lunedì 26 luglio 2021

Aristofane, Acarnesi, quinta parte.

 


 

 Diceopoli continua a "celebrare felicemente le Dionisie agresti liberatosi dal servizio militare"(Acarnesi, 250-251) grazie alla tregua trentennale.

Alla figlia chiede di reggere il canestro-to; kanou`n-253 con faccia seria, ma tale serietà è subito contraddetta dall’augurio alla ragazza di un beato pretendente -makavrio" 254- che la prenderà in moglie e le farà fare dei gattini che scorreggino all’alba non meno di te.

 

Il matrimonio non è una cosa seria in Aristofane che spesso lo ridicolizza mentre Euripide lo tragicizza, il Socrate di Platone non se ne cura.  Senofonte invece gli attribuisce una certa importanza, poi anche Menandro nella Commedia nuova. Eschilo lo presenta grondante sangue in una guerra tra i sessi, Sofocle lo fa apparire meno vincolante dei legami di sangue o pure contratto fra consanguinei per errore, sempre con esiti catastrofici.

Il fatto è che in una democrazia seguita direttamente dal popolo la vita pubblica prevale su quella familiare.

Questa verrà fatta scomparire del tutto da Platone per quanto riguarda le due classi più altre.

 

 

 

Diceopoli ricorda ancora una volta al servo Xantia il compito di tener dritto il fallo cui egli stesso che dirige la festa può indirizzare un canto gioioso grazie alla tregua privata che lo ha liberato da "guerre e da Lamachi"(vv.269-270).

 

Lamaco era uno stratego e secondo Aristofane uno dei guerrafondai. Sarà uno dei capi della spedizione in Sicilia dove perderà la vita, nel 414.

 

Diceopoli canta rivolgendosi al fallo personificato in Falh`", compagno di Bacco (263). Il vino favorisce l’amore dirà il protsgonista dell’Asino d’oro di Apuleio.

Il curiosus  Lucio, preparandosi a un incontro amoroso con  l'ancella Fotide, ricevuta in dono un'anfora di prezioso vino invecchiato, vini cadum in aetate pretiosi,  invita l'amante a bere insieme il liquido di Bacco elogiandolo come il miglior viatico per percorrere una lunga rotta sulla barca di Venere:"Ecce-inquam,-Veneris hortator et armĭger Liber advenit ultro! Vinum istud hodie sorbamus omne, quod nobis restinguat pudoris ignaviam et alacrem vigorem libidinis incutiat. Hac enim sitarchĭa navigium Veneris indĭget sola, ut in nocte pervigili et oleo lucerna et vino calix abundet " (II, 11), ecco, dico, che stimolatore e armigero di Venere arriva Libero spontaneamente ! Beviamocelo tutto oggi questo vino che spenga in noi la viltà del pudore e susciti un focoso vigore di libidine. In effetti la barca di Venere ha bisogno soltanto di questo approvvigionamento in modo che, durante la notte di veglia, la lucerna sia piena d'olio e la coppa di vino.

 

Però non bisogna berne troppo.

Il portiere del castello di Macbeth, una specie di portiere dell'inferno come ipotizza di essere con ironia sofoclea[1], disquisisce,  intorno agli effetti del bere sulla libidine: la provoca e la disfa; provoca il desiderio ma ne porta via l'esecuzione. " Therefore, much drink may be said to be an equivocator with lechery ", perciò bere molto si può denominare colui che rende equivoca la lascivia: la crea e la distrugge; la spinge innanzi e la tira indietro; la persuade e la scoraggia; "makes him stand to, and not stand to", la mette in piedi e non la tiene su, insomma la equivoca col sonno e dandole una smentita la pianta (Shakespeare, Macbeth, II, 3).

 

Diceopoli continua a cantare ringraziando Falh`" che gli fa incontrare la fiorente (wjrikhvn) serva tracia di Strimodoro qundo torna dalla petraia con legna rubata e lo ispira a sollevarla, poi gettarla a terra e deflorarla.

La violenza della guerra ha contaminato anche l’atto sessuale, pure se questo è molto più dolce- pollw`/ h{dion-271 a detta di Diceopoli. Non lo condivido ma non censuro i testi.   

Falh`" è invitato a bere una coppa di pace mentre lo scudo sarà appeso sopra la brace,

Lo scudo ha avuto uno spazio non piccolo nella letteratura antica-cfr. Archiloco e Tacito (Germania)  

 

Il rapporto amichevole con il fallo è tipico delle vitalità esuberanti e ottimistiche reperibili, almeno in letteratura, solo nei momenti di relativo ottimismo come questo dovuto alla pace stipulata: infatti nel Satyricon  che secondo Huysmans "dipinge in una lingua da orafo i vizi d' una civiltà decrepita" (A ritroso , p. 45) il protagonista Encolpio, colpito da paralisi sessuale, cerca di punire il pene "contumace" con un'invettiva che inizia con queste parole:"quid dicis...omnium hominum deorumque pudor? ", cosa ne dici, vergogna degli uomini e degli dèi?(132).

 

Inizia un amebeo con versi recitati alternatamente

 Diceopoli viene rintracciato dal coro degli Acarnesi i quali entrano in scena inferociti e si esortano a vicenda per dargli una lezione:

 "dagli dagli dagli dagli, bavlle bavlle bavlle bavlle

colpisci colpisci il maledetto"( pai'e pai'e to;n miarovn- ouj balei'ς, ouj balei'ς; 281-283), facendo uso di una paratassi che ricorda quella ossessiva delle Erinni di Eschilo ( labev, labev, labev, fravzon,  Eumenidi vv. 130 sgg.).

Diceopoli domanda quale sia l’accusa e gli Acarnesi gli danno dell’infame, svergognato e traditore della patria-w\ prodovta th`" patrivdo" (290)

Per fortuna i coreuti sono vecchi, e Diceopoli riesce a chiedere la parola. Gli anziani non gli tirano le pietre, però manifestano in ogni caso impazienza e odio, ancora più sentito di quello che provano nei confronti di Cleone, il demagogo di cui vogliono fare "suole da scarpe per i cavalieri"(301).

Con questo verso è preannunciata la commedia dell'anno successivo, i Cavalieri appunto, che avrà come bersaglio polemico il beniamino del popolo detestato dalla classe abbiente.

Negli Acarnesi  intanto ferve una discussione polemica tra il coro e Diceopoli il quale prova a sostenere che i nemici Spartani non sono causa di tutti i nostri mali né  hanno sempre inflitto ingiustizia ma l'hanno anche subita (314).

Questa obiettività cavalleresca nei confronti del nemico deriva dall'epica omerica e prosegue nella storiografia di Erodoto che nel proemio delle sue Storie si propone di raccontare "le imprese grandi e meravigliose messe in luce alcune dagli Elleni altre dai barbari".

 

L’ obiettività nei confronti degli Spartani per fare un solo esempio è assente dall’Andromaca di Euripide. Non manca nella Storia di Tucidide che  tuttavia non la conserva per il nemico interno, il nemico di classe, cioè Cleone che viene maltrattato e calunniato quanto da Aristofane e con maggiore serietà.

 

Ma i semplici Acarnesi, manipolati dalla propaganda guerrafondaia non sono obiettivi e non sopportano le parole spese per difendere il nemico, al punto che minacciano di morte Diceopoli (324) il quale prova a difendersi affermando di avere in mano degli ostaggi e controminacciando di uccidere questi (327). In realtà l'ostaggio è un cesto pieno di carbone, ma questo per i carbonai di Acarne equivale a un tesoro in pericolo di vita: sicché accettano di ascoltare le ragioni pacifiste di Diceopoli.

Il cittadino giusto premette chr ha paura di parlare in favore dei Lacedemoni perché conosce il carattere delle persone gossolane: godono se un impostore elogia loro e la città e nello stesso tempo non si accorgono di essere trattati come merce- kajntau`qa lanqavnous ’ apempolwvmenoi (374).

 

Così veniamo trattati tutti noi dalla pubblicità ubiqua e da altre ingannevoli propagande che vogliono annientare il nostro pensiero critico e soffocare la nostra umanità.

Con questi miei scritti, le mie conferenze e i miei corsi, cerco di tenere vivo e desto lo spirito critico insegnando a chi mi legge e ascolta a non lasciarsi trattare come merce.

 

I vecchi, aggiunge Diceopoli, non badano ad altro che a mordere con il loro voto- oujde;n blevpousin a[llo plh;n yhfhdakei`n (376). Questo mordere o pungere dei vecchi con il voto sarà raccontato e messo in ridicolo nella commedia le Vespe (del 422) che vedremo più avanti

 

 Il protagonista quindi si rivolge al pubblico identificandosi con l'autore della commedia e ricordando i rischi corsi l'anno prima (426) per  i Babilonesi  quando Cleone "mi trascinò in tribunale"( m j eij" to; bouleuthvrion-dievballe, 379-380); ora, prima di parlare, chiede il permesso di vestirsi nel modo più pietoso (384) per suscitare compassione e limitare il pericolo.

Il coro gli dà il permesso di vestirsi come preferisce.

 

Sicché Diceopoli  decide che deve andare da Euripide per farsi dare gli stracci con i quali presenta sulla scena i suoi personaggi pezzenti- kai; moi badiste j ejsti;n wJ" Eujripivdhn- 394

 

giovanni ghiselli 26 luglio 2021

 

 

 

 

 

 

 



[1] Egli esordisce dicendo: questo si chiama bussare per davvero! Se un uomo fosse portiere dell'inferno (if a man were porter of hell-gate) avrebbe l'abitudine antica di girare la chiave (II, 3). Non "possiamo fare a meno di sentire che nel far finta di essere il portiere dell'inferno egli è terribilmente vicino alla verità" (Bradley, op. cit., p. 424).

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