martedì 18 gennaio 2022

Torno sulla didattica a distanza perché ho nuovi dati.


 

Uno è il titolo di un articolo del solito quotidiano “la Repubblica” di oggi a pagina 24: “Le feroci divisioni della DAD”.

E’ già feroce l’uso di questo acronimo che non ho compreso a lungo, pur sapendo qualcosa di greco e di latino e avendo anche qualche altra virtù.

L’uso delle sigle è  un modo per disprezzare e sconciare la nostra lingua madre.

 

La redattrice dell’articolo Claudia de Lillo attribuisce alla didattica a distanza ogni male della scuola.

Anche i mali che esistono da decenni sono attribuiti alla didattica a distanza  chiamata DAD per disprezzo, come se io chiamassi Claudia de Lillo la CdL. Sarebbe offensivo, no?

Dunque i mali almeno decennali della scuola sono dati dal fatto che diversi docenti e parecchi discenti non studiano, non leggono, non parlano,  ma chiacchierano. Il bla bla bla denunciato da Greta non usa solo nei bar e nei parlamenti ma quasi dappertutto oramai, perché la maggior parte della gente non studia e nemmeno legge i libri buoni, scritti bene e ricchi di idee.

La scuola è venuta meno alla sua funzione di ascensore sociale perché l’ascesa o assicurata prima di tutto dalle raccomandazioni, dai vantaggi presenti fin dal momento della nascita, e pochi istituti di eccellenza consentono il recupero da parte degli svantaggiati i quali del resto ne sono spesso esclusi in partenza.

La funzione rimasta alla  scuola era quella della socializzazione dei ragazzi, una funzione importante, per carità.

Ma ancora più importante è la salute.

Leggo su internet che i nuovi contagi di oggi sono 228179, i morti 434, il tasso di positività è al 15, 4%.

Ho provato a cercare, sempre su internet, come erano questi dati un anno fa: 8824 contagi, 377 morti, 5, 51% il tasso di positività.

Spero di essermi sbagliato nel cercarli o  nel leggerli o nel copiarli: controllate.

 

Dunque la didattica a distanza non è la migliore ma adesso è il male minore e disprezzarla già nominandola significa autorizzare i ragazzi a non studiare.

 

Mandarli a scuola tutti insieme del resto vuol dire lasciare al virus il possesso del campo.

 

Bologna 18 gennaio 2022 ore 20, 27.

 

Ora vado a correre un po’ per oppormi al contagio.

 

Per oppormi all’ignoranza invece ho studiato dalle 9 alle 12, poi dalle 17 alle 20.

 

Un paio di giorni fa, tornando dal giro ciclistico delle 12-14, ho incontrato un’ex allieva di quando insegnavo ai laureati della SSIS.

Una cara ragazza che mi ha detto: ricordo le tue prime parole: “chi vuole essere un bravo insegnante deve studiare per tutta la vita”.

Lo confermo

Saluti

Bologna 22 gennaio 2021 ore 20, 54

giovanni ghiselli

p. s.

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