venerdì 4 dicembre 2020

I militi della guerra civile tra Cesare e Pompeo: Fine della tregua. Ci si vanta di fare del male

Parco Marco Petreio "Petrino", Prato
Poi però Petreio, il legato pompeiano, accortosi che la concordia aveva posto termine ai combattimenti, spinge i soldati agli scellerati scontri. Caccia giù a capofitto dagli accampamenti i nemici disarmati hostis inermes - praecipitat castris (Lucano, Pharsalia, IV, 209 - 210) , iunctosque amplexibus ense - sepărat et multo disturbat sanguine pacem (210 - 211) divide con la spada quelli congiunti in un abbraccio e spargendo molto sangue, sconvolge la pace.

Quindi la sua ira ferox dà voce a parole.

Si rivolge al miles che ha dimenticato di offrire il suo contributo alla patria: di tornare cioè a Roma quale assertor senatus - rivendicatore della libertà del senato, victo Caesare 214.

addidit ira ferox moturas proelia voces (211) l’ira feroce aggiunse parole capaci di mettere in moto la guerra. Non hoc civilia bella, - ut vivamus, agunt (221 - 222) le guerre civili non hanno lo scopo di farci vivere.

 Sic fatur et omnis - concussit mentes scelerumque reduxit amorem (235 - 236), così dice e sconvolse tutte le menti e riportò l’amore dei delitti.

 

L’amor scelerum quando dilaga nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni, distrugge finanche le civiltà.

 

Redeunt rabiesque furorque - 240 - tument gustato sanguine fauces (241) le fauci si gonfiano per il sangue gustato, fervet ira, l’ira ribolle.

Itur in omne nefas (243) si va incontro a ogni nefandezza.

 

Iuvat esse nocentes - 253 ci si vanta di fare del male.

 

Tutti i valori sono capovolti: nell’Oedipus di Seneca, la profetessa Manto, figlia di Tiresia, dice:" Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta ( vv. 366 - 367), è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è invertito.

Fedra esorta se stessa ad essere audace poiché il successo coonesta la trasgressione: "honesta quaedam scelera successus facit" (Fedra, v. 599), il successo rende certi delitti atti di virtù.

 

Il Catone l'Uticense di Sallustio denuncia il cambiamento dei significati verbali:"iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (Bellum Catilinae, 52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la corrispondenza tra il valore reale dei nomi e le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo. 

E da noi? Giulio Andreotti: “Ambrosoli se l’è andata a cercare”.

 

giovanni ghiselli

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