NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 1 gennaio 2023

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica.


Il discorso tenuto ieri sera da Sergio Mattarella non ha detto niente di nuovo: non ha contraddetto in nulla i luoghi comuni del potere, di chi è asservito al potere e di chi ne trae favori. Tutte parole che si sentono dire ogni giorno  dagli inquilini dei Palazzi lontani dalla piazza e dalla povera gente.

Senza che nulla cambi. Faccio un solo esempio: il Presidente ha auspicato tra le altre cose, la “trasformazione digitale”. Siamo in una fase nella quale una fetta non piccola della popolazione e la maggior parte dei ragazzi stanno dimenticando la nostra bella lingua italiana sostituita da sigle, acronimi e da qualche parola inglese storpiata e fraintesa. Un politico, non so se sia ministo della scuola o della cultura, ha definito tale barbarie un atteggiamento radical chic, mentre in verità non c’è niente di più volgare.

Un politico italiano serio e cosciente dovrebbe intervenire in difesa della nostra lingua madre. Offenderla non solo fa male all’anima ma significa oltraggiare la nostra stessa madre. In casa mia la mamma le zie e il nonno  parlavano aretino e io ritrovavo molte  espressioni loro nei testi di  Dante, Petrarca, Boccaccio e Machiavelli. Sono cresciuto con un rispetto religioso della nostra lingua. L’ho amata fin da bambino. Poi ho studiato il latino, quindi il greco a scuola e nella vita per acquisire maggiore coscienza della lingua italiana.

L’inglese l’ho studiato  per comunicare all’estero con chi non conosceva la nostra lingua e l’ho imparato da autori come Shakespeare, T. S. Eliot e altri da cui ho tratto pensieri profondi e frasi belle. L’uso che si fa ora dell’italiano e dell’inglese mi disgusta.

Riconosco a Mattarella una buona tenuta fisica per la sua età, simile alla mia. Si tiene su bene anche lui e di questo gli rendo atto e gli faccio i complimenti augurandogli quanto auspico per me: che Dio ci conservi, visto che siamo contenti del nostro aspetto soprattutto quando lo confrontiamo con quello di tanti coetanei. Ieri ha parlato per una ventina di minuti stando tutto il tempo in piedi. Io avevo pedalato anche il salita per un’ora e quaranta a mezzo il giorno, poi corso per una mezz’ora prima di seguire il discorso del presidente. Quindi ho mangiato quanto bastava a togliere la fame.

Però devo fare un’altra critica a Mattarella: le violenze in Ucraina non vengono perpetrate da una parte sola. Anzi, sono iniziate quasi dieci anni fa contro i russofoni da parte di milizie paranaziste. Putin ha reagito con altra violenza, da esecrare anche questa, certo.

Ora dunque non si devono inviare altre armi affinché le stragi continuino ma intavolare negoziati di pace: imporre la pace, non incentivare la guerra, caro presidente  dagli occhi colore del cielo come quelli di mia zia Ada vissuta fino a 101 anni. Una longevità che auguro anche a te, però cerca di capire: il tuo discorso di ieri non faceva altro che confermare lo statu quo che non è bello né buono. Oggi tanti italiani compresi i superstiti della nostra età non hanno i mezzi per fare una vita dignitosa,  confortevole come quella che fai tu e discretamente umana come la mia. Io cerco di parlare e scrivere anche a nome loro, tu non lo fai o lo fai solo retoricamente. Non mi sei odioso perché assomigli a una delle mie zie e in fondo sei un mite, però questa tua mitezza dovrebbe diventare critica forte e dura contro le ingiustizie.

Bologna 1 gennaio 2022 ore 10, 46

giovanni ghiselli

p. s.

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