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In un frammento di Sofocle leggiamo: “ajei; ga;r eu\ pivptousin oiJ Dio;~ kuvboi”, i dadi di Zeus cadono sempre bene, ossia sono truccati.
Placet alea fati (Lucano, Pharsalia, VI, 8) piace correre rischi a Cesare, uomo di potere abituato a vincere, ma è di Zeus, o del Fato, la mano che lancia i dadi degli uomini, e il trucco non favorisce sempre la stessa persona, per quanto avventurata.
Del resto il potere (kravto") non è potenza (duvnami"):
“ mh; to; kravto" au[cei duvnamin ajnqrwvpoi" e[cein” (Euripide, Baccanti, 310).
A volte basta un raffreddore come quello di Napoleone a Borodino dove iniziò il capolgimento della sua “fortuna”.
Tolstoj spiega i successi di Napoleone che era "un uomo senza convinzioni, senza consuetudini, senza tradizioni, senza nome, e che non è neppure francese" come necessari perché potesse compiersi "il movimento di carattere militare dei popoli europei da oriente a occidente"[1].
Poi doveva esserci il movimento inverso, allora "improvvisamente, al posto di quei casi e di quella genialità , che in modo così progressivo lo hanno guidato finora, con una serie ininterrotta di successi, verso lo scopo prestabilito, si profilano una quantità incalcolabile di casi contrari, dal raffreddore di Borodino al gelo e alla scintilla che incendia Mosca; e invece della genialità , appaiono una stupidità e una viltà senza ragioni"[2].
giovanni ghiselli
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