martedì 5 aprile 2022

Pasolini. V parte. Il mito e l’altra faccia del realismo

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La fine del mito viene messa in rilievo da Pasolini nella dodicesima scena del film "Medea" dove si vede un Chirone, non più Centauro e non più mitico, bensì in figura di uomo razionale.
Egli parla a Giasone, oramai adulto, e gli dice che dovrà andare in cerca del vello d’oro, in un paese antico, dove il mito è ancora vivo: "per l'uomo antico i miti ed i rituali sono esperienze concrete, che lo comprendono anche nel suo esistere corporale e quotidiano". Il giovane allievo dovrà andare a prendere il vello d'oro “in un paese lontano al di là del mare. Qui farai esperienze di un mondo che è ben lontano dall’uso della nostra ragione, la sua vita è molto realistica come vedrai perché solo chi è mitico è realistico e solo chi è realistico è mitico”.
Il mito fa parte della nostra vita, realmente. "Il mio parere preciso, su questo punto, è che è realista solo chi crede nel mito, e viceversa. Il "mitico" non è che l'altra faccia del realismo". Il linguaggio “Io cerco di creare un linguaggio che metta in crisi l’uomo medio, lo spettatore medio, nei suoi rapporti con il linguaggio dei mass media (…) nel momento stesso in cui odio le istituzioni (per esempio le istituzioni e l’ingiustizia italiana del 1969, i prodotti della televisione, della stampa, la letteratura convenzionale) e lotto contro di esse, provo un’immensa tenerezza per questa istituzione della lingua italiana in quanto koinè, per questa lingua italiana nel significato più esteso del termine, perché è proprio all’interno di questo quadro che mi viene concesso di innovare, ed è tramite questo codice che fraternizzo con gli altri; quel che più importa nell’istituzione è il codice che rende possibile la fraternità (…) il codice, e soprattutto il codice linguistico, è la forma esterna indispensabile a questa fraternità umana che provo sempre in me come qualche cosa che ho perduto”.
La compassione Sofocle, nel quarto episodio dell’Edipo re, contrappone la crudeltà dei genitori alla compassione del servo tebano che non ha eseguito il loro ordine di uccidere il bambino "katoiktivsa" " (v. 1178), in quanto ne ho avuto compassione, spiega. Pasolini nel suo film Edipo re sottolinea questa risposta con un primo piano del vecchio che dice di non avere fatto morire la creatura: "per pietà".
 
Poesia nella scuola
P. P. Pasolini ha scritto un saggio sulla Poesia nella scuola. Ebbene lo studio della poesia è un “sommo prodotto della civiltà”. Vediamone qualche chiarimento “in termini pedagogici” : “questo studio è strettamente complementare a quello della grammatica e della sintassi, a parte la maggiore altezza dell’esercizio. Ecco allora chiarirsi la funzione della poesia nella scuola come coscienza linguistica, come iniziazione all’inventio, dopo il chiarimento grammaticale, sintattico e fraseologico dell’istituzione linguistica, dell’inventum”. Nei tanti anni di apprendimento e insegnamento mi sono convinto che le lingue vanno insegnate anche nella grammatica e nella sintassi attraverso lo studio, pure mnemonico, delle frasi più belle degli autori più bravi e più chiari.
 
Bologna 5 aprile 2022 ore 11, 45
 
Giovanni ghiselli p. s. Statistiche del blog
 

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