NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 23 gennaio 2022

Le buone maniere raccomandate perfino da Plauto.


 

Non tutti i personaggi di Plauto sono dei beceri o degli scapestrati, degli avari o degli sguaiati.

Nel Miles glorosus, oltre il volgare fanfarone  millantatore Pirgopolinice, c’è un lepidus semisenex di 54 anni che si troverebbe e metterebbe a suo agio i commensali anche nella corte rinascimentale dei Montefeltro di Urbino.

 Potrebbe pure fare il presidente della nostra Repubblica non tanto per avere superato i 50 anni quanto per la buona educazione

 

Nel Miles gloriosus di Plauto il gradevole e giovanile senex[1] Periplecomenus dà lezione di comportamento a tavola:"Vel cavillator facetus vel conviva commodus/idem ero; neque ego oblocūtor sum alteri in convivio;/incommoditate abstinere me apud convivas commodo/commemini, et meae orationis iustam partem persequi/et meam partem itĭdem tacere, quom aliena est oratio./Minime sputator, screator sum, itidem minime muccidus…Neque ego numquam alienum scortum subigito in convivio;/neque praeripio pulpamentum neque praevorto poculum;/neque per vinum umquam ex me exoritur discidium in convivio./Siquis ibi est odiosus, abeo domum, sermonem segrego./Venerem, amorem amoenitatemque accŭbans exerceo" (vv. 639-647 e 652-656), io sarò anche un motteggiatore arguto e un commensale piacevole; né io sono uno che interrompe un altro durante un banchetto; ricordo di astenermi opportunamente dall'essere importuno con i convitati e di esporre la parte conveniente del mio discorso e tacere parimenti quando mi tocca, se la parola è a un altro. Assolutamente non sputo, non scatarro, e parimenti non ho la goccia al naso….E non pizzico  mai la ganza di un altro, né mi lancio sulla ciccia né acchiappo prima il bicchiere; né nasce mai da me durante la cena un litigio per il vino. Se lì c'è qualcuno disgustoso, me ne vado a casa, metto via la conversazione. Quando sto a tavola pratico la grazia, l'amore e la piacevolezza.

 

Pirgopolinice non fa altro che elogiare sfacciatamente se stesso attribuendosi  gloriose imprese eroiche ed erotiche con millanterie risibili. Una maleducazione obbrobriosa e abominata dal maestro di buone maniere che cito qui sotto.

 

 Baldassarre Castiglione in Il cortegiano[2]  prescrive al gentiluomo di fuggire sopra tutto "la ostentazione e lo impudente laudar se stesso, per lo quale l'uomo sempre si còncita odio e stomaco da chi ode" (I, 17). Egli deve schivare "quanto più si pò, e come un asperissimo e pericoloso scoglio, la affettazione; e, per dir forse una nova parola, usar in ogni cosa una certa sprezzatura", ossia una studiata disinvoltura, un’apparenza di naturalezza "che nasconda l'arte e dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo  credo io che derivi assai la grazia… " (I, 26).

 Parimenti la perfetta gentildonna "Non mostri inettamente di sapere quello che non sa, ma con modestia cerchi d'onorarsi di quello che sa, fuggendo, come s'è detto, l'affettazione in ogni cosa" . Infatti "somma disgrazia a tutte le cose dà sempre la pestifera affettazione e per contrario grazia estrema la simplicità e la sprezzatura" Quindi la gentildonna non deve mostrare l'artificio :"questi vostri difetti di che io parlo vi levano la grazia, perché d'altro non nascono che da affettazione, per la qual fate conoscere ad ognuno scopertamente il troppo desiderio d'esser belle" (I, 40).

 

Bologna 23 gennaio 2022 ore 18, 13

 

giovanni ghiselli

p. s

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[1] Di cinquattaquattro anni invero. Palestrione lo chiama o lepidum semisenem (v. 649), simpatico quasi vecchio.

[2] Il libro del cortegiano fu scritto tra il 1513 e il 1518 e venne pubblicato nel 1528.

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