Il
teatro rivoluzionario di Terenzio
La
nuova Italia. 1976
Prima parte
I Romantici, tra cui A. W. Schlegel nel Corso di letteratura drammatica , svalutarono Terenzio come scialbo e pedissequo imitatore di Menandro. Per chi lo rivaluta (Croce, Paratore, Traina) Terenzio accentua ancora di più rispetto a Menandro la bontà e la gentilezza d'animo dei personaggi.
Terenzio fa propaganda alla cultura greca assecondando le direttive degli Scipioni in contrapposizione al tradizionalismo catoniano. Gli Adelphoe , composti nel 160 per il funerale di Emilio Paolo che sconfisse Perseo a Pidna (168), raffigurano lo scontro fra queste due culture.
La posizione rivoluzionaria di Terenzio è illuministica e laica: vuole sostituire la ragione all'autorità della tradizione.
Tuttavia non scrive contro le sperequazioni economiche: in questo è più esplicito Menandro come abbiamo visto nel Dyskolos.
Il dramma di Terenzio è "assoluto": il pubblico deve avere l'illusione di assistere a una vicenda reale.
Lontanissimo dunque dallo “straniamento” brechtiano. Compito dell’effetto di straniamento è trasmettere allo spettatore l’atteggiamento scettico che sta alla base della ricerca scientifica, del dubbio cartesiano, della necessità di verificare. Esso permette di trovare sorprendente anche ciò che viene dato per naturale siccome tambureggiato continuamente dalla propaganda.
Terenzio interviene solo nel prologo.
Aristofane invece interveniva nel corso del dramma con le parabasi
I drammi più tradizionali sono Eunuchus e Phormio.
Proprio per questo mi interessano meno.
La polemica contro le convenzioni sociali.
L'Hecyra è considerata dal Paratore il primo grande dramma borghese della letteratura mondiale.
L'opera è una contaminazione tra la commedia omonima - Ekurav di Apollodoro di Caristo nato 305 c. e gli Epitrèpontes di Menandro. Fu rappresentata per la prima volta nel 165 a.C. in occasione dei Ludi Megalenses, ma il pubblico lasciò il teatro, preferendo a questa commedia uno spettacolo circense. Fu riproposta nel 160 a.C. insieme agli Adelphoe senza riscuotere successo. Infine, al terzo tentativo, di nuovo nel 160 ebbe successo, grazie a un'introduzione di Ambivio Turpione, nella quale il capocomico pregava il pubblico di seguire la commedia
Sostrata è la suocera che si sacrifica per la felicità dei due giovani, suo figlio Pamphilus e Filumena, la moglie di lui.
L'originale è di Apollodoro di Caristo (III sec.). Il tema della rinuncia dei vecchi a stare vicino ai giovani probabilmente si trova già nell'originale: infatti nella poesia ellenistica è frequente la vecchia patetica e buona: p. e. l’ospitale Ecale nell’epillio omomimo di Callimaco e molti epigrammi di Leonida di Taranto (III secolo)
Lachete, il padre di Panfilo dice al figlio:"odiosa haec est aetas adulescentulis./e medio aequom excedere est " (Hecyra 619-620), molesta è questa nostra età ai giovani, è giusto togliersi di torno.
I personaggi più nobili vivono le contraddizioni tra le convenzioni sociali e i loro sentimenti, mentre i servi accettano molti pregiudizi volgari.
Il servo di Lachete Parmenione ripete un luogo comune:"mulieres sunt ferme ut pueri levi sententia "( Hecyra , 312), quelle donne sono quasi come i ragazzi dalle opinioni volatili .
Del resto anche Aristotele un altro cultore di molti luoghi comuni, e perciò reazionario, riconosce alle donne solo una debole capacità di deliberazione razionale (Politica I, 1259b).
Panfilo quando apprende del parto di Filumena, prima di sapere che l’ha messa incinta lui, dice che riprenderla in casa non sarebbe conforme alle leggi del decoro l'honestum ( 403-404) e dunque non può farlo "etsi amor me graviter consuetudoque eius tenet " sebbene l’amore e il tempo passato insieme lo tenga ancora mentalmente legato a lei.
Carisio dell'Arbitrato di Menandro è più illuminato (vv. 574-579).
La cortigiana Bacchide è
generosa fino all'inverosimile: ha un significato provocatorio il fatto che un
personaggio emarginato dalla moralità perbenista sappia superare le convenzioni
e obbedire alle leggi dell'umanità:"numquam
animum quaesti gratia ad malas adducam partes "(Hecyra, 836), non mi lascerò mai indurre a una cattiva azione per
il profitto. Bacchide è stata l’amante di Panfilo prima del matrimonio di lui e
forse potrebbe recuperarlo ma si adopera perché i due sposi tornino insieme. Va
a casa di Myrrina, la madre della puerpera e le mostra l’anello che le aveva
regalato Panfilo dopo averlo strappato alla donna violentata e messa incinta da
ubriaco, la stessa che poi averebbe sposato senza riconoscerla.
Tutti i pregiudizi misogini espressi da Lachete (il padre di Panfilo) sono contraddetti dal comportamento delle donne: Sostrata (la suocera), Filumena (la nuora) e Bacchide (la cortigiana).
C'è il rifiuto della misoginia tradizionale (Esiodo, Semonide, Teognide. Perelli ci mette abche Aristofane perché secondo lui il commediografo nelle Tesmoforiazuse fa la parodia delle idee sofistiche le quali sostengono la parità dell'uomo e della donna.
Io trovo invece che le varie Lisistrate e le Ecclesiazuse suscitino simpatia nello spettatore.
Senofonte nell'Economico sostiene che la donna deve stare in casa, Aristotele nella Politica che è fatta per obbedire (1254b-1259b). La VI satira di Giovenale che incrimina le donne e le copre anche di ridicolo.
Già Sofocle, Euipide cominciano a uscire da questo clichè; poi Menandro nell'Arbitrato rappresenta l’etera Abrotono buona e generosa facendo da modello alla Bacchide di Terenzio.
Terenzio presenta le donne come migliori degli uomini. Invero lo avevano già fatto tanto Sofocle quanto Euripide.
Nel II secolo abbiamo un momento di lotta femminista in Roma.
Nel 195 si discusse sull'abrogazione della lex Oppia del 214 che vietava il lusso delle donne le quali scesero in strada contro questa legge suntuaria.
Tito Livio in 34, 2-4, riporta il discorso di Catone che difende la legge con gli argomenti antifemministi: la donna è una creatura riottosa che va tenuto sottomesso. Catone di Plutarco(8) dice che le donne hanno troppa autorità:"tutti gli uomini comandano sulle loro donne, noi su tutti gli uomini, le nostre donne su di noi".
Catone si prese una rivincita sulle rivoltose scese in piazza con il Senatusconsultum de bacchanalibus (186) i quali vennero repressi con manifestazioni di conservatorismo xenofobo ma anche misogino poiché il culto di Bacco era praticato soprattutto da donne.
C'è una polemica in Terenzio contro i matrimoni nei quali viene coartata la volontà dei giovani: le unioni devono fondarsi sulla concordia dei caratteri:"conveniunt mores: valeant qui inter nos discidium volunt: hanc nisi mors mi adimet nemo ", i nostri caratteri vanno d’accordo; tanti saluti a quelli che vogliono dividerci; questa nessuno, tranne la morte, me la toglierà (Andria , 696-697). Parla il giovane Panfilo innamorato di Glicerio, la ragazza venuta dall’isola di Andro. Il ragazzo è ostacolato dal padre Simone che vorrebbe ammogliare il figlio con la figlia di Cremete
Cremete dal canto suo non vuole dare la figlia a uno che non l'ama, per i litigi che renderebbero aleatorio il matrimonio: filiam ut darem in seditionem atque incertas nuptias (Andria , 830).
Terenzio non arriva in questa sua valutazione dei diritti dell'amore a fare sposare ragazzi di buona famiglia con delle cortigiane: negli Adelphoe , Ctesifone si tiene Bacchide come concubina.
Tuttavia suo fratello Echione sposa una ragazza senza dote.
Il matrimonio contrastato tra ricco e povera si trova già in Menandro.
Nel Dyskolos però l'amore nasce solo dalla attrazione fisica: Sostrato si innamora della figlia di Cnemone solo per averla vista.
In Terenzio è più importante l’accordo dei caratteri.
Il matrimonio è variamente valutato da Terenzio: Micione, un sessantacinquenne, non sposato, riporta come diffusa l’opinione della fortuna dei celibi :"quod fortunatum isti putant- uxorem numquam habui " (Adelphoe 43-449.
Del resto questo scapolo si assume con Eschino, figlio del fratello Demea, tutte le incombenze dei padri e alla fine della commedia si sposerà con la madre vedova della moglie del nipote.
In Menandro il tema dell'ingiustizia sociale è più frequente che in Terenzio: nel Duvskolo~ Sostrato raccomanda al padre Callippide di essere generoso con i poveri poiché la ricchezza appartiene alla fortuna e non è sicura: meno incerta è la riconoscenza che deriva dai benefici elargiti (vv. 797 e sgg.).
Menandro sembra suggerie un rimedio al pauperismo diffuso in Grecia nel IV secolo.
Anche Gorgia, il ragazzo indigente, ammonisce il giovane Sostrato innamorato di sua sorella di non approfittare delle sue ricchezze poiché il povero che subisce un'ingiustizia è l'essere meno ragionevole di questo mondo: prima si lamenta poi si rivolta (293 sgg.).
Tutti i pregiudizi misogini espressi da Lachete (il padre di Panfilo) sono contraddetti dal comportamento delle donne: Sostrata (la suocera), Filumena (la nuora) e Bacchide (la cortigiana).
C'è il rifiuto della misoginia tradizionale (Esiodo, Semonide, Teognide. Perelli ci mette abche Aristofane perché secondo lui il commediografo nelle Tesmoforiazuse fa la parodia delle idee sofistiche le quali sostengono la parità dell'uomo e della donna.
Io trovo invece che le varie Lisistrate e le Ecclesiazuse suscitino simpatia nello spettatore.
Senofonte nell'Economico sostiene che la donna deve stare in casa, Aristotele nella Politica che è fatta per obbedire (1254b-1259b). La VI satira di Giovenale che incrimina le donne e le copre anche di ridicolo.
Già Sofocle, Euipide cominciano a uscire da questo clichè; poi Menandro nell'Arbitrato rappresenta l’etera Abrotono buona e generosa facendo da modello alla Bacchide di Terenzio.
Terenzio presenta le donne come migliori degli uomini. Invero lo avevano già fatto tanto Sofocle quanto Euripide.
Nel II secolo abbiamo un momento di lotta femminista in Roma.
Nel 195 si discusse sull'abrogazione della lex Oppia del 214 che vietava il lusso delle donne le quali scesero in strada contro questa legge suntuaria.
Tito Livio in 34, 2-4, riporta il discorso di Catone che difende la legge con gli argomenti antifemministi: la donna è una creatura riottosa che va tenuto sottomesso. Catone di Plutarco(8) dice che le donne hanno troppa autorità:"tutti gli uomini comandano sulle loro donne, noi su tutti gli uomini, le nostre donne su di noi".
Catone si prese una rivincita sulle rivoltose scese in piazza con il Senatusconsultum de bacchanalibus (186) i quali vennero repressi con manifestazioni di conservatorismo xenofobo ma anche misogino poiché il culto di Bacco era praticato soprattutto da donne.
C'è una polemica in Terenzio contro i matrimoni nei quali viene coartata la volontà dei giovani: le unioni devono fondarsi sulla concordia dei caratteri:"conveniunt mores: valeant qui inter nos discidium volunt: hanc nisi mors mi adimet nemo ", i nostri caratteri vanno d’accordo; tanti saluti a quelli che vogliono dividerci; questa nessuno, tranne la morte, me la toglierà (Andria , 696-697). Parla il giovane Panfilo innamorato di Glicerio, la ragazza venuta dall’isola di Andro. Il ragazzo è ostacolato dal padre Simone che vorrebbe ammogliare il figlio con la figlia di Cremete
Cremete dal canto suo non vuole dare la figlia a uno che non l'ama, per i litigi che renderebbero aleatorio il matrimonio: filiam ut darem in seditionem atque incertas nuptias (Andria , 830).
Terenzio non arriva in questa sua valutazione dei diritti dell'amore a fare sposare ragazzi di buona famiglia con delle cortigiane: negli Adelphoe , Ctesifone si tiene Bacchide come concubina.
Tuttavia suo fratello Echione sposa una ragazza senza dote.
Il matrimonio contrastato tra ricco e povera si trova già in Menandro.
Nel Dyskolos però l'amore nasce solo dalla attrazione fisica: Sostrato si innamora della figlia di Cnemone solo per averla vista.
In Terenzio è più importante l’accordo dei caratteri.
Il matrimonio è variamente valutato da Terenzio: Micione, un sessantacinquenne, non sposato, riporta come diffusa l’opinione della fortuna dei celibi :"quod fortunatum isti putant- uxorem numquam habui " (Adelphoe 43-449.
Del resto questo scapolo si assume con Eschino, figlio del fratello Demea, tutte le incombenze dei padri e alla fine della commedia si sposerà con la madre vedova della moglie del nipote.
In Menandro il tema dell'ingiustizia sociale è più frequente che in Terenzio: nel Duvskolo~ Sostrato raccomanda al padre Callippide di essere generoso con i poveri poiché la ricchezza appartiene alla fortuna e non è sicura: meno incerta è la riconoscenza che deriva dai benefici elargiti (vv. 797 e sgg.).
Menandro sembra suggerie un rimedio al pauperismo diffuso in Grecia nel IV secolo.
Anche Gorgia, il ragazzo indigente, ammonisce il giovane Sostrato innamorato di sua sorella di non approfittare delle sue ricchezze poiché il povero che subisce un'ingiustizia è l'essere meno ragionevole di questo mondo: prima si lamenta poi si rivolta (293 sgg.).
Bologna 11 gennaio 2022 ore 19, 14
Giovanni ghiselli
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