La civetta di Atena cala sempre al crepuscolo sistematizzando.
La talpa è un minatore quasi cieco eppure quando esce fa la rivoluzione.
Il coro delle Vespe ricorda la conclusione fausta della battaglia di Salamina: “comunque verso sera pro;" eJspevran- con il favore degli dèi li cacciammo. La civetta glau`x- uccello della dea Atena- prima della battaglia era calata sulle nostre schiere (Aristofane, Vespe, 1085-1086).
La più famosa metafora hegeliana è quella della “ ‘civetta di Minerva’, intesa come emblema della filosofia che arriva a interpretare una civiltà solo al suo crepuscolo, verso sera appunto.
La civetta ha un suo alter ego nella ‘talpa’, a conferma di come la storia non finisca con il tramonto di un’epoca e di come la filosofia non concluda affatto il suo cammino.
Vedi Remo Bodei, La civetta e la talpa e Shakespeare, Amleto I, 5: well said, old mole!, ben detto, vecchia talpa!
Cfr. pure Paideia di Jaeger: “Senza dubbio, il motto rassegnato di Hegel, per cui la civetta di Minerva viene fuori a volo soltanto al crepuscolo, coglie nel segno, e il senso di questo crepuscolo diffonde la sua ombra tragica sull’eroico sforzo di Platone, tentativo estremo dello spirito di salvare il valore dello Stato. Eppure anche le civiltà che invecchiano hanno una loro giovinezza, e la filosofia di Platone sente di essere, del suo tempo, la forza giovanile”[1].
Remo Bodei accosta Hegel ad Aristotele “sarebbe stato davvero folle se avesse creduto di impersonare l’ultimo filosofo. Credeva, invece, di essere un ordinatore sistematico di concetti ed esperienze, un pensatore che non inventa niente. Sotto questo profilo, come appare dalle Lezioni sulla storia della filosofia, egli si paragonava implicitamente ad Aristotele, che presentò la summa del suo pensiero alla fine dell’Atene classica, alle soglie di quel periodo che verrà chiamato ‘ellenismo’ da un suo discepolo dell’università di Berlino, Johann Gustav Droysen.
Hegel si sentiva, appunto, chiamato a dare forma intelligibile a un’intera fase storica al tramonto, segnata, come altre, dal prevalere degli interessi individuali su quelli collettivi, ma al suo tempo, in particolare, dall’esasperata ricerca di una “fetta di cielo” in terra, di una felicità privata” ( La civetta e la talpa, p. 14).
Per quanto riguarda il dramma dell’Atene classica, questo prevalere del privato e della soggettività, Hegel lo vede situato nella commedia: “Nella tragedia gli individui si distruggono per l’unilateralità della loro ferma volontà e del loro saldo carattere oppure devono rassegnarsi ad accogliere in sé ciò a cui si oppongono in modo sostanziale; nella commedia, con il riso provocato dagli individui che tutto dissolvono ad opera propria ed in loro, viene invece ad intuizione la vittoria della loro soggettività in sé sussistente in piena sicurezza (…) sono propri del comico l’infinito buon umore in genere e la sconfinata certezza di essere ben al di sopra della propria contraddizione e di non esserne affatto amareggiati né infelici: ossia la beatitudine e l’essere a proprio agio della soggettività che, certa di se stessa, può sopportare la dissoluzione dei suoi fini e delle sue realizzazioni”[2].
La civetta in una pagina dei Lineamenti di filosofia del diritto funge da termine di paragone per la filosofia, in quanto animale sacro a Minerva (die Eule der Minerva). Questo uccello spicca il suo volo sul far del crepuscolo, ossia giunge troppo tardi rispetto al costituirsi della realtà, rinunciando a trasformare il mondo perché predilige l’attitudine contemplativa.
La talpa di origine shakespeariana. poi ripresa da Marx (in Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, poi ripresa da Lenin in Stato e rivoluzone) scuote e trasforma le fondamenta della sua epoca mediante un lavorio sotterraneo, quasi cieco, rivolto a un fine ignoto agli stessi protagonisti della storia presente. Si profila così una dicotomia tra la filosofia che sembra solo contemplare senza agire, e la storia, che sembra invece fare senza vedere.
Chi è ora la civetta e chi è la talpa?
Conte e Draghi? Letta e Salvini? Gentiloni e la Meloni?
La talpa è tragica se rimane sempre sotto la terra; oggi, però, se sbuca fuori corre il rischio di apparire comica.
Bologna 27 ottobre 2021-10-27 ore 18
giovanni ghiselli
p. s.
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