venerdì 11 dicembre 2020

Donne guerriere

Budicca
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Le Tebane di Stazio. Le Germane di Plutarco. Budicca di Cassio Dione

 

Nella Tebaide di Stazio le madri dei guerrieri tebani invitano gli uomini a combattere: illas cogit amor, nec habent extrema pudorem (570), i momenti estremi non hanno ritegno. Le donne porgono le armi agli uomini e ne rinfocolano l’ira.

 

Tacito racconta che le donne dei Germani rimisero in sesto schiere di guerrieri già vacillanti e sul punto di cedere, non solo con l'insistenza delle preghiere ma anche con l'opposizione dei petti, e con il mostrare la schiavitù vicina: "memoriae proditur quasdam acies inclinatas iam et labantes a feminis restitutas constantia precum et obiectu pectorum et monstrata comminus captivitate" (Germania, 8).

 

In Plutarco le donne dei Germani compiono gesti estremi mentre assistono alla sconfitta dei loro uomini. Nella Vita di Mario l’autore racconta che nell’estate del 102 a. C. le donne dei Teutoni ad Aquae Sextiae (l’odierna Aix, a nord di Marsiglia) scesero in campo armate di spade e scuri e con grida terribili respinsero sia i loro uomini in fuga sia i Romani inseguitori. Mescolate ai combattenti strappavano le armi ai Romani, e, insensibili alle ferite, combattevano fino alla morte (19). 

 L’anno dopo (agosto 101 a. C.) le donne dei Cimbri sconfitti ai Campi Raudii (nel vercellese) ritte sopra i carri, vestite di nero, ammazzavano quelli che fuggivano, fossero essi i mariti, i fratelli o i padri. Strangolati con le loro mani i più teneri figlioletti, li gettavano sotto le ruote dei carri e gli zoccoli delle bestie, e infine si sgozzavano” (27).

 

Budicca era la regina degli Iceni, una popolazione della Britannia che, guidata da questa ribelle, nel 61 d. C. mise a sacco Londinium e Verulanium e uccise 80 mila persone tra Romani e alleati. Aveva un’intelligenza superiore a quella solita delle donne, racconta Cassio Dione: mei'zon h] kata; gunai'ka frovnhma e[cousa” (Cassio Dione Storia Romana, 62, 2, 2).

Anche l’aspetto non era usuale: era to; sw'ma megivsth, (62, 2, 3) grandissima di corpo, di aspetto terribile, di sguardo penetrante, e di voce aspra, aveva una chioma biondissima e foltissima che le scendeva fino alle natiche (mevcri tw'n gloutw'n, 62, 2, 4) e al collo portava una grossa collana d’oro. Si pensi all’ultima Elisabetta I cinematografica.

In questa occasione brandiva una lancia (tovte de; kai; lovgchn labou'sa) con la quale incuteva soggezione a tutti. Esortò i suoi Britanni sminuendo i Romani come effemminati e comandati da femmine: Messalina e Agrippina che dà ordini a Nerone il quale o[noma me;n ajndro;~ e[cei, e[rgw/ de; gunhv ejsti: shmei'on de;, a[/dei kai; kiqarivzei kai; kallwpivzetai (62, 6, 3), ha nome da uomo, ma di fatto è una donna: i segni sono il fatto che canta e suona la cetra e si imbelletta. Budicca invece regnava su uomini veri che non sanno coltivare la terra né produrre manufatti, ma conoscono l’arte della guerra e che considerano tutto bene comune, anche i bambini le donne le quali proprio per questo hanno lo stesso valore dei maschi: “ th;n aujth;n toi'~ a[rresin ajrethvn[1].

.

I Romani sono uomini sì e no: si lavano con acqua calda, si profumano, giacciono con i ragazzini e sono schiavi di un suonatore di cetra, per giunta malvagio.

Ebbene, Budicca continua l’auspicio chiedendo che questa Domizia Nerona (Nerwni;~ hJ Domitiva, 62, 6, 5) non regni più su di me né su di voi, ma tiranneggi cantando i Romani: “kai; ga;r a[xioi toiauvth/ gunaikiv douleuvein”, i quali infatti meritano di servire una tale donna. I Romani erano senza guida poiché Paolino si trovava nell’isola di Mona, uno dei centri del druidismo in Britannia.

Budicca compì una strage incredibile. Ai catturati in Londinium furono riservate torture orrende. Appesero nude le donne nobili, tagliarono loro i seni (tou;~ te mastou;~ aujtw'n perievtemon) e li cucirono sulle loro bocche (kai; toi'~ stovmasiv sfwn prosevrrapton), in modo che si vedessero mentre li mangiavano (62, 7, 2).

Paolino intanto aveva assoggettato Mona e navigò verso Londinium. Ma non affrontò subito la battaglia. Poi però fece un discorso incitando i soldati contro quella gente maledetta oiJ katavratoi ou|toi, 62, 11).

 Loro, i Romani, potevano contare sull’alleanza con gli dèi i quali appoggiano di solito le vittime dell’ingiustizia. Abbiamo esteso il nostro dominio sull’umanità intera. Vinceremo per la nostra dignità, poiché combattiamo contro i nostri schiavi. I Romani vinsero, racconta Cassio Dione e Budicca si ammalò e morì.

 

giovanni ghiselli 11 dicembre

 

 



[1] Nota l’ allitterazione e la paronomasia o adnominatio.

 

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