NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 1 aprile 2022

Pasolini. III parte. Sviluppo senza progresso

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Lettere 1955-1975 Einaudi, Torino, 1988.

Io per me sono anticlericale, ma so che in me ci sono 2000 anni di cristianesimo; io con i miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono il mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. Sarei folle se negassi tale forza potente che è in me: se lasciassi ai preti il monopolio del bene,” (p. LXXXI)
 
“Là dove si parla di Dio, anche per dire la propria miscredenza, non c’è la borghesia” (LXXXIV)
 
Film "Il Vangelo secondo Matteo"
“Il Cristo del film, lo studente spagnolo Enrique Irazoqui, ha lo stesso volto bello e fiero, umano e distaccato, dei Cristi dipinti da El Greco” LXXXVII
 
Film "Edipo re"
“Edipo è il più autobiografico dei miei film. Il bambino del prologo sono io, suo padre è mio padre, ufficiale di fanteria, e la madre, una maestra, è mia madre” LXXXVII
 
Film "Medea"
“mescolanza un po’ mostruosa di un racconto filosofico e di un intrigo d’amore, urto drammatico tra un vecchio mondo religioso e un nuovo mondo laico” (CXXV). Poggia su un fondamento teorico di storia delle religioni: Mircea Elide, Frazer, Lèvy-Bruhl.
 
Film "Decameron"
“Ho fatto questi film per opporre al presente consumistico un passato recentissimo dove il corpo umano e i rapporti umani erano ancora reali, benché arcaici, benché rozzi, però tuttavia erano reali, e opponevano questa realtà all’irrealtà della civiltà consumistica” (CXXV).

 

 “Il movimento protestante nell’Europa settentrionale fu la prima rivoluzione borghese. Lutero fu il primo grande eroe della borghesia (…) Mentre nell’Europa settentrionale il protestantesimo diventò la religione della nuova borghesia, in Italia la borghesia non emerse allo stesso modo: la borghesia italiana è nata per forza d’inerzia, diciamo, attraverso l’imitazione passiva delle borghesie europee (…) in Italia nacque nel mondo della Controriforma, un mondo di contadini. E quindi da noi si notano profonde contraddizioni. In realtà la borghesia italiana è stranissima: è simultaneamente laica e cattolica, liberale e controriformistica, ossia non è niente. Il qualunquismo è in sostanza la conseguenza di queste contraddizioni, insieme con la degenerazione dell’umanesimo che ne è il principale ingrediente”[1].  

 
 Il popolo non è umorista, nel senso che possiamo attribuire all’umorismo degli scrittori del Seicento, di Cervantes, di Dickens, ecc. Il popolo è comico, spiritoso (…) L’umorismo è distacco dalla realtà, atteggiamento contemplativo di fronte alla realtà, e quindi dissociazione tra sé e questa realtà”[2].
 
Sviluppo senza progresso
 
Pasolini fa una distinzione tra sviluppo e progresso:"Chi vuole il progresso? Lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare, appunto attraverso il “progresso”; lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali si sinistra. Lo vuole chi lavora e chi è dunque sfruttato. Quando dico “lo vuole” lo dico in senso autentico  e totale (…) Il progresso è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo “sviluppo” è un fatto pragmatico ed economico (…) Dunque: la destra vuole lo “sviluppo” (per la semplice ragione che lo fa): la Sinistra vuole il “progresso”[3]
 
 “E' in corso nel nostro paese, come ho detto, una sostituzione di valori e di modelli, sulla quale hanno avuto grande peso i mezzi di comunicazione di massa e in primo luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d'accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale; ma finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso, di sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due terzi almeno degli italiani (…) anche la televisione in questi vent’anni ha nettamente svalutato ogni contenuto religioso: oh sì, abbiamo visto spesso il Papa benedire, i cardinali inaugurare, abbiamo visto processioni e funerali, ma erano fatti controproducenti ai fini di una coscienza religiosa. Di fatto, avveniva invece, almeno a livello inconscio, un profondo processo di laicizzazione , che consegnava le masse del centro-sud al potere dei mass-media e attraverso questi all’ideologia reale del potere: all’edonismo del potere consumistico"[4].
 
Il genocidio culturale parte sempre dall’impoverimento e imbarbarimento della lingua: "Quando vedo intorno a me i giovani che stanno perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i nuovi modelli imposti dal capitalismo, rischiando così una forma di disumanità, una forma di atroce afasia, una brutale assenza di capacità critiche, una faziosa passività, ricordo che queste erano le forme tipiche delle SS: e vedo così stendersi sulle nostre città l'ombra orrenda della croce uncinata"[5].
 
Sviluppo senza progresso denunciato da Socrate nel Gorgia di Platone
 
Platone nel Gorgia fa dire a Socrate che i politici ateniesi elogiati a torto hanno rimpinzato i cittadini riempiendoli di sazietà delle cose che desideravano. Si dice che costoro hanno reso grande la città - kai; fasi megavlhn th;n povlin pepoihkevnai aujtouv" - mentre a causa di questi uomini del passato essa - oijdei' kai; u{poulov" estin - è gonfia e purulenta. I responsabili di questi mali sono stati i vari Temistocle, Cimone e Pericle i quali “hanno riempito la città di porti, di arsenali, di mura,  di contributi e di altre sciocchezze del genere senza preoccuparsi della saggezza e della giustizia - a[neu ga;r swfrosuvnh" kai; dikaiosuvnh" limevnwn kai; newrivwn kai; teicw'n kai; fovrwn kai; toiouvtwn fluarw'n ejmpeplhvkasi th;n povlin" (519a).
Quando arriverà l’attacco della malattia, verranno accusati i loro successori mentre si continuerà a elogiare i primi responsabili dei mali.


Bologna 1 aprile 2022 ore 10, 45
giovanni ghiselli
 
 
 


[1] Pasolini, Tutte le Opere,  Saggi sulla politica e sulla società, p. 1296-1297.
[2] P. P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, p. 1443.
[3] P. P. Pasolini, Scritti corsari, pp. 219 ss.
[4] Scritti corsari, p. 286.
[5] Scritti corsari, p. 287.

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