Il Presidente della nostra Repubblica democratica fondata sul lavoro non deve essere un fannullone fanfarone e incapace come il Miles gloriosus
Nella letteratura ce ne sono diversi
Archiloco (VII secolo a. C.) nel cantare la guerra con spirito nuovo, usa il dialetto ionico di Omero e si avvale della sua lezione formale, ma presenta una visione diversa dell'onore e della gloria militare.
Per confermare questa affermazione, in buona parte vera, possiamo utilizzare il frammento 60D:
"non amo lo stratego grande né dall'incedere tronfio
né compiaciuto dei riccioli, bostruvcoisi gau'ron- né ben rasato;-
ma per me sia pur piccolo, e storto di gambe
a vedersi, però che proceda con sicurezza sui piedi, e sia pieno di cuore/"[1]. Tetrametri trocaici catalettici.
Paride miles gloriosus
Nel III canto dell'Iliade troviamo già questo contrasto tra apparenza e sostanza: Ettore rinfaccia a Paride (v. 39) di essere un donnaiolo (gunaimanev") e seduttore (hjperopeutav) di aspetto splendido (ei\do" a[riste) ma senza valore né forza nel cuore (45), capace di portare via donne di uomini bellicosi ma non di affrontarli. Allora Paride gli risponde di non biasimarlo e non rinfacciargli i doni amabili dell'aurea Afrodite (mhv moi dw'r j ejrata; provfere crusevh" jAfrodivth"", 64): nemmeno lui, Ettore, disprezza i magnifici doni degli dèi (qew'n ejrikudeva dw'ra, 65) che del resto nessuno può scegliersi.
Paride era fuggito da Manelao, ma poi decide di affrontare il duello.
Certamente Euripide aveva in mente il topos del "non bello ma buono", quando nell'Oreste (del 408) elabora la così detta "teoria della classe media" e, presentando con simpatia il piccolo proprietario terriero il quale lavora la terra da sé ed è uno di quelli che, soli, salvano la città, si sente quasi in dovere di precisare che era un uomo di aspetto non attraente ma coraggioso (" morfh'/ me;n oujk eujwpov", ajndrei'o" d j ajnhvr", v.918).
Viceversa, ma sempre con un ricordo archilocheo, nella stessa tragedia viene ridicolizzato Menelao, lo spartano e marito di Elena odioso per avere provocato infiniti dolori ai figli di Agamennone: ( "ajll j i[tw xanqoi'" ejp j w[mwn bostruvcoi" gaurouvmeno"" Oreste, v. 1532).
"venga avanti, pavoneggiandosi per i riccioli biondi sugli omeri" .
Il parassita Artotrogo lusinga Pirgopolinice dicendogli che le donne lo trovano bello pulcher e dotato di una chioma che gli dona assai: “vide caesaries quam decet” (Plauto, Miles gloriosus, 63-64). Questo ha sentito dire di lui.
Il cognato di Napoleone Murat è un altro miles gloriosus
Tolstoj in Guerra e pace individua il militare bello e vano, un vero e proprio stratego archilocheo francese e napoleonico, in Gioacchino Murat :" un uomo d'alta statura dal cappello adorno di piume, i capelli inanellati che gli piovevano sulle spalle. Indossava un mantello scarlatto, e le lunghe gambe erano protese in avanti (...) in effetti costui era Murat, che ora aveva assunto la qualifica di re di Napoli (...) cosicché aveva un'aria più trionfante e imponente di quanto l'avesse prima (...) Alla vista del generale russo, con gesto regale e solenne, respinse indietro il capo con quei capelli a riccioli fluenti sulle spalle (...) La faccia di Murat raggiava di stolida soddisfazione" (pp. 925-926).
Bologna 24 gennaio 2022 ore 9, 36
giovanni ghiselli
[1]Questa alta valutazione del cuore e del sentimento si ritroverà, com'è noto, negli autori dello Sturm und drang e del romanticismo: Goethe ne I dolori del giovane Werther scrive(9 maggio 1772):"egli apprezza la mia intelligenza ed i miei talenti più del mio cuore, che è pure l'unica cosa della quale sono superbo, che è pure la fonte di tutto, di ogni forza, di ogni beatitudine e di ogni miseria. Ah, quello che io so, lo può sapere chiunque-ma il mio cuore lo possiedo io solo".
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