mercoledì 14 luglio 2021

Fëdor Dostoevskij. Conferenza in piazza Verdi a Bologna,l 21 luglio 2021. 2

In Delitto e castigo cè il confronto di Raskolnikov con la fede di Sonja che lo invita a baciare la terra insozzata da lui stesso , ad accettare la sofferenza, a capire e riscattarsi con essa: 
tw'/ pavqei mavqo" /Eschilo, Agamennone, 177[1].
Anche lo Starez Zossima dei Fratelli Karamazov  bacia la terra, muore baciando la terra: “si lasciò scivolare dolcemente dalla poltrona sul pavimento, e inginocchiandosi, si chinò col viso fino a toccar terra, si prosternò, allargò le braccia in croce; e come invaso dall’estasi, baciando la terra e pregando (come appunto aveva insegnato a fare), serenamente e gioiosamente rese l’anima a Dio”[2].
 Alioscia segue l’esempio del maestro: “Una notte fresca e calma fino all’immobilità avvolse la terra…Alioscia rimase a guardare per un momento quello spettacolo, poi, ad un tratto, si gettò con la faccia a terra come se l’avessero falciato. Egli non sapeva perché l’abbracciasse, non si rendeva conto della ragione per cui gli fosse venuta quella terribile voglia di baciarla, di baciarla tutta; ma egli la baciava piangendo, singhiozzando, inondandola delle sue lacrime, e giurando, in uno slancio impetuoso, di amarla, di amarla eternamente. “Inonda la terra delle tue lacrime di gioia, e amale, codeste tue lacrime…”, disse una voce nella sua anima”[3].
Si pensi alla “cura di Anteo”, un gigante libico che uccideva i viandanti e acquisiva forza dal contatto con sua madre, che poi è la madre di tutti, la Terra. Ercole dovette sollevarlo dal suolo e togliergli il contatto con la madre per strozzarlo:"La civilizzazione e l'intellettualità son belle cose, son grandi cose, non vogliamo certo negarlo. Ma senza quella che noi un giorno definiremo la compensazione di Anteo, sono rovinose per l'uomo e creano la malattia"[4].
In ogni caso non si deve mai perdere l’amore per la vita terrena e per la stessa terra:“ Bleibt mir der Erde treu, meine Brüder, mit der Macht euer Tugend! Restatemi fedeli, fratelli miei, alla terra con tutta la forza della vostra virtù! Il vostro amore, che tutto dona, e la vostra conoscenza servano il senso della terra”. Così parla Zarathustra…Bacia la terra e amala incessantemente, insaziabilmente-dice lo starets Zosima-cerca questa estasi e questa esaltazione. Bagna la terra con le lacrime della tua gioia e ama queste tue lacrime”[5].
 
La prostituta Sonja è una peccatrice che ha venduto se stessa, ma nemmeno una goccia di vera depravazione era entrata nel suo cuore.  Cfr. La logica aperta al contrasto nelle  Coefore  di Eschilo (461) :
"  [Arh"  [Arei xumbalei', Divka/ Divka”.
 
A D interessa il tempo della crisi, mentre salta quello biografico. Anche nell’Idiota  (1869) c’è la carnevalizzazione. Myskin è un eccentrico pieno di diversità dalla gente usuale: è privo di ogni diffidenza, non mente, non dà importanza al denaro, non occupa alcuna posizione che possa limitare la sua umanità. E’ del tutto stravagante: non sa cosa sia la malafede e arriva ad amare il rivale Rogožin che ha cercato di ucciderlo. Dove compare il principe si rompono le barriere della menzogna e si crea la sincerità carnevalesca.
 
Vediamo l’episodio del vaso cinese.
Aglaja aveva detto al principe che la madre ci teneva tanto ma  poi aggiunge: “dovete almeno rompere il vaso cinese del salotto! E’stato pagato caro: fatemi il piacere di romperlo. La mamma scoppierà in pianto davanti a tutti, tanto le è caro” 663
Myskin temeva di romperlo per paura e imbarazzo.
Nel salotto degli Epancin c’è un’atmosfera falsa: falsa cortesia, falsa amicizia. Tutta una messa in scena 674.
Myskin prima tace poi parla contro il cattolicesimo che predica un Cristo travisato ed è la continuazione dell’impero romano (687), un apparato di potere. La chiesa cattolica è venale: compra e vende tutto, è un mercato. Il socialismo e l’ateismo sono conseguenze del disgusto ispirato dai preti cattolici. Il socialismo vuole sostituire lo scomparso potere morale della religione con la violenza. Quindi gesticolando l’Idiota rompe il vaso.
 
Un libro di critica non privo di arbìtri dilettanteschi ma nemmeno di spunti interessanti è quello di Merezkoskij Tolstoj  e Dostoevski del 1902.
Secondo questo autore, D mostra che il pensiero scientifico dal Rinascimento in poi ha portato l’Europa sull’orlo dell’abisso dove cadrà se non tornerà a volgersi verso la religione. I Demoni (1873), i terroristi, sono stati educati male, pervertiti da un intellettuale occidentalista.
Stepan Trofimovič cattivo maestro di Nikolaj Stavrogin
L’essenza dei tempi moderni è il nichilismo che è la negazione di Dio e si trova tanto nel liberalismo quanto nel comunismo. Wille zum Nichts.
Bisogna tornare al popolo russo, alla terra russa, al cristianesimo.  D sente che la civiltà occidentale sta per esplodere siccome l’Europa è piena di egoismo, odio, diffidenza. La scienza moderna si occupa di quisquilie inutili o dannose. L’unica scienza utile è quella del bene e del male.
Cfr. Prometeo incatenato di Eschilo e  cfr. il massimo oggetto di scienza di Platone
La scienza deve renderci liberi di giungere a vedere l’idea del bene. L’uomo ispirato dalla visione del bene-ijdeva tajgaqou' il massimo oggetto di scienza[6]- ha tutte le virtù e sa affrontare tutti gli imprevisti della vita. E’ la dialettica che ci porta a vedere l’idea del bene che è fonte dell’ajlhvqeia e dell’oujsiva, della realtà e dell’essere.
Seneca deplora lo studio delle quisquilie studi letterari: Quaeris Ulixes ubi erraverit potius quam efficias ne nos semper erremus? (Ep., 88, 7).
 
giovanni ghiselli
 
 


[1]  E, poco più avanti :"goccia invece del sonno davanti al cuore/il  penoso rimorso, memore delle pene inflitte; e anche/sui recalcitranti arriva il momento della saggezza" ( kai; par j a[-konta" h\lqe swfronei'n , Agamennone,  vv. 179-181).
[2] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 407.
[3] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, p. 451.
[4] T. Mann. Carlotta a Weimar, p. 403.
[5] D. Merezkovskij, Tolstòj  e Dostoevskij., p. 366.
[6] mevgiston mavqhma, il massimo oggetto di scienza che è l'idea del Bene, (cfr.Platone, Repubblica, 505a:"hJ tou' ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma".). 

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