In Delitto e castigo cè il confronto di Raskolnikov con la fede di Sonja che lo invita a baciare la terra
insozzata da lui stesso , ad accettare la sofferenza, a capire e riscattarsi
con essa: tw'/ pavqei mavqo" /Eschilo, Agamennone, 177[1].
Anche lo Starez Zossima dei Fratelli Karamazov bacia la terra, muore baciando la terra: “si lasciò scivolare dolcemente dalla
poltrona sul pavimento, e inginocchiandosi, si chinò col viso fino a toccar
terra, si prosternò, allargò le braccia in croce; e come invaso dall’estasi,
baciando la terra e pregando (come appunto aveva insegnato a fare), serenamente
e gioiosamente rese l’anima a Dio”[2].
Alioscia segue
l’esempio del maestro: “Una notte fresca e calma fino all’immobilità avvolse la
terra…Alioscia rimase a guardare per un momento quello spettacolo, poi, ad un
tratto, si gettò con la faccia a terra come se l’avessero falciato. Egli non
sapeva perché l’abbracciasse, non si rendeva conto della ragione per cui gli
fosse venuta quella terribile voglia di baciarla, di baciarla tutta; ma egli la
baciava piangendo, singhiozzando, inondandola delle sue lacrime, e giurando, in
uno slancio impetuoso, di amarla, di amarla eternamente. “Inonda la terra delle
tue lacrime di gioia, e amale, codeste tue lacrime…”, disse una voce nella sua
anima”[3].
Si pensi alla “cura di Anteo”, un gigante libico che
uccideva i viandanti e acquisiva forza dal contatto con sua madre, che poi è la
madre di tutti, la
Terra. Ercole dovette sollevarlo dal suolo e togliergli il
contatto con la madre per strozzarlo:"La civilizzazione e
l'intellettualità son belle cose, son grandi cose, non vogliamo certo negarlo.
Ma senza quella che noi un giorno definiremo la compensazione di Anteo, sono
rovinose per l'uomo e creano la malattia"[4].
In ogni caso non si deve mai perdere l’amore per la
vita terrena e per la stessa terra:“ Bleibt
mir der Erde treu, meine Brüder, mit der Macht euer Tugend! Restatemi
fedeli, fratelli miei, alla terra con tutta la forza della vostra virtù! Il
vostro amore, che tutto dona, e la vostra conoscenza servano il senso della terra”. Così parla
Zarathustra…Bacia la terra e amala incessantemente, insaziabilmente-dice lo
starets Zosima-cerca questa estasi e questa esaltazione. Bagna la terra con le
lacrime della tua gioia e ama queste tue lacrime”[5].
La prostituta Sonja è una
peccatrice che ha venduto se stessa, ma nemmeno una goccia di vera depravazione
era entrata nel suo cuore. Cfr. La
logica aperta al contrasto nelle Coefore di Eschilo
(461) :
" [Arh" [Arei xumbalei', Divka/ Divka”.
A D interessa il tempo della
crisi, mentre salta quello biografico. Anche nell’Idiota (1869) c’è la carnevalizzazione.
Myskin è un eccentrico pieno di diversità dalla gente usuale: è privo di ogni
diffidenza, non mente, non dà importanza al denaro, non occupa alcuna posizione
che possa limitare la sua umanità. E’ del tutto stravagante: non sa cosa sia la
malafede e arriva ad amare il rivale Rogožin che ha cercato di ucciderlo.
Dove compare il principe si rompono le barriere della menzogna e si crea la
sincerità carnevalesca.
Vediamo l’episodio del vaso cinese.
Aglaja aveva detto al principe che la madre ci teneva
tanto ma poi aggiunge: “dovete almeno
rompere il vaso cinese del salotto! E’stato pagato caro: fatemi il piacere di
romperlo. La mamma scoppierà in pianto davanti a tutti, tanto le è caro” 663
Myskin temeva di romperlo per paura e imbarazzo.
Nel salotto degli Epancin c’è un’atmosfera falsa:
falsa cortesia, falsa amicizia. Tutta una messa in scena 674.
Myskin prima tace poi parla contro il cattolicesimo
che predica un Cristo travisato ed è la continuazione dell’impero romano (687),
un apparato di potere. La chiesa cattolica è venale: compra e vende tutto, è un
mercato. Il socialismo e l’ateismo sono conseguenze del disgusto ispirato dai
preti cattolici. Il socialismo vuole sostituire lo scomparso potere morale
della religione con la violenza. Quindi gesticolando l’Idiota rompe il vaso.
Un libro di critica non privo
di arbìtri dilettanteschi ma nemmeno di spunti interessanti è quello di Merezkoskij Tolstoj e Dostoevski del
1902.
Secondo questo autore, D mostra
che il pensiero scientifico dal Rinascimento in poi ha portato l’Europa
sull’orlo dell’abisso dove cadrà se non tornerà a volgersi verso la religione. I Demoni (1873), i terroristi, sono
stati educati male, pervertiti da un intellettuale occidentalista.
Stepan
Trofimovič cattivo maestro di Nikolaj Stavrogin
L’essenza
dei tempi moderni è il nichilismo che è la negazione di Dio e si trova tanto
nel liberalismo quanto nel comunismo. Wille
zum Nichts.
Bisogna tornare al popolo
russo, alla terra russa, al cristianesimo.
D sente che la civiltà occidentale sta per esplodere siccome l’Europa è
piena di egoismo, odio, diffidenza. La scienza moderna si occupa di quisquilie
inutili o dannose. L’unica scienza utile è quella del bene e del male.
Cfr. Prometeo incatenato di Eschilo e
cfr. il massimo oggetto di scienza di Platone
La scienza deve renderci liberi di giungere a vedere
l’idea del bene. L’uomo ispirato dalla visione del bene-ijdeva tajgaqou' il massimo oggetto di scienza[6]-
ha tutte le virtù e sa affrontare tutti gli imprevisti della vita. E’ la
dialettica che ci porta a vedere l’idea del bene che è fonte dell’ajlhvqeia e dell’oujsiva, della
realtà e dell’essere.
Seneca deplora lo studio delle quisquilie studi
letterari: Quaeris Ulixes ubi erraverit
potius quam efficias ne nos semper erremus? (Ep., 88, 7).
giovanni ghiselli
[1] E,
poco più avanti :"goccia invece del
sonno davanti al cuore/il penoso
rimorso, memore delle pene inflitte; e anche/sui recalcitranti arriva il momento
della saggezza" ( kai;
par j a[-konta" h\lqe swfronei'n , Agamennone, vv. 179-181).
[2] F. Dostoevskij, I
fratelli Karamazov, p. 407.
[3] F. Dostoevskij, I
fratelli Karamazov, p. 451.
[4] T. Mann. Carlotta a Weimar, p. 403.
[5] D. Merezkovskij, Tolstòj
e Dostoevskij., p. 366.
[6] mevgiston mavqhma, il massimo oggetto di scienza che è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica, 505a:"hJ tou' ajgaqou' ijdeva
mevgiston mavqhma".).
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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