lunedì 18 aprile 2022

Pasolini. X parte. Alcune note di Pier Paolo Pasolini seguite da un mio commento

Casarsa
“La mia indipendenza che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza. Odio l’indipendenza politica. La mia è quindi una indipendenza umana. Amo invece la solitudine. Ma essa è pericolosa (…) Forse è una nostalgia della perfetta solitudine goduta nel ventre materno. Anzi, sono quasi certo che è questo. Ma, ditemi voi, come può, un feto, vivere tra gli adulti?” (Pasolini, Il caos, p. 119).
 
Commento senza pretese: la solitudine è un privilegio e una condanna. Chi è capace di grandi solitudine può cercare la compagnia che gli si addice e rifiutare le altre.
La solitudine del privilegiato e condannato, del predestinato a tale vita diventa assoluta durante le feste: le sue donne, amanti, sorelle, parenti varie stanno con i mariti. Solo la mamma e le zie zitelle e senza figli lo cercano. Ma poi queste muoiono.
Ma non mancano i vantaggi
Le amanti dopo la cena con il marito magari vanno al gabinetto o in garage per telefonargli di nascosto e questo lo rende felice, orgoglioso e lo autorizza a disprezzare l’eterno marito scimunito. Poi evita cenoni e pranzoni che rendono obesi, anzi fa dello sport per mantenere la forma che gli facilita incontri e approcci.
 
“Una giornata a Bologna
Cos’ha Bologna che è così bella? L’inverno col sole e la neve, l’aria barbaricamente azzurra sul cotto. Dopo Venezia, Bologna è la più bella città d’Italia, questo spero sia noto.  Ricordo un sogno fatto nel ’45 a Casarsa, in cui mi pareva di essere in una città che era un misto di Venezia e di Bologna: i portici che si specchiavano negli stretti canali; i ricami di pietra veneziani erano color rosso” (Pasolini, Il caos, p. 133)
 
Commento: Bologna è bella e gradevole per chi ci è venuto da un mortorio di paese conformista a studiare. Si è provincializzato grazie all’Università dove ai tempi di Pasolini, e ancora ai miei, venivano a studiare da tutta l’Italia orientale, da Lecce al Friuli portando usi e costumi diversi nemmeno immaginabili nel natio borgo selvaggio. Anche Leopardi, a parte il clima, ci si trovava bene.
Quello che secondo me è pessimo a Bologna è il cibo disgustosamente grasso. Manca la cultura del pesce.
Il resto è ottimo: c’è varietà di tipi umani, una discreta gamma. 
Il conformismo della cittadina di provincia tende a criminalizzare ogni forma di stravaganza
 
Il suo “uomo medio richiede ancora il “capro espiatorio”, sente cioè il bisogno del linciaggio. Le vittime da   linciare  continuano a venire regolarmente cercate tra i “diversi””: siamo ancora, in altre parole, nel pieno della civiltà himmleriana. I lager aspettano il “diverso” (criminale, omosessuale, povero o meridionale: queste sono le attribuzioni della vittima da linciare regolarmente cercata) si configura come “mostro” ( Pasolini, Il caos, p. 169)
 
Commento
Aggiungo che tra i diversi guardati con sospetto c’è anche l’eterosessuale non sposato, soprattutto se donnaiolo che cerca di piacere a molte e ci prova con tutte quelle che gliene danno l’occasione. Cerca di evitare i rimpianti: vano pascolo di uno spirito irrealizzato.
 
Pasolini
 Epigrammi XV
Alle case degli antichi
Per via delle Belle Arti, nelle pareti rosse
Offuscate dal tempo e dal buio, coi portichetti
Di paese, lungo i palazzi del grande Comune,
la notte è soltanto, stupendamente antica.
Le case degli antichi empiono la notte, fitte,
desolate, lungo la stretta, gloriosa strada.
 
Commento
Via delle Belle Arti ci è simpatica perché le nostre aule della facoltà di Lettere si trovavano e si trovano ancora vicine a questa via. Vicino c’è pure il cinema Odeon dove proiettano buoni film. Un altro pregio di Bologna è quello dell’offerta cinematografica per noi che amiamo il cinema quasi quanto la letteratura. A Bologna vivono molte persone curiose e amanti della letteratura: dopo la pensione, ho potuto continuare a insegnare grazie a questo amore di tante persone.
 
“I giovani che condannano indiscriminatamente tutto ciò che è vecchio in nome della rivoluzione , si rendo così portatori di un valore neocapitalistico: la sostituzione totale del nuovo potere industriale ai vecchi poteri” (Il caos p. 144) Oppure il lavoro collettivo, d’equipe che non è un lavoro rivoluzionario ma una spersonalizzazione.
 
Commento
Quando mi iscrissi a lettere antiche, invece che alle moderne, fui accusato da altri letterati di avere fatto una scelta retrograda e destrorsa. Ora quegli stessi accusatori, allora seguaci della moda modernista, riconoscono che avevo ragione: come uomo di lettere ho una marcia in più. La marcia fondamentale. Allora forse non lo sapevo e feci questa scelta perché mi piacevano il greco e il latino e primeggiavo di gran lunga in queste materie nel liceo Terenzio Mariani di Pesaro.

 
 Bologna 18 aprile 2022 ore 20, 10
giovanni ghiselli
 
p. s.
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