sabato 23 aprile 2022

Kaisa 13. “Et Venus in vinis ignis in igne fuit"


Quel giorno stesso facemmo il massimo di quanto possono fare due poveri corpi mortali destinati alla putrefazione. Entrai in medias res dicendole che dovevamo cogliere l’essere spogliandoci del divenire. Riconobbe la lezione platonica (1) e mi diede dell’arricchito intellettuale.

 “ Sì dai miei autori ho ricavato arricchimento intellettuale- replicai- da te ricevo ricchezza di vita e di amore”

 Ne ridemmo, ci togliemmo i vestiti leggeri, e meravigliosamente ci conoscemmo.

 

Durante tutto il mese seguente feci l’amore, di gran gusto, con Kaisa. Eppure non avevo dimenticato Helena, la grande donna dell’anno precedente. Tendevo anche a una suvgkrisi~, a un giudizio comparativo, a un confronto, come si fa tra le due amanti più significative della vita fino a quel momento.

Helena non tradiva il suo uomo, sebbene incinta, perché quando venne a letto con me non aveva ancora deciso se tornare da lui e tenere il bambino; Kaisa invece, con quelle luci turchine sulla pelle di giglio in mezzo alle negre chiome, occhi simili a laghi montani, specchi del cielo sereno, cinti da marmi liscissimi, ombreggiati da densi boschi di abeti scuri situati tra l’acqua azzurra e le candide pietre , ebbene questa seconda donna importante della mia vita tradiva lo sposo con metodo, sia pure non senza qualche esplosione di follia amorosa, come vedremo. Tuttavia in generale era molto attenta a simulare e soprattutto a dissimulare: prima di entrare in camera mia aspettava che intorno ci fosse il deserto, e io, pur con l’avambraccio destro ingessato, nella sua stanza potevo salire solo con goffe e ridicole acrobazie, attraverso la finestra, per fortuna non alta, quando la notte era fonda, le luci dell’Università estiva erano tutte spente, e ogni cosa taceva, a parte i nostri bisbigli e i sospiri dal bosco, o il canto di Danilo che rincasava brillo.

Nemmeno noi, a dirla tutta, ci facevamo mancare il vino che accostato a Venere era fuoco nel fuoco.

 

La storia di Kaisa potrebbe chiudersi qui.

Potrei passare subito, caro lettore, all’ultima narrazione della trilogia finlandese, quella di Päivi, la ragazza dai lunghi capelli rosso castani, dai grandi occhiali scuri, dall’aria pensosa, incontrata sotto l’alto tetto del megaron ombroso dell’Università di Debrecen nel luglio del 1974. 

Ma voglio trattenermi e trattenerti ancora un poco nell’estate del 1972. Mi piace ricordare un episodio significativo avvenuto quando il nostro connubio mensile aveva già un paio di settimane alle spalle.

Spero di non annoiarti: so bene che annoiare è il crimine degli imbecilli.

 

Nota

(1) Il filosofo deve cogliere l’essere (th'ς oujsivaς aJptevon) spogliandosi del divenire (genevsewς). Platone, Repubblica, 525 b).

Bologna 23 aprile 2022 ore 19, 39

 

giovanni ghiselli

p. s

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