Demostene e le alluvioni che allagano le nostre città belle ma prive di fognature adeguate.
Nella III Filippica (del 341) Demostene riprovera ai Greci di rimanere inattivi, come di fronte a un uragano che l'uomo osserva passivamente. Noi, dice, stiamo a guardare come si fa con la grandine: ciascuno prega che non gli venga addosso, ma nessuno tenta di impedirlo (33).
L’oratore invocava la disciplina e lo spirito di sacrificio degli Ateniesi.
Nella I Filippica (del 351) Demostene contrappone la serietà dell’organizzazione delle feste Dionisie e Panatenee al disordine, alla confusione e all’improvvisazione delle spedizioni militari. Le feste infatti sono rigorosamente disciplinate: nulla in queste viene trascuratamente lasciato privo di esame e non ben definito: “oujde;n ajnexevtaston oujd j ajovriston ejn touvtoi~ hjmevlhtai (I, 36).
Demostene ingaggia la battaglia contro la tuvch, questo nemico mortale di ogni agire risoluto. Atene difetta di impegno e assomiglia a quei pugilatori barbari e incapaci che, invece di attaccare, portano la mano dove l'avversario li ha colpiti (I, 40).
Le quattro Filippiche che vanno dal 351 al 340 (344, 341). Sono unificate dall'idea grandiosa di educare il popolo.
Ma le sue fatiche umanamente spese non hanno ottenuto l’effetto che sperava.
Leopardi considera Demostene, come Cicerone, un il predicatore di illusioni (Zibaldone, 22).
Bologna 29 ottobre 2021 ore 9, 57
giovanni ghiselli
p. s
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Questi numeri mi incoraggiano a predicare ancora
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