mercoledì 7 luglio 2021

"HEREDITAS - Macchine del Tempo, Equilibri(smi) ex-Machina". Prima parte della conferenza, sabato 10 luglio 2021


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HEREDITAS - Macchine del Tempo, Equilibri(smi) ex-Machina
online (via zoom) in data 10 luglio 2021, ore 11.00–13:00
 
Chi vuole il link mi mandi la richiesta per posta elettronica g.ghiselli@tin.it
E’ gratuito
 
 
OMERO
Nel secondo canto dell’Iliade,  Odisseo, simile a Zeus per intelligenza ("Dii; mh'tin ajtavlanton", v. 169) riceve da Atena il compito di trattenere la fuga dell'esercito acheo da Troia con blande parole ("ajganoi'" ejpevessin", v. 180). La dea per rivolgersi all'eroe utilizza un epiteto formulare ("polumhvcan j",  v. 173, ricco di risorse) Odisseo viene  caratterizzato come uomo intelligente e capace. Capace di che cosa? Intanto notiamo questa capacità di ristabilire una situazione compromessa; infatti Odisseo riesce a fermare l'esercito in fuga alternando le blande parole con le ingiurie, e facendo cadere lo scettro-bastone sul petto e le spalle dell' ai[scisto" ajnhvr, il deforme Tersite.
Odisseo dunque è un uomo stabilizzante e ristabilizzante. Quindi egli parla all'esercito, non senza essere stato adornato con altri epiteti: di'o", Iliade , II, v. 244, splendido (questo molto generico invero, attribuito in XIV, 3 dell'Odissea  anche al porcaro il quale del resto, ha il comportamento dello schiavo nobile); poi ptolivporqo", Iliade  II, 278, distruttore di rocche, anche questo generico e attribuito pure, a maggior ragione, ad Ares Achille e all’ Oileo; infine viene qualificato con un epitero uno più specificamente odissiaco, eüfronevwn, v. 283, assennato.
A tali aggettivi non bisogna dare troppa importanza poichè spesso sono stereotipati, e la loro presenza è imposta dalla necessità metrica che "nella poesia omerica è fattore determinante anche per la scelta delle espressioni e degli epiteti"[1].
  Invece sono caratterizzanti le parole che Odisseo rivolge all'assemblea dopo averla ricompattata. Egli accusa i soldati di essere come bambini piccoli o come donne vedove (" wJv" te ga;r hj; pai'de" nearoi; ch'raiv te gunai'ke"", Iliade , II, v. 289) mettendo in luce una distinzione tra l' uomo compiuto (l' a[ndra del primo verso dell'Odissea , egli stesso, capace di riflettere, parlare e agire) e l'uomo bambino o l'uomo femmina querula, creature dalla ragione meno sviluppata, come abbiamo si legge anche in Siddharta  di H. Hesse. La maturità riflessiva e intelligente, indipendente dall'istinto del gregge è un aspetto distintivo dell'uomo Ulisse. E' proprio questa sua indipendenza a renderlo ajnhvr,  latinamente vir , capace appunto di virtù la quale, afferma Nietzsche, "è il vero e proprio vetitum entro ogni legislatura di gregge"[2]. Di tale virtù-capacità fa parte quella di opporre resistenza alle contrarietà di cui è piena la vita. Un' esortazione che Ulisse  rivolge più volte a se stesso e ai suoi compagni di avventura a cominciare da questo discorso dell'Iliade  dove esorta i soldati dicendo:"tlh'te, fivloi, kai; meivnat&"(v. 299) sopportate e aspettate.
 
nell'Odissea il protagonista appare a tratti come un patriarca artigiano-contadino, abile in tutti i lavori: per necessità si costruisce una buona zattera (V 234 sgg.), ma si è anche fabbricato da solo il letto nuziale (XXIII 189 sgg.) e una volta dichiara di saper falciare e arare con bravura e senza stancarsi (XVIII 366 sgg.) e se ne vanta"(p. 126).
Per quanto riguarda il letto, Odisseo una volta che è tornato e ha ucciso i proci, si irrita davanti alla diffidenza eccessiva di Penelope e la chiama daimonivh (v. 166) disgraziata, cui  gli dei  fecero un cuore ajtevramnon (167) duro, quindi ordina a Euriclea di preparargli il letto dove può dormire anche da solo.
La moglie lo mette alla prova e ordina alla nutrice di stendere per l’ospite il  letto robusto di Odisseo fuori dalla solida stanza: “ jall j a[ge oiJ J stovreson pukino;n levco~ , Eujruvkleia-  ejkto;~ eu>staqevo~  qalavmou” (XXIII, 176-177).
Odisseo  a questo punto si adira e perde il solito autocontrollo: il suo letto infatti non è spostabile siccome l’ha fatto lui, con le sue mani su un tronco d’olivo grosso come una colonna. Intorno a quello egli costruì la stanza (v. 192).
Così Penelope ha shvmat j e[mpeda (206)  segni sicuri (saldamente fissati al suolo).
 
Polumhvcano" dunque pieno di risorse, dalle molte mhcanaiv, macchine, strumenti, artifici.
Per quanto concerne il lavoro dei campi, Odisseo replica a Eurimaco, uno dei capi dei proci che gli ha dato dell’accattone e del fannullone che se lo mettesse alla prova nel lavoro dei campi, potrebbe vedere se sa tagliare i solchi diritti (Odissea, XVIII, 375).
 
A proposito del "Tolstoj omerico" si possono vedere alcune parole sulla gioia di lavorare in campagna, in particolare della falciatura compiuta da padrone-contadino Levin:"Levin procedeva fra loro due. Nel pieno della calura non gli sembrava poi molto faticoso falciare. Il sudore che lo inondava gli dava frescura e il sole, che gli scottava la schiena, la testa e il braccio rimboccato sino al gomito, gli dava vigore e tenacia nel lavoro, e sempre più frequenti gli venivano quei momenti di incoscienza quando si poteva non pensare a quel che si faceva e la falce tagliava da sé. Ed erano momenti felici"[3].
giovanni ghiselli
 


[1]Cantarella-Scarpat, op. cit., p. 151.
[2]Scelta di frammenti postumi 1887-1888 , p. 324. 
[3]Tolstoj, Anna Karenina , pp. 257-258.

3 commenti:

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