Dedico questo post tratto da Proust ai defunti che mi hanno voluto bene.
“Guardavo i tre alberi” (316) dalla carrozza dove viaggiava racconta Marcel. Pensò che nascondessero dei significati “Venivano verso di me; forse apparizione mitica, girotondo di streghe e di Norne che mi proponeva i suoi oracoli”
Le Norne sono figure femminili della mitologia nordica corrispondenti, più o meno, alle Parche.
“Credetti piuttosto che fossero fantasmi del passato, cari compagni della mia infanzia, amici scomparsi che invocavano i nostri comuni ricordi. Come ombre, sembravano chiedermo di portarli via con me, di restituirli alla vita.
Nella loro gesticolazione ingenua e appassionata, riconoscevo il rompianto impotente di un essere amato che ha perso l’uso della parola”
La carrozza a un incrocio di strade li abbandonò. Mi allontanava da ciò che poteva rendermi felice: assomigliava alla mia vita.
“Vidi gli alberi allontanarsi agitando disperatamente le braccia e sembravano dirmi: “Quel che non apprendi da noi non lo saprai mai”. Se ci lasci cadere “tutta una parte di te stesso che ti portavamo cadrà per sempre nel nulla. Quando scomparvero rimasi trasognato e triste come se avessi rinnegato un morto o disconosciuto un dio” All’ombra delle fanciulle in fiore pp. 316, 317 e 318.
Un abbraccio a i miei morti e pure ai vivi che mi vogliono bene.
Nessun incrocio di strade me li farà abbandonare.
E’ per voi, per piacervi, che pratico queste due severe ascesi: la mentale studiando e la somatica pedalando e correndo.
Baci
gianni
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