giovedì 8 luglio 2021

La Nona Sinfonia di Beethoven e il dionisiaco

Questa sera dopo la bicicletta tra le 20,30 le 21,30, ho visto due programmi: uno con le mosse sbracciate, gli scuotimenti di testa e gli slogan della povera Raffaella Carrà, uno con l’esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven.

Vi ho visto l’antiarte seguita dall’arte e ho capito perché Raffaella non mi è mai piaciuta. Un allievo mi ha ricordato che ne sconsigliavo la visione  in classe già verso il 1986. Ora, ripeto, mi disiace che sia morta ma la polemica che ci è stata su quanto ho scritto, mi ha fatto capire che c’è un abisso tra il genere dello spettacolo rappresentato da lei e quelli che piacciono a me. Credo che ci sia un’ incompatibilità tra i gusti di quelli cui piaceva la Carrà e i gusti miei

Anche questi ad alcuni piacciono ad altri no.

Non biasimo e non elogio né gli uni né gli altri, tanto meno prpongo me stesso quale modello,  ma so che siamo due specie spirituali e culturali diverse e contrapposte.  

Riporto sotto un brevissimo oggetto dei miei studi. Pure questi ad alcuni non piacciono. Dunque non mi leggano e lasciamoci in pace a vicenda. Per favore.

 “Sotto l'incantesimo del Dionisiaco non solo si stringe il legame fra uomo e uomo, ma anche la natura estraniata, ostile o soggiogata, celebra di nuovo la sua festa di riconciliazione col suo figlio perduto, l'uomo.

 La terra offre spontaneamente i suoi doni, e gli animali feroci delle terre rocciose e desertiche si avvicinano pacificamente. Il carro di Dioniso è tutto coperto di fiori e ghirlande: sotto il suo giogo si avanzano la pantera e la tigre. Si trasformi l'inno alla gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con l'immaginazione, quando i milioni si prosternano rabbrividendo nella polvere: così ci si potrà avvicinare al dionisiaco. Ora lo schiavo è uomo libero, ora s'infrangono tutte le rigide, ostili delimitazioni che la necessità, l'arbitrio o la moda sfacciata hanno stabilite fra gli uomini. Ora, nel vangelo dell'armonia universale, ognuno di sente non solo riunito, riconciliato, fuso col suo prossimo, ma addirittura uno con esso, come se il velo di Maia fosse stato strappato e sventolasse ormai in brandelli davanti alla misteriosa unità originaria"[1]. 

Cfr. Il primo Stasimo delle Baccanti.

Ant. b Il demone figlio di Zeus

gioisce delle feste,

e ama Irene che dona benessere,

dea nutrice di figli.                                                                        420

Uguale al ricco e a quello di rango inferiore

concede di avere la

 gioia del vino che toglie gli affanni (vv. 417-423)

 

L' Inno alla gioia è originariamente un componimento giovanile di Friedrich Schiller (1759-1805). Con questa ode il poeta intendeva esprimere la sua visione idealistica sullo sviluppo di un legame di fratellanza fra le persone: « L'uomo è per ogni uomo un fratello! Che tutti gli esseri si abbraccino! Un bacio al mondo intero! ».

Beethoven condivise questa visione e scelse di musicare la poesia di Schiller nel movimento finale della sua Nona Sinfonia, che compose nel 1823. Il risultato fu la famosa melodia dell''Inno alla gioia'.


An die Freude


Freude, schöner Götterfunken,
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken ,
Himmlische, dein Heiligtum.
Deine Zauber binden wieder,
Was die Mode streng geteilt
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Wem der grosse Wurf gelungen,
Eines Freundes Freund zu sein,
Wer ein holdes Weib errungen,
Mische seinen Jubel ein!
Ja, - wer auch nur eine Seele
Sein nennt auf dem Erdenrund!
Und wer's nie gekonnt, der stehle
Weinend sich aus diesem Bund!
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur;
Alle Guten, alle Bösen
Golgen ihrer Rosenspur!
Küsse gab sie uns und Reben
Einen Freund, geprüft im Tod!
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott!
wie Froh, seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt'gen Plan,
Laufet, brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen.
Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuss der ganzen Welt!
Brüder, über'm Sternezelt
Muss ein lieber Vater wohnen
Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Such' ihn über'm Sternenzelt!
Über Sternen muss er wohnen!

Alla gioia

Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.

L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito, lasci
piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;

tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva ,
un amico, provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio (vada) al mondo intero
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

 



"Con il termine "dionisiaco" si esprime: un impulso verso l'unità, un dilagare al di fuori della persona, della vita quotidiana, della società, della realtà, come abisso dell'oblio…un'estatica accettazione del carattere totale della vita…la grande e panteistica partecipazione alla gioia e al dolore, che approva e santifica anche le qualità più terribili e problematiche della vita…

Con il termine apollineo si esprime: l'impulso verso il perfetto essere per sé, verso l'"individuo" tipico, verso tutto ciò che semplifica, pone in rilievo, rende forte… Lo sviluppo ulteriore dell'arte è legato all'antagonismo di queste due forze artistiche della natura così necessariamente come lo sviluppo ulteriore dell'umanità è legato all'antagonismo dei sessi. La pienezza della potenza e la moderazione, la più alta affermazione di sé in una bellezza fredda, aristocratica, ritrosa: l'apollinismo della volontà ellenica"[2].

 

Bologna 8 luglio 2021 ore 23, 19

giovanni ghiselli 

 



[1] F. Nietzsche, La nascita della tragedia, capitolo 1.

[2] F. Nietzsche, Frammenti postumi, Primavera 1888-14, p. 216.

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