PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIErodoto
Tornammo dentro. Andai a
sedermi, da solo. Intorno a me una folla di chiassosi, agitati o indifferenti.
“Una reviviscenza
dell’orda primordiale” pensai. Andai a guardarmi in uno specchio di un
gabinetto come facevo nel tempo delle finniche, particolarmente quello di
Kaisa, per compiacermi e rassicurarmi. Il mio viso era cambiato da allora: magro
molto, incavato, segnato, scabro, quasi sgretolato dal tempo che porta via
tutto ed era franto come uno scoglio della barriera marina di Pesaro che deve
sostenere gli assalti di onde talora furiose, o come la rupe nera di Capo Nord protesa
sul mare freddo e cupo che la flagella. Così la vidi subito dopo essere stato
rigettato da Päivi al pari della nostra creatura.
Tuttavia il mio aspetto
non era mutato in peggio.
Stavo diventando
un’immagine lapidaria e stilizzata, una specie di icona vivente. Judith mi
aveva detto che ci trovava il bello della consapevolezza. Mi osservavo per
averne conferma. Non mi dispiacqui, anzi: lo scavato, lo sbrecciato, il caduto
era del materiale superfluo che aggiungeva alcunché di troppo, di inutile all’essenziale.
Sorrisi a me stesso pensando che le prove passate, gli agoni, pur dolorosi e
faticosi assai, avevano contribuito a quel risultato che mi piaceva.
L’abbronzatura,
coltivata con cura ogni giorno nella piscina o sul prato, spiccava sul mio
vestito bianco, di lino, comprato diciannove anni prima. Era liso ma in buon
ordine e ben pulito.
Mi venne in mente un
breve passo di Erodoto dal logos egiziano: ei[mata de; livnea
forevousi aijei; neovpluta, ejpithdeuovnte" tou`to mavlista (Storie, II, 37, 2), portano
vesti di lino sempre lavate da poco, curando questo in massimo grado.
Ero compiaciuto di come
portavo i miei anni: oramai trentacinque. Avevo tanti capelli, nessuno bianco.
“Aetatem bene gero - mi
dissi - niger tamquam corvus". Avevo preso dalla zia Giulia che,
ottantenne, era ancora siffatta. Dicono che sia la componente etrusca: il ghenos del
nonno materno Martelli di Sansepolcro.
La facies etrusca
del resto comporta anche una certa dose di irrazionale quale si trova in Properzio
di Assisi o in Santo Francesco, il poverello. Anche lui teneva il medesimo
indumento per una ventina di anni.
“A cinquanta sarò
bellissimo” mi dissi. Me lo aveva predetto nel ’68 Fiorella, la studentessa di
Modena che all’epoca amoreggiava con Danilo.
Ma questo non sarebbe
venuto da sé, siccome niente di buono arriva senza grande impegno: avrei dovuto
continuare a correre, nuotare, abbronzarmi, a studiare con lena indefessa.
Volevo arrivare a scrivere “Ho l’età di Fassbinder e di Wenders. E’ l’ora, è già
quasi tardi”, mi dissi. “Voglia di fare, voglia di fare, datti da fare!”.
Bologna 31 dicembre
2020, ore 11, 56
giovanni ghiselli
ps.
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