Nei Cavalieri di Aristofane, Paflagone recita un oracolo che ordina a Demo-Popolo di salvare il sacro cane dalle aguzze zanne –ijero;n kuvna karcarovdonta- che difende Popolo a bocca aperta, ferocemente latrando deina; kekragwv" : esso ti procurerà il salario soi; misqo;n poriei' (1019) aggiunge l’oracolo a Demo. Se non lo aiuti soccomberà poiché per odio (mivsei) gli gracchiano contro sfe katakrwvzousi molte cornacchie polloi; koloioiv (1020).
Agoracrito, il Salsicciaio, replica che questo cane qui rosicchia invece gli oracoli come fossero la tua porta.
Quindi tira fuori un altro oracolo riguardo a questa bestia simnoleggiata da Paflagone-Cleone.
Demo deve stare in guardia da quel Cerbero, cane schiavista –kuvna Kevrberon ajndrapodisthvn (1030).
Demo dice di non capire e Paflagone chiarisce: io sono il cane e abbaio in tua difesa : pro; sou' ga;r ajpuvw (1023) e Febo ti ordina di custodire me, il cane.
La parola kuvwn (hJ) “cagna” con la quale Clitennestra si definisce nell’Agamennone di Eschilo è un esempio di ambiguità tragica. Può significare fedeltà, o lascivia, o anche rabbia delle Erinni e di Ecate.
Clitennestra “afferma che il re ritrova in lei gunai'ka pisthvn, dwmavtwn kuvna vv. 606-607, essa dice in realtà il contrario di ciò che sembra…Come nota lo scoliaste, kuvwn (la cagna) significa una donna che ha più di un uomo"[1].
Clitennestra dunque si presenta come la sposa fedele, cagna della casa.
Kuvwn è una parola chiave nei drammi di Clitennestra : nelle Coefore la moglie adultera e assassina per dissuadere il figlio dall'ammazzarla gli dice: guardati dalle cagne rabbiose (ejgkovtou" kuvna" , Coefore, v. 924) della madre!
Nellla medesima tragedia Elettra di Eschilo dice di essere stata scacciata in un angolo come una cagna dannosa (Coefore, v. 446).
Nell'Elettra di Sofocle la figlia che odia la madre afferma che costei latra (uJlaktei' , v. 299) stimolata dall'imbelle (a[nalki" , v. 301) Egisto, l'effemminato che fa le sue battaglie con le femmine:"oJ su;n gunaixi; ta;" mavca" poiouvmeno" , v. 302).
Nel Riccardo III di Shakespeare, l’ex regina Margherita si scaglia contro la madre del Plantageneto assassino : “dalla tana del tuo ventre-le dice- è sortito un cagnaccio infernale che dà a noi tutti una caccia mortale (IV, 4, 46-47) un cane che prima degli occhi ebbe i denti to worry lambs, and lap their gentle blood (50) per azzannare gli agnelli e lappare il loro dolce sangue.
Quando prendi il tuo pasto, continua Agoracrito parlando a Demo, questo cane scodinzola, kevrkw/ saivnwn s j oJpovtan deipnh/" (1030), ma quando tu guardi altrove a bocca aperta, divora la tua pietanza, e con il fare dei cani di notte traffica in cucina furtivo leccando piatti e isole ta;" lopavda" kai; nhvsou" dialeivcwn (1034).
Bologna 24 ottobre 2021c ore 17, 08
giovanni ghiselli
p. s.
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