sabato 16 aprile 2022

Papa Bergoglio, Albina e Irina


 

Zelenskj si è permesso di dare ordini odiosi ai nostri parlamentari dicendo e ripetendo più volte “dovete”. Il compito assegnato da questo presunto  democratico rispettoso di tutti i diritti umani è quello di riempire l’Ucraina con armi sofisticate e potenti.

I parlamentari presenti lo hanno approvato con scrosci di applausi.

Non certo per paura di questo ex comico e attuale presidente arrogante bensì della potenza che manovra i fili reggenti.

Chi non era d’accordo non era presente nell’aula.

Il dissenso dalla guerra tace, quando c’è,  o lo fanno tacere.

Non tace il Pontefice che ha detto: “dove c’è l’odio ritorni la concordia”. Né ha avuto paura di non obbedire all’ordine impudente, immondo,  di non permettere a Irina, infermiera ucraina, e Albina, specializzanda russa, di sfilare insieme nella XIII stazione della Via Crucis che ricorda la morte di Gesù.

Le due donne  hanno retto insieme la croce guardando l’una negli occhi dell’altra.

 

Un gesto bellissimo, commovente. Bravo Bergoglio, brave Albina e Irina.

 

Sulla via crucis e sulla croce ora si trovano tanti Ucraini e tanti Russi e queste due donne lo hanno magnificamente simboleggiato.

 

Quanti vogliono che la guerra continui fino all’annientamento di uno dei due i belligeranti, si vergognino e si pentano! Si facciano schifo finalmente!

Sappiano che la maggior parte del popolo italiano sta con il Papa, con Irina e Albina.

Io sto con loro e torno a condividere con voi, quanti mi leggete, la preghiera di una madre che implora i vincitori di non ammazzare sua figlia Polissena: Mhde; ktavnhte: tw'n teqnhkovtwn a{li" " ( Euripide, Ecuba, v. 278  non ammazzate: ce n’è abbastanza di morti).

Non deve essere mai più ammazzato nessuno, nemmeno uno.

Concludo citando un italiano, un cattolico:" Il sangue di un uomo solo, sparso per mano del suo fratello, è troppo per tutti i secoli e per tutta la terra" ( Alessandro Manzoni, Osservazioni sulla morale cattolica, capitolo VII)

 

Bologna vigilia della Pasqua dell’anno 1922 ore 10, 13

giovanni ghiselli

p. s.

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Per scrivere contro la guerra e per imparare dell’altro non vado a sciare a Moena

 

 

 

 

 

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