NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

venerdì 1 aprile 2022

Elena 20. Altre immagini orrende. Mi vidi scuoiato come San Bartolomeo


 

Elena fino a mezzogiorno significava per me la rinascita della bellezza ellenica capace di cancellare il mondo ancora superstizioso,  spettrale della mia infanzia e disperdere con la  sua luce il regno della tenebra.

Ma pochi minuti dopo era calata una torbida oscurità dove ronzavano zanzare assetate, sifoni abietti che miravano a riempirsi di sangue. Scorpioni raccapriccianti riempivano il mio scalzo cammino drizzando minacciosi le chele letali.

Il lucus della gioia radiosa e della speranza si era mutato in un bosco sconsacrato,  luogo nebbioso di sconforto e disperazione. L’orrida selva fremeva presagi esiziali. Dai suoi stagni di acqua marcita, coperta di schiuma schifosa, provenivano aliti fetidi e soffocanti.

Lugubri gufi facevano lunghi, paurosi lamenti da quegli alberi strani.

Upupe immonde con luttuoso singulto annunciavano la fine dell’amore che avrebbe potenziato la mia vita per sempre. Civette obese e ripugnanti lanciavano annunci interminati di un’apocalisse vicina.

Altri suoni malaugurosi venivano da orribili sistri rosi dalla ruggine, agitati da mani sinistre. L’inferno doveva essere rimasto vuoto poiché tutti i suoi demoni avevano riempito il grande bosco di Debrecen.

Provai ad alzare il viso al cielo scomparso, ma brutte forme di sogno volteggiavano opache davanti ai miei occhi atterriti.

Il mondo, colpito da infezione diffusa, si presentava sconciato e degradato in uno squallore abominevole, trasformato in un guazzabuglio che negava l’amore e la vita.

Il cosmo mi chiudeva le porte. Si aprivano quelle infernali del caos cieco che se mi avesse sottratto Elena avrebbe compiuto il suo capolavoro. Da quella ianua inferni traspariva l’antimondo tetro e sinistro della morte.

Vedevo l’interno della mia tomba con il mio cadavere già decomposto.

Gli occhi erano buchi neri, le ossa rami secchi e fratturati: la mia persona,  tenuta con cura durante gli ultimi anni di mia vita mortale, invece di mutarsi in qualcosa di prezioso e raro si era sconciata in una deformità ripugnante.

Apparve draco ille magnus , serpens anticuus, qui vocatur Diabolus et Satanas-oj kalouvmeno" Diavbolo" kai; oJ Satanav"[1]. Si mise a fischiare, poi sogghignando disse: “buon giorno!”

Corsì ai gabinetti per guardarmi allo specchio e vidi l’immagine più orrenda di tutte: me stesso scuoiato con un coltello nella mano sinistra e la pelle, la vagina delle membra mie, nella destra come il San Bartolomeo del Giudizio Universale dove Michelangelo ha raffigurato se stesso per significare la repulsa della propria identità terrena. Ma lo spellato deforme che vedevo nello specchio ero io.

Stavo per svenire, ma cercai di reagire. Non dovevo darla vinta a Satana.

Pensai che questo dramma, in quanto tale doveva essere agito[2], non solo sofferto da me. L’etimologia mi aveva dato una spinta, mi aveva aiutato, come già altre volte. Tornai sul prato della sventura, ma non vi restai: decisi che non dovevo tornare a sedermi su quell’erba sciagurata a soffrire, che dovevo allontanarmi da quel luogo del tutto inameno: il compito assegnatomi dal destino era cercare e ritrovare la bella donna, la sola creatura capace di illuminare la vita del mondo, renderle tutti i colori, di restituirmi al gianni che volevo diventare facendomi tornare nella mia pelle rinnovata e rigenerata. Un aiuto in questo senso me lo aveva dato già Fulvio nel 1966 quando arrivai a Debrecen scuoiato da gente cattiva di Pesaro e di Bologna. Già allora cambiai pelle e costumi. Dovevo farlo di nuovo se Elena c’era ancora.

Sentivo la necessità di contrapporre alle visioni infernali che mi opprimevano, il volto santo e il corpo immacolato, reale di quella donna, il mio demone buono.

Era necessario che andassi a cercarla per confutare la deformità che mi aveva assalito, o per confermarla. Lo avrebbe deciso lei. Dovevo ritrovare e riaprire la ianua caeli, la porta del cielo e della realtà. Elena poteva restaurare la mia mente disfatta, rilegare il mio animo morso e rimorso dai tormenti come un libro mangiato dalle tarme e diventato quasi illeggibile.

Era arrivato il momento della rivolta: di dire “no!” al quel rimuginare doloroso, maniacale. Ne avrai le scatole piene anche tu, caro lettore.

“Io oramai vengo chiamato dal destino” mi dissi sentendomi un eroe tragico, il vir fortis cum fortuna mala compositus, quindi sollevai la testa dal gorgo degli affanni, mi alzai di scatto dal prato dell’acciecamento e scappai via senza nemmeno salutare i compagni vestiti di nebbia spessa : prima corsi verso il collegio numero uno fino alla porta di camera sua dove bussai ripetutamente con mani frenetiche, invano; poi, invece di fermarmi a intonare un paraklausivquron43 mi diedi a correre in direzione delle cliniche universitarie, che comprendevano il reparto delle “donne pregnanti e malate”, com’era scritto sopra l’ingresso dell’istituto già visitato e osservato con cura durante un prolungato intervallo tra le lezioni di lingua ungherese che mi importavano molto meno di quella femmina finnica, non per lascivia e dissolutezza, ma poiché sapevo che l’idioma magiaro avrebbe avuto un’importanza minore dell’amore di lei riguardo alla mia crescita umana e ai bisogni del demone mio, scelto a suo tempo da me. Un’elezione che non potevo tradire.

Bologna  1 aprile 2022 ore 11, 39

giovanni ghiselli

Note

41Cfr. Giovanni, Apocalisse, 12, 9.

42dra'ma da dravw “agisco”.

43 lamento davanti alla porta chiusa

 

p. s.

Statistiche del blog

Sempre1233719

Oggi114

Ieri460

Questo mese114

Il mese scorso13426



[1] Cfr. Giovanni, Apocalisse, 12, 9.

[2] dra'ma da dravw “agisco”.

Nessun commento:

Posta un commento