mercoledì 23 dicembre 2020

Una disavventura canina dalle parti dell’antica Epidauro

Finita la battaglia di Farsalo, i morti tenevano il campo dopo che i vinti e i vincitori superstiti erano stati messi in fuga dal fetore dei  tanti cadaveri. Allora accorsero in folla animali diversi per banchettare: lupi, leoni, orse che lasciarono le loro latebre e cani usciti fuori dalle case obscaeni tecta domosque deseruere - canes (Lucano Pharsalia, VII, 828-829).

Amici animalisti: che cosa hanno di sconcio e immondo i cani?

Diciamo la verità! il fatto che sono simili agli uomini peggiori: quelli dall’identità gregaria.

Poi: per quale ragione Lucano se la prende proprio con loro tra le  altre bestie del cenone  saprofago?

C’è un motivo chiaro: il nipote di Seneca considera il potere un nucleo di male e biasima i viventi che gli si assoggettano. Chi più dei cani?


Io amo piuttosto i gatti e non ho simpatia per nessun canide.

Tuttavia provo a difendere questi cosiddetti amici degli uomini dall’accusa di saprofagia: almeno un paio di volte ho rischiato seriamente la vita inseguito da grossi cagnacci usciti ferocemente da cancelli aperti per inseguirmi, farmi a pezzi e mangiarmi ancora palpitante. Per fortuna ero in bicicletta, non a piedi, e me la sono cavata. Una volta ero sopra Moena, sul passo San Pellegrino. Una volta in Grecia tra Nauplion ed Epidauro con quattro compagni di viaggio. Questi mi stavano seguendo distanziati di qualche decina di metri e videro la scena. L’amico Fulvio, commentandola in seguito, disse che aveva messo una mano davanti agli occhi per non vedere il mio sbranamento; gli altri tre, amici piuttosto degli animali, sostennero che io avevo provocato quelle amabili bestiole pedalando sfacciatamente la bicicletta davanti a loro senza vezzeggiarli nemmeno un pochino.

“Già, me la sarei voluta - pensai - come, secondo Andreotti, l’avvocato Ambrosoli fatto assassinare dal banchiere cui non aveva obbedito”.

 In ogni caso i tre cinofili sostenevano che quelle care bestiole non volevano uccidermi bensì farmi le feste.

“Certo - replicai - se mi avessero preso mi avrebbero conciato per bene. In fondo per cosa siamo nati noi tutti se non per fare concio?”. E i tre avvocati dei cani: “Se erano così aggressivi, perché non hanno assalito anche noi?”

 “Perché voi eravate aggruppati - ho risposto - e quelle bestiacce enormi sono pure vigliacche”

Naturalmente per i cani piccoli e affettuosi il discorso è diverso.

Comunque non sono mai amabili quanto i gatti, animali questi assai belli, espressivi, indipendenti. Mi sento più simile a loro.

Quando parlo sto molto attento a non confondere cinefilo, quale sono, con cinofilo. Non lo sono mai stato.

 

Bologna 23 dicembre ore 19, 10

giovanni ghiselli   

 

p. s

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