Il concetto della paura del nemico opportuna all'ordine si trova nel Bellum Iugurthinum[1] di Sallustio:" Nam ante Carthaginem deletam...metus hostilis in bonis artibus civitatem retinebat. Sed ubi illa formido mentibus decessit, scilicet ea quae res secundae amant, lascivia atque superbia, incessere" (41), infatti prima della distruzione di Cartagine…il timore dei nemici conservava la cittadinanza nel buon governo. Ma quando quella paura tramontò dagli animi, naturalmente quei vizi che la prosperità ama, la dissolutezza e la superbia, si fecero avanti.
Giovenale riprende questo tema nella sesta satira, quella contro le donne: una delle ragioni della castità delle Romane antiche era “proximus urbi/Hannibal” (vv. 290-291), Annibale alle porte dell’urbe. E, continua: “Nunc patimur longae pacis mala; saevior armis/luxuria incubuit victumque ulciscitur orbem./Nullum crimen abest facinusque libidinis, ex quo/paupertas Romana perit” (vv. 292-295), ora soffriamo i mali di una lunga pace; più feroce delle armi, il lusso ci è piombato addosso e vendica il mondo conquistato. Nessun delitto manca né misfatto della libidine da quando è morta la povertà di Roma.
Tacito raccontando i fatti dell’anno 64 d. C. con l’incendio di Roma, considera il cristianesimo un’ exitiabilis superstitio (rovinosa superstizione) la quale, dopo essere stata repressa, “ rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam quo cuncta undĭque atrocia aut pudenda confluunt celebranturque” (Annales, XV, 44), di nuovo dilagava, non solo per la Giudea, terra d’origine di quel male, ma anche a Roma dove tutte le atrocità e le vergogne confluiscono da ogni parte e si divulgano.
Adesso questo celebrare , divulgare, avviene attraverso la televisione, la pubblicità che spinge a un modus vivendi malsano.
Bologna 23 gennaio 2022 ore 9, 29
giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Del 40 ca.
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