lunedì 12 luglio 2021

Antonio dopo la sconfitta in Plutarco e in Costantino Kavafis

Ricordate i brutti segni che preannunciano ad Antonio la sconfitta nell’Antonio e Cleopatra di Shakespeare?

Ve ne rammento uno, l’ultimo.

Nella mezzanotte fra il 31 luglio e il primo agosto del 30 ci furono i segni della fine di Antonio.

Si racconta che improvvisamente si udirono suoni armoniosi di vari strumenti e il clamore di una folla-kai; boh;n o[clou- con grida e danze da satiri, come fosse una schiera dionisiaca che procedeva non senza turbolenza-w{sper qiavsou tino;" oujk ajqoruvbw" ejxelauvnonto" - e sembrava che avanzasse attraverso il centro della città in direzione della porta esterna, quella rivolta dalla parte dei nemici-ejpi; th;n puvlhn e[xw th;n tetrammevnhn pro;" tou;" polemivou" –.

Là giunto, il  tumulto arrivato al massimo, cessò. Kai; tauvth/ to; qovrubon ejkpesei`n plei`ston genovmenon- A chi esaminava il segno pareva che abbandonasse Antonio il dio con il quale egli aveva continuato a identificarsi e a conformarsi (Plutarco, Vita di Antonio, 75, 4-6).

 

Su questo episodio Costantinos Kavafis  scrive una poesia, tra le più note delle sue.

JApoleipein oj qeo;"  jAntwvnion. E’ greco moderno. il dio abbandona Antonio.

 

Il poeta suggerisce allo sconfitto di non impietosirsi per  la fortuna che lo abbandona e per le sue imprese fallite, per i progetti caduti, per  la zattera della sua vita che sta naufragando.

Salutala la tua Alessandria che dilegua. Avvicinati con passo fermo alla finestra e concediti quest’ultimo piacere con passo fermo. Ascolta il suono, il dolcissimo concerto tou` mistikou` qiavsou, della mistica brigata e saluta la tua Alessandria che perdi.

giovanni ghiselli

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