venerdì 21 gennaio 2022

Terenzio, Heautontimorumenos. 15

Napoli – Museo Archeologico Nazionale
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IV atto scena 4 (723-748)

 
Bacchide, Clinia, Syro, Dromone, Frigia
 
Bacchide dice alla sua ancella Frigia che Syro le aveva promesso dieci mine poi non gliele ha date  e lei ora gli farà pagare l’imbroglio: quando lo schiavo andrà a pregarla di rientrare in casa, lei non  lo farà, anzi gli prometterà di farlo presto, in modo che lui porti la buona notizia a Clitifone e allora questo  in spe pendebit animi  (727) sarà sospeso nell’animo alla speranza, allora io lo ingannerò:  non ci andrò. Il ragazzo se la prenderà con il servo che mi pagherà il fio con le sua schiena segnata dalle botte.
Decipiam,  (cfr. to deceive) ac non veniam, Syrus mihi tergo poenas pendet (728).
 
Clinia dice piano a Syro: “Satis scite promittit tibi”, ti fa delle promesse abbastanza carine. Detto con ironia ovviamente.
Siro gli risponde: “Atque tu hanc iocari credis? Facies, nisi caveo” ( 729) e tu credi che questa scherzi? Lo farà se non me ne guardo.
I due parlano tra loro a voce bassa e Bacchide continua a parlare a voce alta con Frigia.
L’etera dice che nella casa di Cremete sono tranquilli e ci penserà lei a metterli in agitazione: “dormiunt: ego pol istos commovebo” (730).
 
Fa il contrario della buona moglie Andromaca la quale  nelle Troiane (del 415) di Euripide dice:" Io che mirai alla buona fama (ejgw; de; toxeuvsasa[1] th'" eujdoxiva", v.643) /dopo averla ottenuta in larga misura, fallivo il successo (th'" tuvch" hJmavrtanon [2], v. 644 )./Infatti quelle che sono le qualità conosciute di una sposa saggia/io le mettevo in pratica nella casa di Ettore./Là dunque per prima cosa- che vi sia o non vi sia/motivo di biasimo per le donne (yovgo" gunaixivn, v. 648)- la cosa in sé attira/cattiva fama  se una donna non rimane in casa[3],/io, messo via il desiderio di questo, rimanevo in casa (" e[mimnon ejn dovmoi"", v. 650);/e dentro casa non facevo entrare scaltre chiacchiere di donne/, ma avendo come maestro il mio senno (to;n de; nou'n didavskalon, v. 652)/ buono per natura, bastavo a me stessa./E allo sposo offrivo silenzio di lingua[4] e volto/ calmo ("glwvssh" te sigh;n o[mma q& hJvsucon povsei-parei'con", vv. 654-655); e sapevo in che cosa dovevo vincere lo sposo,/e in che cosa bisognava che lasciassi a lui la vittoria" (vv. 643-656).
 
Bacchide pensa di cambiare amante avendone un altro plausibile e a portata di mano.
 Così fan tutte più o meno ?
L’etera dunque ordina alla sua ancella e paraninfa di correre in una tenuta vicina dove c’è  un soldato cultore di Dioniso-dunque del vino e della licenza.
Frigia deve dirgli che lei si trova  contro voglia invitam  e del tutto sorvegliata adservari (734)  da gente che intende lasciare per andare da lui.
Syro spaventato da questa possibilità abbocca l’amo e grida a Bacchide: “iube maneat” (736).
 La mancanza della congiunzione ut denota la fretta e il pathos di Syro in allarme.
 L’arma della gelosia brandita spesso dalle donne belle e libere di fare quello che vogliono funziona sempre. Del resto la usiamo anche noi maschi quando possiamo.
Bacchide prima  spinge Frigia a procedere con un ordine secco: “I ”,
ma appena Syro nomina l’argentum paratum, il denaro già pronto la puttana cambia idea: “quin ego maneo”, anzi rimango (737)
E Syro : “atqui iam dabitur”, per giunta ti sarà pagato tra poco. Il denaro può rovesciare le situazioni.
Bacchide a questo punto si permette di assumere l’atteggiamento della disinteressata: “Ut lubet. Num ego insto?”, come vi piace, forse che io incalzo? (738).
Syro però aquesto punto le dice che deve passare  nella casa di Menedemo con il suo seguito et tua pompa eo transuducedast
Bacchide riassume l’aria sdegnata e  dà del farabutto (scelus) a Syro il quale cerca di rabbonirla di nuovo nominando un’altra volta il denaro che sta preparando: “Egon? Argentum cudo” (740), io? Conio monete.
Bacchide chiarisce che non si lascerà prendere in giro- inludere-
 
Una prostituta del resto lo fa sempre. Quelle e quelli che vogliono una donna purché donna quale Presidente della Repubblica potrebbero almeno dire, “magari non poprio l’ultima delle prostitute”.
 
Syro ribadisce la sua possibilità e volontà di pagarle il dovuto per le sue prestazioni : “tuom tibi reddo”.
Sicché Bacchide  si convince: Eatur! , si vada. La diatesi passiva  significa la decisione di seguire il servo ruffiano.
Syro avvia la prostituta verso la nuova dimora, poi si rivolge al servo Dromone perché aiuti a sgombrare la casa.  Aggiunge che il vecchio sarà contento nella speranza di essere alleviato nelle spese dalla partenza di quella banda costosa: sperabit sumptum sibi senex levatum esse harunc abitu (746) ma non immagina davvero quanto caro gli costerà questo piccolo risparmio.
 
Succede che un piccolo guadagno si ribalti in una perdita grande. Non bisogna gettarsi subito su qualunque cibo come fanno le galline tripudiando. Avete notato come la gente allunga il collo come vede arrivare i piatti? E appena sono posati sulla tavola si lancia a beccare con rumoroso e affannato tripudio. Non è difficile avvelenare costoro. Fanno con le parole come con il cibo.
 
In chiusura di scena Syro comanda a Dromone di tenere la bocca chiusa.
Dromo obbedisce: “mutum dices” (748), dirai che sono muto
 

Bologna 21 gennaio 2021 ore 10, 42
giovanni ghiselli
 
p. s
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[1] L'ottima sposa si presenta, metaforicamente, come un arciere toxovth" che con il suo arco (tovxon) mira alla buona reputazione cui si accompagna la felicità nella culture of shame
[2] Euripide sembra indicare l'insufficienza "della cultura di vergogna"
[3] Nell'Elettra di Euripide il contadino che ha sposato la figlia di Agamennone senza del resto consumare il matrimonio, dopo avere visto la moglie che parla con Oreste davanti alla casupola le dice:"gunaikiv toi-aijscro;n met' ajndrw'n eJstavnai neaniw'n" ( vv. 343-344), per una donna certo è una vergogna stare fuori con uomini giovani. 
[4] Secondo Saffo il silenzio assoluto è uno degli effetti del mal d'amore: "allora non / è possibile più che io dica niente / ma la lingua mi rimane spezzata" (fr. 31 LP, vv.7-9).

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