Dopo qualche minuto di conversazione Judith, la ragazza viennese bruna bruna e carina in tutti i sensi, mi riempì di felicità e di speranza dicendo che avrei dovuto scrivere dei libri per educare molte più persone di quante potevano ascoltarmi. Aggiunse che stava imparando molte cose mentre parlavo con lei. Le avevo detto in beve delle mie storie d’amore: da Helena a Ifigenia. Disse pure che se ne poteva trarre un film sceneggiato e interpretato da me. Risposi che scrivere mi sarebbe piaciuto, ma quanto a recitare me stesso lo facevo già abbastanza vivendo.
“Comunque la tua fiducia nelle mie capacità mi rallegra e mi stimola”.
Ne sorrise al lume delle torce brandite da un gruppo di danzatori mongoli apparsi in costume sulla pista da ballo.
Smettemmo di parlare per osservare questa pirrica orientale.
Pensavo: “questa bella giovane mette in conto che io scriva. Chi è, a quale destino dà voce la ragazza? Forse è profetessa di Calliope la massima tra le Muse che vuole spingermi a fare il dovuto? Lo farò, immagine santa, perché tuo io sono. La guardavo con simpatia e gratitudine. Sorrise di nuovo. Intanto i Mongoli continuavano a danzare in modo guerresco. Non erano brutti nemmeno loro. Mi venne in mente Nurejev, poi Ifigenia.
Una volta disse: “ il mondo è fatto di belli e di brutti , questa è la reale bipartizione gerarchica dell’umanità”. Non aveva tutti i torti, però replicai che tale pensiero si addiceva ai non belli piuttosto che a lei. Le citai Leopardi che si era identificato con Saffo e le faceva dire: “Alle sembianze il Padre, /alle amene sembianze eterno regno/diè nelle genti”.
Allora Ifigenia affermò che essere belli è comunque un vantaggio e noi due lo avevamo su tanti altri mortali.
Ribattei: “tu sì che sei bella, sei una bellezza. Io non sono bello, però mi piacciono molto le donne e ho imparato a piacere. Se no, come facevo a trovarti? Comunque - aggiunsi - nella bellezza entrano e contano molto anche l’onestà, la cultura, lo stile oltre il viso espressivo e il corpo ben fatto”
Mentre ricordavo queste parole la pirrica mongola finì e si spense ogni luce.
“Et dilexerunt homines magis tenebras quam lucen; erant enim eorum mala opera”, dissi a Judith che replicò: “Qui autem facit veritatem, venit ad lucem ut manifestentur eius opera quia in deo sunt facta”
Stavo per dirle “et tu et ego in Deo sumus facti”, e magari anche tentare di baciarla furtivamente, ma in quel mentre tornò Peter e la invitò a ballare. Probabilmente aveva capito tutto osservandoci dal tavolo degli austriaci.
Bologna 30 dicembre 2020 ore 12, 10
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