighe più alte di un campo di grano. Periandro comprese e allora rivelò tutta la sua malvagità (" ejnqau'ta dh; pa'san kakovthta ejxevfaine").
Tito Livio attribuisce lo stesso gesto di Trasibulo, con le stesse intenzioni, al re Tarquinio il quale indicò al figlio Sesto cosa fare degli abitanti di Gabi con un'analoga risposta senza parole:" rex velut deliberabundus in hortum aedium transit sequente nuntio filii; ibi inambulans tacitus summa papaverum capita dicitur baculo decussisse "(I, 54), il re quasi meditabondo passò nel giardino della reggia seguito dall'inviato del figlio; lì passeggiando in silenzio, si dice che troncasse con un bastone le teste dei papaveri[1].
 
Bologna 17 aprile 2022 ore 19, 43
giovanni ghiselli
 
p. s.
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[1] Il tiranno è invidioso. Infatti L'Invidia personificata da Ovidio "exurit herbas et summa papavera carpit" (Metamorfosi, II, 792), dissecca le erbe e stacca le cime dei papaveri.

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