Noi bambini dei primi anni Cinquanta alle elementari prendevamo le botte da certi maestri plagosi
Fidippide dà inizio alla dimostrazione che è giusto picchiare il padre e gli domanda:
"quando ero bambino mi picchiavi?"(pai'da m j o[nt j e[tupte"; Nuvole, v.1409).
Strepsiade risponde:
"Io sì perché ti volevo bene e avevo cura di te"(1409).
Il giovane allora replica che lui pure vuole bene al babbo nello stesso modo, e logicamente lo picchia poiché
"evidentemente volere bene significa picchiare"(ejpeidhvper ge tou't e[st j eujnoei'n, to; tuvptein (1412)
Sentiamo il pedagogista Quintiliano
Educazione severa non significa botte ai bambini:"Caedi vero discentes…minime velim. Primum quia deforme atque servile est et certe, (quod convenit, si aetatem mutes), iniuria est (Inst., III, 8, 13), non vorrei che gli scolari venissero battuti. Prima di tutto poiché è cosa brutta e da schiavi e certamente, (cosa che è adatta se cambi l'età) è un'offesa. I bambini devono essere trattati con riguardo:"in aetatem infirmam et iniuriae obnoxiam nemini debet nimium licēre" (III, 8, 17), a nessuno deve essere consentito troppo nei riguardi di un'età debole ed esposta alle offese.
Lo stesso, e ancora di più in Giovenale:”Maxima debetur puero reverentia” (XIV, 47), massimo rispetto si deve al ragazzo.
Cfr. viceversa il plagosus Orbilius di Orazio, Epistulae,. II, 1, 70-71.
Del resto se il ragazzo ha una mens tam illiberalis ut obiurgatione non corrigatur, così ignobile da non essere corretta dal rimprovero, is etiam ad plagas ut pessima quaeque mancipia durabitur (14), si incallirà anche alle percosse come tutti gli schiavi peggiori
Cfr.Montaigne 1533-1592 Saggi (1595 edizione postuma)
A proposito di Quintiliano, Montaigne lo cita quando suggerisce una educazione condotta con severa dolcezza (I, 26)
Bisogna togliere di mezzo la violenza e la forza che imbastardiscono le nature ben nate. Educare i giovani perché diventino robusti e vigorosi. La disciplina dei nostri collegi fa più danno che con l’indulgenza. La gioventù diventa dissoluta per il fatto che la si punisce prima che sia tale. A lezione si vedono maestri ubriachi di collera e ragazzi tormentati. Grinte spaventose. mani armate di frusta. Si aggiunga quello che Quintiliano ha molto ben rilevato, che questa imperiosa autorità produce conseguenze pericolose, e specialmente per il nostro modo di punire.
Quanto più convenientemente le loro aule sarebbero adornate di fiori e di foglie piuttosto che di verghe e di vimini sanguinanti! Io vi farei dipingere la gioia, l’allegrezza, e Flora e le Grazie, come fece nella sua scuola il filosofo Speusippo[1]. Dove c’è l’utile, ci sia anche il diletto (cfr. Orazio). Si devono inzuccherare i cibi giovevoli al ragazzo , e metter fiele in quelli nocivi (cfr. Lucrezio)
Bologna 30 ottobre 2021 ore 9, 27
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Successore di Platone nello scolarcato dell'Accademia.
La guidò dal 347 dopo Platone, suo zio materno.
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