Finita la battaglia di Farsalo, i morti tenevano il campo dopo che i vinti e i vincitori superstiti erano stati messi in fuga dal fetore dei tanti cadaveri. Allora accorsero in folla animali diversi per banchettare: lupi, leoni, orse che lasciarono le loro latebre e cani usciti fuori dalle case obscaeni tecta domosque deseruere - canes (Lucano Pharsalia, VII, 828-829).
Amici animalisti: che cosa hanno di sconcio e immondo
i cani?
Diciamo la verità! il fatto che sono simili agli
uomini peggiori: quelli dall’identità gregaria.
Poi: per quale ragione Lucano se la prende proprio con
loro tra le altre bestie del cenone saprofago?
C’è un motivo chiaro: il nipote di Seneca considera il
potere un nucleo di male e biasima i viventi che gli si assoggettano. Chi più
dei cani?
Io amo piuttosto i gatti e non ho simpatia per nessun
canide.
Tuttavia provo a difendere questi cosiddetti amici
degli uomini dall’accusa di saprofagia: almeno un paio di volte ho rischiato
seriamente la vita inseguito da grossi cagnacci usciti ferocemente da cancelli
aperti per inseguirmi, farmi a pezzi e mangiarmi ancora palpitante. Per fortuna
ero in bicicletta, non a piedi, e me la sono cavata. Una volta ero sopra Moena,
sul passo San Pellegrino. Una volta in Grecia tra Nauplion ed Epidauro con
quattro compagni di viaggio. Questi mi stavano seguendo distanziati di qualche
decina di metri e videro la scena. L’amico Fulvio, commentandola in seguito,
disse che aveva messo una mano davanti agli occhi per non vedere il mio
sbranamento; gli altri tre, amici piuttosto degli animali, sostennero che io
avevo provocato quelle amabili bestiole pedalando sfacciatamente la bicicletta
davanti a loro senza vezzeggiarli nemmeno un pochino.
“Già, me la sarei voluta - pensai - come, secondo
Andreotti, l’avvocato Ambrosoli fatto assassinare dal banchiere cui non aveva
obbedito”.
In ogni caso i tre cinofili sostenevano che
quelle care bestiole non volevano uccidermi bensì farmi le feste.
“Certo - replicai - se mi avessero preso mi avrebbero
conciato per bene. In fondo per cosa siamo nati noi tutti se non per fare
concio?”. E i tre avvocati dei cani: “Se erano così aggressivi, perché non
hanno assalito anche noi?”
“Perché voi eravate aggruppati - ho risposto - e
quelle bestiacce enormi sono pure vigliacche”
Naturalmente per i cani piccoli e affettuosi il
discorso è diverso.
Comunque non sono mai amabili quanto i gatti,
animali questi assai belli, espressivi, indipendenti. Mi sento più
simile a loro.
Quando parlo sto molto attento a non confondere
cinefilo, quale sono, con cinofilo. Non lo sono mai stato.
Bologna 23 dicembre ore 19, 10
giovanni
ghiselli
p. s
statistiche del blog
Sempre1070016
Oggi173
Ieri305
Questo mese9307
Il mese scorso13528
Nessun commento:
Posta un commento