giovedì 28 ottobre 2021

Discorsi contrapposti che fanno pensare.

 


 

Aristofane rappresenta un Socrate che entra in scena dicendo: "cammino per l'aria e rifletto sul sole"(ajerobatw' kai; perifronw' to;n hlion (Nuvole, 225).

 

Cicerone all’opposto sostiene che Socrate fu il primo a fare scendere la filosofia dal cielo e la collocò nelle città e la introdusse nelle case e la spinse a indagare sulla vita e i costumi, sul male e sul bene  : “Socrates autem primus philosophiam devocavit a caelo et in urbibus conlocavit et in domus etiam introduxit et coëgit de vita et moribus rebusque bonis et malis quaerere” (Tusculanae V, 4, 10)

E’ la ajnqrwpivnh sofiva  la sapienza umana.che il Socrate dell’Apologia scritta da Platone si attribuisce (20d).

Ma torniamo a Cicerone per mostrare un altro aspetto di questo Socrate attento all’umano.

 

L’Arpinate, sempre  nel V libro delle Tusculanae ( 33, 93)  ricorda prima Epicuro il quale affermò che i desideri cupiditates -necessari  si possono soddisfare quasi con nulla poiché le ricchezze della natura sono facilmente procurabili (necessarias satiari posse paene nihilo-divitias enim naturae esse parabiles)

Quanto ai desideri non necessari ma naturali non è difficile soddisfarli e del resto si può benissimo fare a meno di esaudirli.

Quelli non naturali né necessari infine sono inanes, vuoti  e non hanno niente in comune con la necessità né con la natura (V, 33, 93). Segue l’esempio di Dario III in fuga che bevve acqua inquinata da cadaveri e disse di non aver trovato mai bevanda più piacevole: numquam videlicet sitiens biberat (V, 34,  97).

Ma veniamo al maestro di Platone.

Socrate passeggiava di buona lena (contentius) fino a sera usque ad vesperum e diceva “se, quo melius cenaret , obsonare ambulando famem”, che per cenare meglio si procurava l’appetito passeggiando (V, 34, 97) .

Un altro esempio: Dionisyus I a Sparta disse che il brodo nero (ius nigrum) il piatto principale, non gli era piaciuto.

“Negavit se iure illo nigro, quod cenae caput erat, delectatum” (V, 34, 98)

Era il famigerato zwmo;~ mevla~ degli Spartani (cfr. Plutarco, Vita di Licurgo, 12, 12)

Tum is qui coxerat:Minime mirum; condimenta enim defuerunt”

Allora il cuoco disse che non c’era nulla di strano poiché mancava il condimento.

Quae tandem? –inquit ille Quale mai domandò Dionisio.

Labor in venatu, sudor, cursus ad Eurotam, fames, sitis; his enim rebus Lacedaemoniorum epulae condiuntur” (34, 98), la fatica nella caccia, il sudore, la corsa lungo l’Eurota, la fame, la sete: infatti con questi ingredienti si condiscono le cene degli Spartani.

Me ne sono convinto: sebbene raffreddato, andrò a correre prima di cena. Magiare senza fame infatti è ybris.

 

Bologna 28 ottobre 2021 ore 19, 27

giovanni ghiselli

p. s.

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