Nell’Achilleide di Stazio, Chirone, il torvus magister,
(I, 39), il precettore spietato non permetteva al trux puer (I,
302) al discepolo feroce imbelles… damnas sectari… aut timidas… cuspide
lyncas sternere di inseguire imbelli daini o di abbattere con l’asta
linci paurose (II, 121 - 123); Achille doveva stanare orsi feroci e cinghiali
fulminei (“sed tristes turbare cubilibus ursos/fulmineosque sues”, 123 -
124) e, se le trovava, un’enorme tigre o una leonessa che si era sgravata da
poco in una spelonca tra i monti.mosaico romano del primo bagno di Archilles a Villa di Teseo
Parco archeologico di Paphos, Cipro
La dieta del figlio di Tetide quando era piccolo e ancora andava carponi lo
predisponeva a questo tipo di adolescenza: non succhiava latte da feconde
mammelle ma inghiottiva “spissa leonum viscera/ semianimisque lupae(…) medullas”
(Achilleide, II, 99 - 100), intere viscere di leoni e midolla di lupa
ancora quasi viva, palpitante.
Veniamo al Cinegetico di Senofonte: la caccia rende anche
equilibrati e giusti in quanto si tratta di un’educazione nella realtà: “dia;
to; ejn th`/ ajlhqeiva/ paideuvesqai” (XII, 8). Inoltre l’esercizio venatorio
abitua alla fatica, il che significa preparazione al sacrificio per la salvezza
della patria. Gli uomini migliori sono oiJ qevlonte~ ponei`n (XI, 18), quelli
che hanno voglia di affrontare fatiche.
“Tutto l’opuscolo è percorso da un capo all’altro dall’esaltazione
del ponos, della fatica, e dello sforzo, senza di che nessun uomo
si educa veramente. In questo elemento gli storici della filosofia hanno visto
l’influenza di Antistene, che interpretò in tal senso il messaggio socratico.
Ma anche per natura sua Senofonte fu amico di natura e travaglio…Se c’è un
punto in cui egli parli per convinzione è questo. Il ponos, la
fatica, è nella caccia l’elemento educativo; su di esse si era fondata l’alta
areté di quegli eroi antichi, gli alunni di Chirone”[1].
Nello scritto socratico Memorabili (II,
1, 21 - 34), Senofonte riferisce, attraverso Socrate, la favola esemplare di
Eracle al bivio attribuita a uno scritto (Stagioni ) del sofista
Prodico di Ceo[2]. Ebbene delle due donne che l'eroe giovinetto
incontra, quella virtuosa, la Virtù personificata, lo
avvisa che gli dèi niente di buono concedono agli uomini senza fatica e
impegno:"tw'n ga;r o[ntwn ajgaqw'n kai; kalw'n
oujde;n a[neu povnou kai; ejpimeleiva" qeoiv didovasin ajnqrwvpoi"" (II, 1, 28).
Il Cinegetico procede biasimando i
sofisti i quali non insegnano la virtù, bensì il male. L’autore dichiara di
servirsi delle parole in modo non sofisticato (toi'~
men ojnovmasin ouj sesofismevnw~ levgw,
13, 5) siccome vuole insegnare la virtù in maniera diretta. Sono infatti le
massime morali gnw'mai buone,
a educare, non le parole dei retori.
“Gli scritti coi quali i Sofisti pretendono
d’introdurre i giovani “alla virtù” sono privi di contenuto vero (gnw'mai) e li abituano solo a una vana dilettazione”[3].
I sofisti parlano per ingannare e scrivono in
vista del proprio tornaconto (oiJ sofistai; d j ejpi; tw'/ ejxapata'n
levgousi kai; gravfousin ejpi; tw'/ eJautw'n kevrdei, 13, 8). Proprio come la pubblicità
“Il bravo cacciatore è educato ottimamente anche per
la vita della comunità[4]. Egoismo e sete di guadagno non si accordano allo
spirito della caccia. Sano e pio sarà il compagno di caccia che Senofonte si
augura, certo che l’opera del cacciatore è del tutto grata agli dei”[5].
Infatti antiche tradizioni (lovgoi
ga;r palaioiv, XIII, 17) ricordano che gli dèi stessi
hanno praticato con diletto la caccia. Anche le donne cui gli dèi concessere
questo dono, Atalanta[6], Procri e altre, sono diventate valorose (XIII, 18).
Alla salute corporea Senofonte attribuisce
grande importanza anche nei Memorabili: la buona condizione
fisica è necessaria in guerra e in ogni genere di competizione, ed è certamente
utile in ogni attività della vita: “pro;~ pavnta ga;r o{sa
pravttousin a[nqrwpoi crhvsimon to; sw'ma ejstin”
(III, 12, 6).
Anche “il povero Leopardi” dalla “vita strozzata”[7] attribuisce
grande importanza alla salute e alla forza del corpo: “ E il corpo è l’uomo.
Perché…tutto ciò che fa nobile e viva la vita, dipende dal vigore del corpo, e
senza quello non ha luogo. Uno che sia debole di corpo, non è uomo, ma bambino;
anzi peggio; perché la sua sorte è di stare a vedere gli altri che vivono, ed
esso al più chiacchierare, ma la vita non è per lui. E però anticamente la
debolezza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli più civili. Ma tra noi già
da lunghissimo tempo l’educazione non si degna di pensare al corpo, cosa troppo
bassa e abbietta: pensa allo spirito; e appunto volendo coltivare lo spirito,
rovina il corpo, senza avvedersi, che rovinando questo, rovina a vicenda anche
lo spirito”[8]. Invero
l’educazione di oggi trascura lo spirito ancora più del corpo: educa solo al
kevrdo" al profitto, come secondo Senofonte, facevano i
sofisti
Motivo ecologico
Nell’Achilleide Stazio ricorda che la
costruzione della flotta necessaria alla guerra contro Troia spogliò delle loro
ombre i monti e li rimpicciolì: “Nusquam umbrae veteres: minor Othrys et
ardua sidunt/ Taygeta, exuti viderunt aëra
montes./Iam natat omne nemus”
(I, 426 - 428), in nessun luogo le antiche ombre: è più piccolo l’Otris e si
abbassa l’erto Taigeto, e i monti spogliati videro l’aria. Oramai ogni monte
galleggia.
L’Otris è una catena montuosa della Tessaglia; il
Taigeto, si sa, è la montagna che sovrasta Sparta da sud ovest e Kalamata da
nord est. Chi scrive l’ha scalata da Kalamata alla cima (km 33, 12) in
bicicletta in 2 ore, 14 minuti e 27 secondi, alla media di 14, 7 Km all’ora.
All’età di 62 anni e 8 mesi.
Bologna 20 dicembre 2020, ore 18, 37.
giovanni ghiselli
p. s
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[1] W.
Jaeger, Paideia, 3, p. 313.
[2] Nato
poco prima di Socrate.
[3] W.
Jaeger, Paideia, 3, p. 314
[4] Ciyn. XII 9, 10, 15; XIII
11s., 17)
[5] Jaeger, Op.
cit., p. 314.
[6] Atalanta era una fanciulla del Menalo, monte
dell’Arcadia, nota. cursu (Stazio, Tebaide, VI,
563), famosa per la corsa. Erano conosciute le sue qualità eccezionali e il
fatto che nessuno dei suoi pretendenti era in grado di seguirne le falcate: “quis
Maenaliae Atalantes/nesciat egregium decus et vestigia cunctis indeprensa
procis?” (563 - 565).
[7] B.
Croce, La letteratura italiana, vol III, p. 73.
[8] G.
Leopardi, Operette morali, Dialogo di Tristano e di un amico.
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