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Lisistrata domanda allo Spartano perché combattete - tiv mavcesqe - (1160) dopo il bene ricevuto dagli Ateniesi.
Lo Spartano risponde che loro vogliono
la restituzione del tondo tw[gkuklon dorismo per tou[gkuklon, to; e[gkuklon , un mantello a ruota per donne. Lisistrata chiede
cos’è, e lo Spartano risponde la porta di Pilo ta;n Puvlon che da tanto
sentiamo il bisogno di tastare. Naturalmente allude agli organi sessuali.
Il Pritano dice che Pilo il luogo del
Peloponneso occupato dagli Ateniesi non è cedibile.
Lo Spartano propone un cambio.
Il Pritano allora chiede per gli
Ateniesi jEcinou'nta in Tessaglia con il doppio senso dato da ejci'no", riccio e pube di donna, poi il Mhlia' kovlpon il “seno” Maliaco (a ovest della parte nord
dell’Eubea) e ta;
Megarika; skevlh le gambe di Megara, le
mura che la univano al porto. Seno e gambe ovviamente alludono a quelli delle
donne.
L’astinenza sessuale rende maniaci.
I due maschi vogliono lavorare il campo
che indica il corpo femminile anche in altri testi.
Commento i versi della Lisistrata dove
con la metafora che identifica la donna con la terra.
il Prirano ateniese dice: “senz’altro io mi
spoglio e da nudo voglio seminare - h[dh gewrgei'n gumno;" ajpodu;" bouvlomai”
E lo Sparta non vuole collaborare alla
fertilizzazione concimando il campo (1174)
Excursus
L'assimilazione della donna alla terra
Nell’Antigone di Sofocle, Emone chiede a
Creonte, suo padre: "Ma ammazzerai la fidanzata del tuo stesso
figlio?" (568).
E Creonte risponde: "Sì: ci sono
campi da arare anche di altre" (569)
Mircea Eliade nel suo Trattato di storia
delle religioni scrive: "L'assimilazione fra donna e solco arato, atto
generatore e lavoro agricolo, è intuizione arcaica e molto diffusa"(p.
265).
A sostegno di questa affermazione cita
diversi testi, tra i quali l'Edipo re ("pw'" poq j aiJ patrw'/aiv s j a[loke"
fevrein, tavla", si'g j ejdunavqhsan ej" tosonde;", vv. 1211 - 1213, come mai i solchi paterni - ossia
già seminati dal padre - poterono, infelice, sopportarti fino a tanto in
silenzio?), e le Trachinie (vv.30 e sgg.) dove Deianira lamenta l'assenteismo
coniugale di Eracle il quale, come eroe, è impegnatissimo, ma come marito si
comporta alla pari di un colono che, avendo preso un campo lontano, va a
vederlo solo quando semina e miete, ossia un paio di volte all'anno.
Per quanto riguarda l'identificazione
più precisa della donna con il solco, Eliade cita il Codice di Manu (IX,33)
dove sta scritto: "La donna può essere considerata come un campo; il
maschio come il seme", e un proverbio finlandese che fa: "Le ragazze
hanno il campo nel loro corpo". A queste testimonianze possono essere
aggiunte altre, antiche e moderne, per mostrare quanto tale idea sia davvero
diffusa nella mente umana, soprattutto in quella maschile.
Nel II stasimo dei Sette a Tebe (vv.751
e sgg.) il Coro di vergini tebane, riferendosi a Laio, dice che egli generò il
destino per sé, Edipo parricida, il quale a sua volta osò seminare il sacro
solco della madre dove nacque (matro;" aJgna;n - speivra" a[rouran, i{n j ejtravfh, 753 - 754), e la pazzia univa gli sposi dementi (paravnoia suna'ge - numfivou"
frenwvlei", 756 - 757)
Euripide nelle Fenicie ricorda,
attraverso Giocasta, il responso di Febo che prescrisse a Laio: "mh; spei're tevknwn a[loka
daimovnwn biva/" (v. 18), non
seminare il solco dei figli a dispetto degli dèi.
L’ Oreste euripideo per attenuare la colpa del
matricidio dice al nonno materno che il padre lo generò, mentre la madre non ha
fatto che partorirlo: ella è stata solo il campo arato che ha preso il seme da
un altro: "to;
sperm j a[roura paralabous ja[llou pavra"
(v. 553).
La stessa ragione addotta da Apollo
nelle Eumenidi di Eschilo (vv. 658 e sgg.) per minimizzare il delitto del
matricida.
Shakespeare paragona la giovanissima
Marina, vergine e onesta, a della terra non dissodata. Parlano una mezzana e un
ruffiano che vorrebbero trarre profitto dalla prostituzione della ragazza:
“Crack the glass of her verginity, and make the rest malleable” , rompi il vetro
della sua verginità e rendi il resto malleabile dice il ruffiano.
E la mezzana risponde: “ An if she were
a thornier piece of ground than she is, she shall be ploughed ” (Pericle,
principe di Tiro, IV, 4), anche se fosse un pezzo di terra più spinoso di
quello che è, verrà arata.
Tra gli autori latini Lucrezio , forse
sotto la scorta di Euripide interpreta la "deum mater " (II,659),
come la divinizzazione della terra .
Questa parentela stretta tra la femmina
umana (o divina) e la terra, è messa in rilievo anche da non pochi autori
moderni. Kierkegaard nel Diario del seduttore indica e sottolinea la vicinanza
della ragazza alla natura:"Perfino quel che in lei c'è di spirituale ha
alcunché di vegetativo"(p.138) .
Su questa linea si trova anche J. J. Bachofen,
l'autore di Das Mutterrecht , che vede nel diritto materno quello fisico, e nel
paterno il metafisico, in quanto "la donna è la terra stessa. La donna è
il principio materiale, l'uomo è il principio spirituale...Platone nel
Menesseno (238a) dice - non è la terra a imitare la donna, ma la donna a
imitare la terra - ". Del resto non bisogna dimenticare che, se nel
Menesseno Platone scrive (precisamente) : "ouj ga;r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai;
gennhvsei (nella gravidanza e nel parto),
ajlla; gunh;
gh'n", nel Menone , 81d, il filosofo
ateniese afferma che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew"
aJpavsh" suggenou'" ou[sh"),
e, dunque, anche l'uomo è stretto parente della grande madre.
“At the Thesmophoria they tried to persuade the
Earth to imitate them” , alle Tesmoforie le donne cercavano di persuadere la
Terra a imitare loro
Questa teoria, espressa con benevolenza
verso le femmine umane dal filosofo danese e in maniera ambivalente, non priva
di contraddizioni da Bachofen, assume aspetto malevolo, decisamente
antifemminista in Otto Weininger, l'autore di Sesso e carattere, morto, forse
non a caso, suicida nel 1903, a soli ventitré anni. Secondo lo scrittore
austriaco" le donne stanno incosciamente più vicine alla natura che non
l'uomo. I fiori sono i loro fratelli" (p.293), e, più avanti
(p.296),"l'uomo è forma, la donna è materia...la materia vuole essere
formata: perciò la donna pretende dall'uomo la delucidazione dei suoi pensieri
confusi".
Si può continuare la rassegna, certo
parziale e limitata, con un altro autore austriaco, uno dei massimi romanzieri
del Novecento, Robert Musil che, ne L'uomo senza qualità, compie l'operazione
inversa: assimila la terra alla donna. "Ulrich la trattenne e le mostrò il
paesaggio. - Mille e mille anni fa questo era un ghiacciaio. Anche la terra non
è con tutta l'anima quello che momentaneamente finge di essere - egli spiegò - .
Questa creatura tondeggiante è di temperamento isterico. Oggi recita la parte
della provvida madre borghese. A quei tempi invece era frigida e gelida come
una ragazza maligna. E migliaia di anni prima si era comportata lascivamente,
con foreste di felci arboree, paludi ardenti e animali diabolici"( p.279).
Concludo citando D'Annunzio: in Il
Piacere Andrea Sperelli dichiara che "fra i mesi neutri" aprile e
settembre preferisce il secondo in quanto "più feminino... E la terra? - aggiunge
- Non so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una una
bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo
d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. E' un'impressione giusta! C'è
qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di
settembre!"(p. 169).
Infine in Il Fuoco l'amante non più giovane
viene assimilata, tra l'altro, a "un campo che è stato mietuto"(p.
306).
Fine dell’excursus
Lisistrata chiede un accordo tra i
maschi che sono un guerra da due decenni
Il Pritano dice senza metafore ejstuvkamen (1178), ce l’abbiamo ritto, e aggiunge che sono
d’accordo anche gli alleati: tutti vogliono fottere binei'n (1180).
Lo Spartano conferma tale volontà anche
nei Peloponnesiaci
Lisistrata ordina ai maschi di purificarsi
– ajgneuvsete - 1182.
Dopo potranno entrare nell’Acropoli
occupata dalle donne. Saranno ospitati e le donne offriranno quanto hanno ejn tai`si kivstai" (1184). Sempre con il doppio senso. Poi ognuno
riprenderà la sua donna e se ne andrà.
Il pritano ateniese e il messo spartano
si affrettano a obbedire
Bologna 11 ottobre 2021 ore 9, 38
giovanni ghiselli
p. s.
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Domani alle 18 inizierò il corso. Nel primo incontro di due ore pesenterò la commedia antica e Aristofane in generale poi almeno una prima parte degli Acarnesi.
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