NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 31 ottobre 2021

Aristotele critica la democrazia radicale degli Ateniesi.


Lo Stato assistenziale poi una specie di dittatura del proletariato

Mi scuso per l’assenza del greco: il computer tra ieri e oggi mi ha dato molti dispiaceri

Aristotele nella Costituzione degli Ateniesi (24) ricorda che oltre 20 mila cittadini erano mantenuti grazie ai tributi,  alle tasse e agli alleati: 6000 giudici, poi 1600 arcieri, 1200 cavalieri, i 500 buleuti, 50 guardie dell’acropoli, 500 custodi degli arsenali, 700 in altre cariche interne, 700 in cariche oltre confine, 2500 opliti, 20 navi guardia coste, altre navi che portavano i tributi, altri 2000 uomini sorteggiati e ancora il Pritaneo e le guardie carcerarie.

Tutti costoro vivevano a spese della città.

Insomma la polis era nello stesso tempo imperialistica all’esterno e assistenziale con i propri cittadini.

 

Nella Politica (1292-1293) Aristotele scrive che dove le leggi non prevalgono, non c’è nemmeno la costituzione 1292a.

In Atene si arrivò a una democrazia dove tutti potevano partecipare alla  vita politica a causa della supremazia della massa e vi prendevano parte soprattutto i poveri siccome hanno molto tempo libero e prendono uno stipendio che permette di vivere senza lavorare.  La massa non è ostacolata dalla cura dei propri affari privati, un impegno che invece impedisce ai ricchi di prendere parte all’assemblea e all’attività dei tribunali .

In questa situazione è la massa dei poveri che diventa padrona della costituzione (1293a)

Bologna 31 ottobre 2021 ore 20, 36-ora solare

giovanni ghiselli

 

 

Il pistolero sanguinario

 

Il pistolero sanguinario e i due ragazzi uccisi

 

Un uomo sanguinario ha ucciso a revolverate due ragazzi che parlavano seduti in un’automobile. Ha detto di averli presi per due ladri. Evidentemente contava sul fatto che in Italia c’è la pena di morte per i ladri siccome aveva constatato che ammazzarli, pur mentre scappano, passa quasi sempre per legittima difesa.

Questi due per giunta non erano ladri.

Il padre di uno di questi ragazzi ammazzati, ha domandato: “ si possono uccidere due giovani a colpi di pistola in testa per sbaglio?”

L’assassino ha detto che non voleva ucciderli.

Infatti ha mirato alla testa!

In ogni modo uccidere senza volere non è una circostanza attenuante.

Se questo assassino non verrà processato per avere commesso due omicidi volontari, altri uomini sanguinari si sentiranno autorizzati a uccidere contando sull’impunità concessa all’ammazzare per sbaglio e senza volerlo fare.

Prometeo è stato punito da Zeus senza che avesse ucciso nessuno, eppure ha avuto il coraggio di rivendicare dignità alla propria ribellione:”ejkw;n ejkw;n h[marton, oujk ajrnhvsomai” (Eschilo, (Prometeo incatenato, 266), di mia volontà, di mia volontà ho trasgredito, non lo negherò.

Bologna 31 ottobre ore 11, 16

giovanni ghiselli  

 

 

 

sabato 30 ottobre 2021

La guerra civile dei pistoleri: chi prendo, prendo.

 


“Gazzetta del Sud”

“Due giovani uccisi a colpi di pistola a Ercolano: bravi ragazzi scambiati per ladri

Le vittime sono due uomini di 26 e 27 anni”

 

Siamo dentro una guerra civile.

Nella Pace di Aristofane, il contadino pacifista Trigeo cita due esametri omerici [1]:"è privo di legami sociali, di leggi, di focolare quello che/ama la guerra civile agghiacciante ( polevmou e[ratai ejpidhmivou, vv. 1097-1098).

Ogni guerra in fondo è una guerra civile secondo i princìpi dell’umanesimo.

 

Nei conflitti interni molti valori  si capovolgono: lo afferma Tucidide a proposito della stavsi" di Corcira, quando ci fu una tranvalutazione generale e le stesse parole cambiarono il loro significato originario:"Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin tw' ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito. 

 

"Un'audacia "ajlovgisto" prende il nome di coraggio, la prudenza si chiama pigrizia, la moderazione viltà, il legame di setta viene prima di quello di sangue, e il giuramento non viene prestato in nome delle leggi divine, bensì per violare le umane.  Sinistro carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni mezzo per superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a Corcira, per la prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre (Tucidide, III, 82-84)"[2].

 

 Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone, parlando in senato dopo e contro Cesare, il quale aveva chiesto di punire i congiurati "solo" confiscando i loro beni e tenendoli prigionieri in catene nei municipi, denuncia questo cambiamento del valore delle parole:"iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo.

 

Note

[1] Da Iliade IX, 63-64. E’ il canto dell’ambasceria ad Achille. E’ Nestore che parla. Più avanti consiglia ad Agamennone di riconciliarsi co Achille mandandogli amabili doni (IX, 113)

2 M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, pp. 42-43.

Bologna 30 ottobre 2021 ore 11, 23

giovanni ghiselli

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[1] Da Iliade IX, 63-64. E’ il canto dell’ambasceria ad Achille. E’ Nestore che parla. Più avanti consiglia ad Agamennone di riconciliarsi co Achille mandandogli amabili doni (IX, 113)

[2] M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, pp. 42-43.

 

 

 

I pestelli della pace in Aristofane e i pestelli della sinistra nella politica italiana.

 


 

 Aristofane nella Pace del 411 chiama Cleone il pestello (aJletrivbano" , v. 269) degli Ateniesi mentre il pestello degli Spartani è Brasida (282)

Da qualche anno in Italia abbiamo diversi pestelli della sinistra.

Il più efficiente, il loro capo è Renzi.

giovanni ghiselli

Chi finisce all’inferno in Italia da sempre?


 

Nell’Eneide, tra i peccatori che si trovano  nel Tartaro si trovano questi delinquenti

 

Hic quibus invisi fratres, dum vita manebat

 pulsatusve parens, et fraus innexa clienti  

aut qui divitiis soli incubuere repertis

nec partem postere suis (quae maxima turba est)

Quique ob adulterium caesi quique arma secuti

Impia nec veriti dominorum fallere dextras

Inclusi poenam expectant (VI, 608- 613)

qui coloro dai quali furono odiati i fratelli, per tutta la vita,

o fu maltrattato un genitore e frode fu ordita al cliente,

o quelli che da soli si stesero sulle ricchezze trovate 

e non ne fecero parte ai loro  (e questa è la folla più grande)

e quelli ammazzati per adulterio e quelli che armi seguirono

empie e non esitarono a ingannare dei padroni le destre,

qui chiusi aspettano la pena.

 

Sono i profanatori della famiglia in vari modi, gli adùlteri, i ribelli al potere “pio” e chi disobbedisce ai padroni.

giovanni ghiselli

 

Lucrezio ha eliminato il Tartaro ed è rimasto sprotetto e poco letto nelle scuole, almeno in quelle frequentate da me studente.

 

giovanni ghiselli

 

Le maestre che picchiano i bambini ora vanno in galera.


 

Noi bambini dei primi anni Cinquanta alle elementari prendevamo le botte da certi maestri plagosi

 

Fidippide  dà inizio alla dimostrazione che è giusto picchiare il padre e gli domanda:

"quando ero bambino mi picchiavi?"(pai'da m j o[nt j e[tupte"; Nuvole, v.1409). 

Strepsiade risponde:

"Io sì perché ti volevo bene e avevo cura di te"(1409).

Il giovane allora replica che lui pure vuole bene al babbo nello stesso modo, e logicamente lo picchia poiché

"evidentemente volere bene significa picchiare"(ejpeidhvper  ge tou't e[st j eujnoei'n, to; tuvptein (1412)

 

Sentiamo il pedagogista Quintiliano

Educazione severa non significa botte ai bambini:"Caedi vero discentes…minime velim. Primum quia deforme atque servile est et certe, (quod convenit, si aetatem mutes), iniuria est (Inst., III, 8, 13), non vorrei che gli scolari venissero battuti. Prima di tutto poiché è cosa brutta e da schiavi e certamente, (cosa che è adatta se cambi l'età) è un'offesa. I bambini devono essere trattati con riguardo:"in aetatem infirmam et iniuriae obnoxiam nemini debet nimium licēre" (III, 8, 17), a nessuno deve essere consentito troppo nei riguardi di un'età debole ed esposta alle offese.

 

Lo stesso, e ancora di più in Giovenale:”Maxima debetur puero reverentia” (XIV, 47), massimo rispetto si deve al ragazzo.

Cfr. viceversa il plagosus Orbilius di Orazio, Epistulae,. II, 1, 70-71.

 

Del resto se il ragazzo ha una mens tam illiberalis ut obiurgatione non corrigatur, così ignobile da non essere corretta dal rimprovero, is etiam ad plagas ut pessima quaeque mancipia durabitur (14), si incallirà anche alle percosse come tutti gli schiavi peggiori

 

 

Cfr.Montaigne 1533-1592 Saggi (1595 edizione postuma)

A proposito di Quintiliano, Montaigne lo cita quando suggerisce una educazione condotta con severa dolcezza (I, 26)

 Bisogna togliere di mezzo la violenza e la forza che imbastardiscono le nature ben nate. Educare i giovani perché diventino robusti e vigorosi. La disciplina dei nostri collegi fa più danno che con l’indulgenza. La gioventù diventa dissoluta per il fatto che la si punisce prima che sia tale. A lezione si vedono maestri ubriachi di collera e ragazzi tormentati. Grinte spaventose. mani armate di frusta. Si aggiunga quello che Quintiliano ha molto ben rilevato, che questa imperiosa autorità produce conseguenze pericolose, e specialmente per il nostro modo di punire.

 Quanto più convenientemente le loro aule sarebbero adornate di fiori e di foglie piuttosto che di verghe e di vimini sanguinanti! Io vi farei dipingere la gioia, l’allegrezza, e Flora e le Grazie, come fece nella sua scuola il filosofo Speusippo[1]. Dove c’è l’utile, ci sia anche il diletto (cfr. Orazio). Si devono inzuccherare i cibi giovevoli al ragazzo , e metter fiele in quelli nocivi (cfr. Lucrezio)  

 

Bologna 30 ottobre 2021 ore 9, 27

giovanni ghiselli

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[1] Successore di Platone nello scolarcato dell'Accademia.

 La guidò  dal 347 dopo  Platone, suo zio materno.

 

venerdì 29 ottobre 2021

Lirica Epica e Dramma. Quale genere preferite?


 

Leopardi e Cicerone

Leopardi considerava il  genere lirico il più nobile tra quelli della poesia siccome il più vicino alla natura.

"La poesia, quanto a' generi, non ha che tre vere e grandi divisioni: lirico, epico e drammatico. Il lirico, primogenito di tutti; proprio di ogni nazione anche selvaggia; più nobile e più poetico d'ogni altro; vera e pura poesia in tutta la sua estensione proprio d’ogni uomo anche incolto, che cerca di ricrearsi o di consolarsi col canto..espressione libera e schietta di qualunque affetto vivo e ben sentito dell'uomo. L'epico nacque dopo questo e da questo; non è in certo modo che un'amplificazione del lirico..il drammatico è l'ultimo dei tre generi, di tempo e di nobiltà. Esso non è un'ispirazione, ma un'invenzione..Esso è uno spettacolo, un figlio della civiltà e dell'ozio..trattenimento liberale bensì e degno; ma non prodotto della natura vergine e pura, come è la lirica, che è sua legittima figlia, e l'epica, che è sua vera nepote"(Zibaldone, pp.4234-4236).

La stessa cultura ateniese viene considerata manchevole poiché non ci furono poeti lirici ateniesi.

Io dico perché la letteratura ateniese fu politica, mentre la lirica è  quasi sempre impolitica o poco politica- a parte Brecht-, e se non è ottima come quella, per esempio, di Saffo e di Leopardi , rimane spesso soggettiva.  

Ma sentiamo Leopardi: “Si dice con ragione che quasi tutta la letteratura greca fu Ateniese. Ma non so se alcuno abbia osservato che questo non si può già dire della poesia; anzi, che io mi ricordi, nessun poeta greco di nome (eccetto i drammatici, che io non considero come propriam. poeti, ma come, al più, intermedii fra’ poeti e’ prosatori) fu Ateniese. Tanto la civiltà squisita è impoetica (22. sett. 1828). Però, chi dice che la lett. Gr. Fiorì principalm. In Atene, dee distinguere, se vuol parlar vero, ed aggiungere che la poesia al contrario. Ec. (22. Sett. 1828) Zibaldone, p. 4389.

Cicerone viceversa metteva i lirici nei bassifondi della poesia, in quanto, appunto indifferenti o pure ostili ai doveri quiritari del civis romanus.

Egli biasima in particolare i newvteroi della sua età (Lettera ad Attico 7, 21) che nell’Orator (161) chiama poetae novi e nelle Tusculanae (3, 45) cantores Euphorionis.

Trovo che la scarsa simpatia di Cicerone per i lirici sia chiarita molto bene da queste parole di Seneca: “Negat Cicero, si duplicetur sibi aetas, habiturum se tempus quo legat lyricos” (Ep. 49, 5), Cicerone dice che si gli raddoppiasse la vita non avrebbe tempo per leggere i lirici.

La mia graduatoria personale cioè il mio interesse mette al primo posto il dramma, poi l’epica che seguita nel romanzo, e per terza la lirica che a dire il vero non è sempre impolitica. Anche Leopardi ha scritto delle grandi liriche politiche.

Bologna 29 ottobre 2021 ore 19, 49

giovanni ghiselli

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Errata corrige: Ottaviano, non Augusto nel post precedente-

Errata corrige: Ottaviano, non Augusto nel post precedente-

 Il primo libro delle Satire di Orazio fu composto tra il 40 e il 35 quando Ottaviano non era ancora Augusto.


.Quindi Ottaviano meditava leggi, non aveva ancora legiferato contro l'adulterio

gianni

Un dilemma da referendum bizzarro : favorevoli o contrari all’adulterio?


 

Il discorso Ingiusto delle Nuvole di Aristofane insegna a giustificare l’adulterio rievocando tutti quelli di Zeus

“Se vieni sorpreso in adulterio-moico;" ga;r h]n tuvch/" aJlouv"- (1079), rispondi a quello

che non hai fatto niente di male-wJ" oujde;n hjdivkhka"-: quindi devi imputarne la colpa a Zeus,/ (1080)

anche lui è sottomesso all'amore e alle donne-kajkei'no" wJ" h[ttwn e[rwtov" ejsti kai; gunaikw'n (1081);

e allora tu che sei mortale, come potresti essere più forte- di un dio? qeou' mei'zon ; "(1082).

 

 Orazio nella seconda satira del secondo libro invece sconsiglia l’adulterio e  raccomanda il bordello.

 

Il poeta di Venosa, siccome protetto da Augusto che aveva legiferato contro gli adulteri deve condannare le relazioni adulterine.

Il lupanare è più sicuro.

Non è un’invenzione peregrina: conosco più di uno sposato che annoiato o rifiutato dalla moglie ha preso l’abitudine, magari pure abbonandosi, di frequentare le prostitute.

 Procul o procul este, profani!

 

Nella seconda Satira del primo libro  Orazio  sconsiglia l'adulterio, in sintonia con la politica di Ottaviano contro questa forma di sovversione che mina la famiglia, un'istituzione secondo alcuni  naturale per l'uomo, secondo altri contraria alla libertà e alla felicità umana, comunque  raccomandata e benedetta in ogni tempo da qualsiasi potere.

 Leggiamo qualche esametro di questa satira che mette in rilievo gli inconvenienti dell'adulterio presentato come pratica assai rischiosa. Orazio, tra le due varianti del bordello e delle mogli altrui,  consiglia la frequentazione delle  prostitute:" :"nil medium est. Sunt qui nolint tetigisse nisi illas/quarum subsuta talos tegat instita veste,/contra alius nullam nisi olenti in fornice stantem" (28-30), non c'è la via di mezzo: ci sono coloro che non vogliono contatti se non con quelle le cui caviglie copre la balza in fondo alla veste ben cucita, un altro al contrario non vuole nessuna se non quella che sta fissa in un bordello maleodorante.

 Dall'insieme della satira appare evidente che il Venosino considera più simpatico e meno pericoloso il vizio postribolare che di certo era meno eversivo rispetto ai programmi della restaurazione progettata dal suo augusto protettore.

 Il male maggiore insomma sta nell'insidiare le spose.

-subsuta: ablativo  (da sub-suo, cucio sotto) concordato con veste , mentre instita- l’orlo- è nominativo: il tutto costituisce una specie di cortina ferrea del pudore matronale.

Più avanti vengono enumerati altri ostacoli all'abbordaggio e addirittura alla visione delle sposate:" si interdicta petes, vallo circumdata, nam te/hoc facit insanum, multae tibi tum officient res,/custodes, lectica, ciniflones, parasitae,/ad talos stola demissa et circumdata palla,/plurima, quae invideant, pure adparere tibi rem" (vv. 97-100), se mirerai alle parti vietate, cinte da un vallo, infatti questo ti fa impazzire, allora molti ostacoli ti si opporranno: guardie, lettiga, parrucchieri, le confidenti, la veste che scende fino alle caviglie e la sopravveste messa intorno, moltissime barriere che impediscono che la merce appaia nella sua schiettezza.

 

In questa satira l'antitesi rispetto allo sconsigliato corteggiamento delle scomode mogli, barricate in vari modi e coperte fino ai talloni, è la meno rischiosa frequentazione dei bordelli, già approvata dall'austero Catone di cui infatti abbiamo messo in rilievo la paura nei confronti delle donne :"quidam notus homo cum exiret fornice, "macte/virtute esto" inquit sententia dia Catonis;/nam simul ac venas inflavit taetra libido,/huc iuvenes aequom est descendere non alienas/permolere uxores."nolim laudarier"inquit/"sic me" mirator cunni Cupiennus albi" (vv. 31-36), una volta che un uomo conosciuto usciva da un bordello, "bravo per il tuo valore" esclamò il sublime parere di Catone; infatti appena la voglia oscura ha gonfiato le vene, qua è bene che scendano i giovani, non che macinino le mogli altrui. "Non vorrei essere lodato così", disse Cupienno ammiratore della passera in sola bianca.

-fornice: fornix  è un sotterraneo a volta dove erano tipicamente situati i bordelli; infatti i giovani vi devono descendere. Su questo sostantivo si forma il verbo fornicare.

In inglese c'è fornication di cui cito un'occorrenza suggestiva in Christopher Marlowe (1564-1693):"Thou hast committed…"- "fornication but that was in another country,-and besides, the wench is dead "[1] "tu  hai… "fornicato; ma  fu in un altro paese e oltretutto la ragazza è morta.

Ottima giustificazione, superiore a quella di Aristofane.

 

La satira di Orazio termina illustrando le pene dell’adultero colto sul fatto

Può darsi che si venga sopresi dall’inopinato ritorno del marito dalla campagna-rure 127. Un vero guaio deprendi miserum est (134). Si deve fuggire con la tunica slacciata e scalzo discincta tunica fugiendum est ac pede nudo (132) perché non ci vadano di mezzo i quattrini o le natiche e in ultimo la reputazione

   

 

 

Anche il discorso Giusto delle Nuvole menziona i rischi che corre e le pene che può subire  l’adultero sorpreso: “se lo  sodomizzano con un ravanello- rjafaniv"- rjafanidovw- o lo spelano con la cenere rovente? (Nuvole, 1083)

 

Erano castighi consentiti al marito tradito. Ebbene nel caso che subisca questo, come potrà dimostrare di non essere eujruvprwkto"; un culo rotto? (1084)

 

All’adultero  Eratostene dell’orazione di Lisia è andata anche peggio: è stato ammazzato da Eufileto, sorpreso nel letto, ejpi; davmarti sopra la moglie del  marito offeso il quale al ritorno dalla campagna  ha ammazzato il ganzo della consorte, un seduttore professionista.

 

Nota

[1] The jew of Malta , IV, 1. L'ebreo di Malta è una tragedia del 1589. T. S. Eliot utilizza queste parole del frate e di Barabba come epigrafe a Portrait of a Lady, Ritratto di signora.

 

 

Bologna 29 ottobre 2021 ore 17, 38

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[1] The jew of Malta , IV, 1. L'ebreo di Malta è una tragedia del 1589. T. S. Eliot utilizza queste parole del frate e di Barabba come epigrafe a Portrait of a Lady, Ritratto di signora.

Il paradigma mitico della vaccinazione.

Il paradigma mitico della vaccinazione.

Tetide e Demetra favorevoli, Peleo e Metanira contrari.

 

Nel poema di Apollonio Rodio, Tetide si reca dagli Argonauti e parla a Peleo. Gli promette che le Nereidi aiuteranno la nave superare Scilla, Cariddi e le Plancte. Gli chiede di non irritarla più come già fece. Si era adirata, racconta Apollonio, quando lei la notte bruciava nel fuoco le carni mortali di Achille e di giorno gli ungeva il corpo di ambrosia per renderlo immortale. Ma Peleo come la vide una notte gridò, mevga nhvpioς, (Argonautiche, IV, 875),  davvero stupido.

 come Metanira che fece adirare Demetra mentre la dea cercava di rendere immortale  Demofonte con la vampa del fuoco nell’Inno “omerico” II A Demetra (vv. 239 ss .

 

 

Bologna 29 ottobre 2021 ore 11, 30

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L’orbis di Tacito e l’eterno ritorno di Nietzsche.


 

Critichiamo con asprezza il tempo presente e abbiamo criticato l’era democristiana.

Eppure oggi ne rimpiangiamo degli aspetti e alcuni personaggi di spicco come Amintore Fanfani che fece costruire case popolari e Aldo Moro che tentò il compromesso storico e fu fatto morire dalla ferocia dei rinnovati Caiphas che ripeterono expedit vobis ut unus moriatur homo (N.T. Giovanni,11. 50).

 Talora queste revisioni nostalgiche inducono a ripristinare alcuni aspetti e costumi non secondari del passato che si credeva superato

A questo proposito ricordo  l' ajnakuvklwsi" di Polibio[1],  l'orbis  di Tacito[2], il "cerchio" di Machiavelli [3], il "circuito" di Leopardi [4] mutuato dal circuitus  di Cicerone[5]. Si potrebbe tradurre con "ritorno ciclico" o perfino con  "l'eterno ritorno"[6].

“Poiché il circolo non consiste che di punti di ritorno estesi all’infinito, la curva è incommensurabile, non v’è durata di direzione e l’eternità non è un “avanti diritto” sebbene una “giostra eterna”[7].

 

Note

[1] Storie, VI, 9, 10.

2E’ l’idea del ciclo che Tacito applica ai costumi :"Nisi forte rebus cunctis inest quidam velut orbis, ut quem ad modum temporum vices ita morum vertantur "(Annales , III, 55), a meno che per caso in tutte le cose ci sia una specie di ciclo, in modo che, come le stagioni, così si volgono le vicende alterne dei costumi. 

3Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio , I, 2.

4 Zibaldone 3518.

5 De republica  (del 51 a. C.) , I, 45.

6 Cfr. F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli (del 1888), p. 128.

7 T. Mann, La montagna incantata, II,  p. 34.

 

Bologna 29 ottobre 2021 ore 10, 49

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[1] Storie, VI, 9, 10.

[2] E’ l’idea del ciclo che Tacito applica ai costumi :"Nisi forte rebus cunctis inest quidam velut orbis, ut quem ad modum temporum vices ita morum vertantur "(Annales , III, 55), a meno che per caso in tutte le cose ci sia una specie di ciclo, in modo che, come le stagioni, così si volgono le vicende alterne dei costumi. 

[3] Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio , I, 2.

[4] Zibaldone 3518.

[5] De republica  (del 51 a. C.) , I, 45.

[6] Cfr. F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli (del 1888), p. 128.

[7] T. Mann, La montagna incantata, II,  p. 34.

 

Demostene e le alluvioni che allagano le nostre città.

Demostene e le alluvioni che allagano le nostre  città belle ma prive di fognature adeguate.

 

Nella III Filippica (del 341) Demostene riprovera ai Greci di rimanere inattivi, come di fronte a un uragano che l'uomo osserva passivamente. Noi, dice, stiamo a guardare come si fa con la grandine: ciascuno prega che non gli venga addosso, ma nessuno tenta di impedirlo (33).

 

 

L’oratore invocava la disciplina e lo spirito di sacrificio degli Ateniesi.

Nella I Filippica  (del 351) Demostene  contrappone la serietà dell’organizzazione delle feste Dionisie e Panatenee al disordine, alla confusione e all’improvvisazione delle spedizioni militari. Le feste infatti sono rigorosamente disciplinate: nulla in queste viene trascuratamente lasciato privo di esame e non ben definito: “oujde;n ajnexevtaston oujd j ajovriston ejn touvtoi~ hjmevlhtai (I, 36).

 

Demostene ingaggia la battaglia contro la tuvch, questo nemico mortale di ogni agire risoluto. Atene difetta di impegno e assomiglia a quei pugilatori barbari e incapaci che, invece di attaccare, portano la mano dove l'avversario li ha colpiti (I, 40).

 

Le quattro Filippiche  che vanno dal 351 al 340 (344, 341). Sono unificate dall'idea grandiosa di educare il popolo.

 

Ma le sue fatiche umanamente spese non hanno ottenuto l’effetto che sperava.

 

Leopardi  considera Demostene, come Cicerone,  un il predicatore di illusioni (Zibaldone, 22).

 

Bologna 29 ottobre 2021 ore 9, 57

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Questi numeri mi incoraggiano a predicare ancora

 

Matteo Renzi e Pericle figlio di Agariste e Santippo.

 

Matteo Renzi e Pericle figlio di Agariste e Santippo, si licet parva componere magnis.

 

Matteo Renzi nel dies irae, il giorno del giudizio  in cui si doveva votare la legge contro l’omofobia, che, lo ribadisco, andava approvata, si è recato in Arabia Saudita  saudita per omaggiarne il tiranno non sine pecunia.

Contrappongo a tanta  trascuratezza del lavoro di questo parlamentare già pagato dallo Stato italiano, e a tanta avidità, il disinteresse e  la superiorità di Pericle nei confronti del denaro.

 

Plutarco menziona Tucidide-wJ" Qoukidivdh" fhsivn- e nota  che dallo storiografo ateniese vennero riconosciute allo stratego massimo di Atene dovxa kai; pivsti" tou' ajndrov"  ajdwrotavtou perifanw'" genomevnou kai; crhmavtwn kreivttono" , reputazione e credibilità dell’ uomo palesemente del tutto incorruttibile e superiore al denaro.

Infatti Pericle rese la sua città da grande grandissima, superò in potere molti re e tiranni, eppure non accrebbe di una sola dracma il patrimonio che aveva ereditato dal padre.-mia'/ dracmh'/ meivzona th;n oujsivan oujk ejpoivhsen h|" oJ path;r aujtw'/ katevlipe (Plutarco, Vita di Pericle, 15).

 

Leggiamo direttamente Tucidide il quale raccontandone la morte (del 429) e riassumendone la vita scrive appunto che Pericle era diafanw'" ajdwrovtato" , chiaramente del tutto incorruttibile e teneva in pugno la folla lasciandola libera ma non era condotto più di quanto la conducesse  e non parlava mai per lusingarla, come avrebbe dovuto fare se avesse ottenuto il potere con mezzi illeciti, ma, avendolo ricevuto per meriti personali, lo contraddiceva anche fino all’ira (Storie, II, 65).

 

La superiorità di Pericle al denaro è una delle cause per cui gli Ateniesi della sua epoca crearono tanta bellezza.

 

Bologna 29 ottobre 2021 ore 9, 16

Giovanni ghiselli

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giovedì 28 ottobre 2021

Discorsi contrapposti che fanno pensare.

 


 

Aristofane rappresenta un Socrate che entra in scena dicendo: "cammino per l'aria e rifletto sul sole"(ajerobatw' kai; perifronw' to;n hlion (Nuvole, 225).

 

Cicerone all’opposto sostiene che Socrate fu il primo a fare scendere la filosofia dal cielo e la collocò nelle città e la introdusse nelle case e la spinse a indagare sulla vita e i costumi, sul male e sul bene  : “Socrates autem primus philosophiam devocavit a caelo et in urbibus conlocavit et in domus etiam introduxit et coëgit de vita et moribus rebusque bonis et malis quaerere” (Tusculanae V, 4, 10)

E’ la ajnqrwpivnh sofiva  la sapienza umana.che il Socrate dell’Apologia scritta da Platone si attribuisce (20d).

Ma torniamo a Cicerone per mostrare un altro aspetto di questo Socrate attento all’umano.

 

L’Arpinate, sempre  nel V libro delle Tusculanae ( 33, 93)  ricorda prima Epicuro il quale affermò che i desideri cupiditates -necessari  si possono soddisfare quasi con nulla poiché le ricchezze della natura sono facilmente procurabili (necessarias satiari posse paene nihilo-divitias enim naturae esse parabiles)

Quanto ai desideri non necessari ma naturali non è difficile soddisfarli e del resto si può benissimo fare a meno di esaudirli.

Quelli non naturali né necessari infine sono inanes, vuoti  e non hanno niente in comune con la necessità né con la natura (V, 33, 93). Segue l’esempio di Dario III in fuga che bevve acqua inquinata da cadaveri e disse di non aver trovato mai bevanda più piacevole: numquam videlicet sitiens biberat (V, 34,  97).

Ma veniamo al maestro di Platone.

Socrate passeggiava di buona lena (contentius) fino a sera usque ad vesperum e diceva “se, quo melius cenaret , obsonare ambulando famem”, che per cenare meglio si procurava l’appetito passeggiando (V, 34, 97) .

Un altro esempio: Dionisyus I a Sparta disse che il brodo nero (ius nigrum) il piatto principale, non gli era piaciuto.

“Negavit se iure illo nigro, quod cenae caput erat, delectatum” (V, 34, 98)

Era il famigerato zwmo;~ mevla~ degli Spartani (cfr. Plutarco, Vita di Licurgo, 12, 12)

Tum is qui coxerat:Minime mirum; condimenta enim defuerunt”

Allora il cuoco disse che non c’era nulla di strano poiché mancava il condimento.

Quae tandem? –inquit ille Quale mai domandò Dionisio.

Labor in venatu, sudor, cursus ad Eurotam, fames, sitis; his enim rebus Lacedaemoniorum epulae condiuntur” (34, 98), la fatica nella caccia, il sudore, la corsa lungo l’Eurota, la fame, la sete: infatti con questi ingredienti si condiscono le cene degli Spartani.

Me ne sono convinto: sebbene raffreddato, andrò a correre prima di cena. Magiare senza fame infatti è ybris.

 

Bologna 28 ottobre 2021 ore 19, 27

giovanni ghiselli

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