La tempesta
Riassunto e commento
mio
Dissacrazione della
regalità: il nostromo al re di Napoli Alonso e agli altri del suo seguito:
Alonso il fratello di Sebastiano, il duca di Milano l’usurpatore Antonio che è
fratello di Prospero, il duca legittimo,
poi iprincipe di Napoli
Ferdinando, e il vecchio consigliere
onesto Gonzalo: ”what cares these roarers
for the name of King? (I, 1) dice il nostromo.
Quindi il boatswain aggiunge: “To cabin: silence! Trouble us not!" Latino
turba (I, 1, 15-16)
Ma Gonzalo, fa una battuta comica: il nostromo ha una
faccia da forca e il good Fate deve
tenere fede to his hanging-allied to cunctari-
: il suo capestro sarà la loro salvezza. Se quest’uomo non è nato per la forca,
il nostro caso sarà disperato (I, 1). Significa che non annegherà
Gonzalo preferirebbe
fare una morte asciutta - I would fain a
dry death (I, 1, 66) .
Nella seconda scena
entrano prospero e sua figlia Miranda che intercede per i naufraghi e chiede al
padre di placare le onde se le ha suscitate lui con la sua arte.
La ragazza non
conosce il proprio rango né quello del padre.
Usa una metafora che
ricorda pur con tutt’altro tono, il finale del Prometeo incatenato di
Eschilo con la confusione degli elementi: la ragazza nota che il mare montando
fino alle guance azzurre del cielo intenda spengerne il fuoco 84-5) . La ragazza buona e ingenua auspica la
salvezza per le nobili persone che si trovano a bordo in pericolo.
Prospero la
rassicura-no harm (I, 2, 15). E tutto
fatto per lei . Dice di non essere solo il padrone della misera caverna dove si
trovano.
Garantisce che
nessuno dei naufraghi subirà del male (I, 2, 23-24)
Prospero si toglie
il suo magic garment mantello magico
e dice lie-Latin base leg-in lectus bed-
here, my art, giaci qui, mia arte.
Miranda ricorda
cose lontane, like a dream, senza certezza (45) .
Prospero le racconta
di essre stato dodici anni prima duca di Milano, poi aveva affidato il potere a suo fratello
Antonio thy false uncle-latin falsus avunculus a mother’s
brother-, lo zio tuo infidi, per immergersi nei suoi studi segreti. Patruus invece è lo zio paterno.
Antonio divenne come
un’edera che ricoprì il suo tronco trunk-truncus-
principesco e ne succhiò il vigore. Prospero trascurò ogni cura mondana tutto
dedito ad affinare la mente e questo suo ritiro risvegliò la cattiva natura nel
suo false brother an evil-probably allied
to over excessive- nature, e Antonio did
believe he was indeed the duke-dux.
Miranda ascolta con
attenzione e dice La vostra storia curerebbe la sordità: your tale, sir-senior, would cure-cura-
deafness-originally obfuscated al lied to greek tu'foς-smoke,
darkness-
illusione-
Antonio era talmente
assetato di potere (dry for sway) che si assoggetta al re di Napoli Alonso pur di
impadronirsi del ducato di Milano
Mentre Prospero: Me, poor man, my library was dukedom large
enough.(I, 2, 108-109)
Antonio per
spodestare il fratello si accorda con il re di Napoli cui si assoggetta
sottomettendo il ducato di Milano al regno di Alonso.
Potere e cultura
sono inconciliabili quanto potere e morale (cfr. Pasolini)
Miranda non vuole
pensare che Antonio sia nato da un adulterio, nonostante sia l’opposto di
Prospero: la nonna era una donna dal grembo onesto, ma good wombs have born bad sons (I, 2, 119)
Cfr. la duchessa di
York nel Riccardo III.
I congiurati non
osarono uccidere il duca e sua figlia bambina perché il popolo li amava
Prospero e Miranda
vennero spinti su la carcassa marcia di un naviglio disarmato senza vela,
albero, sartìe. The very rats
istinctively have quit it (147-148) persino I topi l’avevano abbandonato
d’istinto.
Furono lasciati lì a supplicare l’oceano urlante (to cry to the sea that roared us I, 2)
(556-480).
Cfr. Il lamento di
Danae di Simonide (556-468 ca). Danae è stata chiusa in una cassa con il
figlioletto Perseo e gettata in mare per ordine del padre Acrisio.
Simonide fr. 13 D.
Lamento di Danae
Danae chiusa
nell’arca piange e dice al figlio
“Io soffro pene ma
tu dormi
Con il tuo cuore di
bimbo risplendi nella tenebra
Non senti il vento e
le onde
Eu\de-dormi- brevfo~ eujdevtw de;
povnto~ eujdevtw a[metron kakovn
La donna chiede poi
a Zeus una metabouliva, un cambiamento di volere.
Miranda salvò il
padre dalla disperazione sorridendo come un cherubino con una forza che il
cielo le infondeva ( Thou wast that did preseve-servo-are-
me. Thou didst smile-meidiavw-, I, 2, 153).
Cfr. filommeidh;ς jAfrodivth
dell’Inno omerico V (17)
Vennero salvati
anche da Gonzalo il cancelliere onesto che mise nella nave cibo, vesti e libri.
Ora
Entra Ariele, un
folletto dell’aria schiavizzato da Prospero e pronto a fare tutto per
accontentarlo: fino a cavalcare nubi ricciute (to ride over the curled clouds I, 2, 191-192).
Ariel ha fatto in
modo che nessuno si facesse del male.
Si gettarono in
acqua. Ferdinando gridava: “Hell is empty.
And all the devils are here” (214), l’inferno è vuoto e tutti I demoni sono qui.
Ariele ha fatto
arrivare Ferdinando sull’isola da solo. Anche la nave è salva nella rada da
dove pospero mandò Ariele a prendere rugiada nelle flagellatissime Bermude.
Ariele vorrebbe la
libertà, ma Prospero non gliela concede ancora, pur dopo gli splendidi servigi.
Ariel rivendica my liberty-libertas- (I, 2, 245)
Prospero però non
vuole dargliela before the time be out prima che il tempo sia scaduto, e gli ricorda
il tormento dal quale lo ha liberato
Lo aveva
imprigionato the foul witch Sycorax la sconcia strega Sicorace, che per gli anni e
la cattiveria si incurvò come un cerchio (I, 2, 258-259)
Questa strega
maledetta Sicorace per calamità svariate e per le sue fatture terribili a
udirsi da orecchie umane fu bandita da Algeri (I, 2, 263-265))
La strega (hag) fu portata qua incinta e tu Ariele
eri suo servo, ma tou wast a spirit too delicate-delicatus-
to act-ago-actus- her earthy and abhorred-abhorrēre-provare orrore- commands-mando-are dare un incarico- (I, 2) per attuare i suoi ordini tellurici e odiosi e respingevi le sue tronfie prove. Allora
ella ti rinchiuse in un pino spaccato dove sei rimasto 12 anni in pena. Lei
morì lasciandoti là a esalare lamenti frequenti quanto i giri della ruota di un
mulino groans as fast as mill-wheels
(281) Prima colei aveva scodellato un cucciolo tutto chiazzato (freckled).
Prospero liberò
Ariel da lamenti che facevano ululare i lupi thy groans did make wolves howl e penetravano nei petti degli orsi
sempre arrabbiati and penetrate the
breasts of ever-angry bears (I, 2, 288-289) )
Sicorace era morta e
non poteva liberarti: lo feci io.
Se ti lamenti,
squarcerò una quercia-I will rend an oak-
e ti terrò inzeppato dentro le sue
viscere nodose per altri 12 inverni (294-295)
Il potere non è mai
buono è sempre uguale, dappertutto. Le persone buone non vogliono il potere
(cfr. Otane di Erodoto)
Ariel chiede
perdono, allora Prospero gli promette la libertà entro 2 giorni
Deve intanto
prendere le sembianze di una ninfa marina.
Prospero chiama
Caliban slave, tou earth 8315-316). E’ tellurico come i Tebani nati dai denti del
drago, come Echione il padre di Penteo.
Cfr. Il Sofista di Platone con la gigantomachia
tra le due razze umane.
Miranda non vorrebbe
vederlo ma Prospero le ricorda che li serve in faccende utili-serves in offices-that profit us- (I, 2,
314-315)
Lo fa entrare in
scena chiamandolo schiavo velenoso concepito da the devil himself dentro l’empia madre (321-322)
Prospero e Calibano
si scambiano maledizioni e lo schiavo rivendica la sovranità dell’isola che era
di sua madre. Ricorda pure che gli insegnò i pregi dell’isola (I, 2).
Prospero a sua volta
gli rinfaccia che lo accolse nella sua grotta finché non tentò di violare
l’onore di sua figlia
“me loimpesisti, se
no di Calibani tutta l’isola!” (352: “I
had peopled else- This isle with Caliban)
Prospero ricorda che
l’ha istruito: Calibano barbugliava come un bruto. Ma la sua indole perversa
era incompatibile con gli alimenti di un carattere virtuoso.
Cfr. il pessimismo
pedagogico dell’Ecuba e l’ottimismo
delle Supplici di Euripide e del Protagora di Platone.
Calibano replica che
il profitto da lui ricavato nell’apprendere il linguaggio è avere imparato come
maledire (I know how to curse I, 2,
366)
Prospero minaccia
questo hag seed-semen-, seme di
strega (368) : se non va a prendere la legna lo riempirà di dolori e lo farà
ruggire finché le fiere non tremino al suo gemito (I, 2, 372-373).
Calibano deve obbedire.
Segue la canzone di
Ariele che acquieta le onde: “con un bacio e un inchino almate le ondwe
infuiate (the wild waves, 380) chede
agli spirti gentili
Ferdinando, il
principe di Napoli, lo sente e il canto calma il suo furore e la sua pena
mentre siede sulla riva piangendo di nuovo
sul naufragio di mio padre e re weeping
again the King my father’s wrack (I, 2, 439)
Si sente di nuovo la
canzone di Ariele: "Full
fadom five thy father lies/Of his
bones are coral made;/Those are pearls that were his eyes:/Nothing of him that
doth fade,/But doth soffer a sea-change/Into something rich and strange/ Sea
–nymphs hourly ring his knell " (The Tempest , I, 2,
399-405), tuo padre giace ad almeno
cinque bracci,
delle sue ossa si
sono formati coralli, sono perle quelli che furono I suoi occhi, nulla in lui
scompare ma subisce un cambiamento marino in qualche cosa di ricco e strano. Le
ninfe marine suonano la loro campana a ogni ora.
La prima delle Lezioni
americane[1]
di Calvino si intitola Leggerezza
e segnala un atto di delicatezza da parte di Perseo nelle Metamorfosi di
Ovidio: il figlio di Danae, dopo avere ucciso
La nave sulla quale Encolpio, Gitone ed
Eumolpo si imbarcano (99) si rivela un luogo simile all'antro di Polifemo, e il
proprietario, l'archipirata Lica, viene chiamato Cyclops (101, 6)
dal vecchio poeta che poi aggiunge:"fingite" inquit" nos
antrum Cyclopis intrasse. quaerendum est aliquod effugium, nisi naufragium
ponimus et omni nos periculo liberamus" (101, 7), immaginate, disse,
che noi siamo entrati nell'antro del Ciclope. Bisogna cercare una via di
scampo, se non mettiamo in conto un naufragio e ci liberiamo da ogni pericolo.
Più
avanti, di fronte al cadavere del Ciclope Lica, Eumolpo dirà:"si bene calculum ponas, ubique naufragium est
" (115, 17),
Ferdinando dice che
quel suono non appartiene alla terra (I, 2, 410).
Prospero chiede a
Miranda di sollevare le frangiate cortine degli occhi: the fringed curtains-cortīna late
latin tenda (Ambrogio-) of thine eye-.
Arriva
Ferdinando. Miranda lo vede e ne ammira l’apetto piacevole.
Prospero dice che è
un uomo e sarebbe più bello se non fosse marchiato con il dolore cancro della
bellezza with grief –gravis- beauty’s-bellus-bellulus- canker-camcrum (418) .
Miranda definisce
Ferdinando divino, soprannaturale, in quanto nella natura non ha mai visto
nulla di così nobile.
Anche Ferdinando
nota l’eccezionalità di Miranda
Lei dice di non
essere un miracolo ma nubile di certo (certainly
a maid, 430).
Ferdinando dice di essere il re di Napoli dopo il
naufragio del padre.
Prospero fa tra sé:”
si sono scambiati gli occhi a prima vista” at
the first sight they have chang’d-cambio-cambiare eyes (442-443) .
Ferdinando promette
a Miranda di farla regina di Napoli
Prospero vuole
rendere difficile il successo perché una facile vittoria non renda vile il
premio-lest too light winning –make the prize-prehendere-
light. (I, 2, 453-454).
Prospero minaccia
Ferdinando e Miranda gli chiede di non metterlo alla prova troppo duramente
siccome lui è gentile ma non codardo.
Ferdinando ha tirato
fuori la spada, ma Prospero può disarmarlo con la sua verga (stick, 475). Questa funziona come lo scettro del potere.
Tende poi a
svalutare il pretendente di Miranda dicendole che rispetto ad altri uomini è un
Calibano and they to him are angels
(484) ed essi al suo confronto sono angeli.
Ma la ragazza non
vuole che lui: i miei desideri sono umili e non ho amizione di avere una
creatua migliore
Ferdinando dice che
le sue energie vitali my spirits , as in
a dream, are all bound up (489) sono tutte legate. Ma la prigionia gli va
bene se lo tiene accanto a Miranda
Prospero a parte: it works-e[rgon, funziona. Quindi promette ad Ariel: sarai
libero come i venti nelle cime.
Atto secondo (II, 1)
Gonzalo suggerisce
al re Alonso di bilanciare la pena con la gioia in quanto sono ancora vivi- “good sir, weigh –our sorrow with our comfort”.
Sebastiano, fratello
del re di Napoli e Antonio, fratello di Prospero, i due mascalzoni, irridono
l’onesto consigliere Gonzalo.
“Sta dando la carica
all’orologio del suo spirito e fra poco suonerà”, dice Sebastiano
Adriano, un altro
nobiluomo, viene deriso dai due farabutti.
La figlia del re di
Napoli, Claribella, si è sposata con il re di Tunisi (II, 1, 68-69).
Anche Alonso è
seccato dall’ottimismo di Gonzalo. Si rivolge al figlio creduto morto e gli
domanda: “quale strano pesce si è cibato di te?” what strange fish-hath made his meal on thee ?’” (108-109)
Francesco, un altro
nobile, dice di avere visto il principe che si salvava.
Sebastiano
rimprovera il fratello Alonso per la
morte del figlio causato dal matrimonio della figlia data in sposa a un
africano, e Gonzalo lo rimprovera
dicendo che irrita la piaga bisognosa di un impiastro (you should bring the plaster (134) , quindi aggiunge che se fosse
lui il re abolirebbe traffici- no kind of
traffic-, magistrati, lettere, ricchezza, povertà, asservimento, proprietà,
confini, uso dei metalli, lavoro, grano, vino e olio, tutti in ozio ma in
purità e innocenza: autorità nessuna no
sovereignity (II, 1, 144-152))
treason, felony-sword, pike, knife, gun, or
need of any engine-would I not have; but Nature should bring forth –of it owwn
kind, all foison, all abundance,
tradimento, criminalità, spade, picche, coltelli, fucili, o bisogno di
qualsiasi macchina, non vorei averne, ma la natura tirerebbe fuori per sua
disposizione ogni raccolto e abbondanza
to feed my innocent people per nutrire il mio popolo innocente (II, 1,
155-160) )
Sebastiano gki
domanda: “no marryng ‘mong his
subjeìcts?” (161),
nessun matrimonio ta i suoi sudditi?
Risponde
Antonio, l’altro farabutto: “none, man;
all idle; whores and knaves (162), nessuno, uomo, tutti in ozio; puttane e furfanti
Poi risponde
Gonzalo: I would with such perfection
govern, sir, t’ excel the Golden age-aetas-aijwvn (163), governerei con tale perfezione,
signore, da superare l’età dell’oro.
Cfr. N. T. Matteo 6, 28 sui gigli dei campi
che crescono senza faticare e senza filare, eppure nemmeno Salomone in tutta la
sua gloria è abbigliato come uno di loro.
E pure Luca N. T: 12, 24: i corvi che non seminano
né mietono e non hanno magazzini né granai, e Dio li nutre.
Tommaso Moro
(1478-1538) ha scritto un’Utopia in
latino (1516). I mali da evitare sono guerra, pena di morte e proprietà
privata. I doveri morali sono il lavoro e la denuncia della corruzione.
Nel corso della sua
vita (Londra,
7 febbraio
1478 – Londra,
6 luglio
1535) si
guadagnò fama a livello europeo come autore umanista e occupò numerose cariche
pubbliche, compresa quella di Lord
Cancelliere d'Inghilterra tra il 1529 e il 1532 sotto il re Enrico VIII. Cattolico,
il suo rifiuto di accettare l'Atto di Supremazia del re sulla Chiesa in
Inghilterra e di disconoscere il primato del Papa misero fine alla sua
carriera politica e lo condussero alla pena capitale
con l'accusa di tradimento.
Parerga e paralipomena
Voglio chiarire ai
miei lettori quanto è stato detto, nel convegno di sabato 10 luglio dal
principale relatore il quale ha citato il dialogo Politico di Platone. Avrei voluto intervenire oralmente ma non c’è
stata questa possibilità. Perciò lo faccio in questa sede.
Devo questo
chiarimento a voi che mi leggete, a voi che oltre leggere le mie parole le
ascoltate, e a Platone che mi ha insegnato forme di serietà e disciplina di cui
sentivo la mancanza.
Il personaggio del
dialogo indicato Straniero risponde alle
domande di Socrate il Giovane, matematico e filosofo.
Questo Straniero
dunque dice che nel tempo detto di Crono tutti i beni si offrivano
spontaneamente agli uomini: era quella un’era precedente la nostra. Allora
infatti era il dio che reggeva la rotazione stessa e si prendeva cura della sua totalità-ga;r aujth`"
th`" kuklhvsew" h\rcen ejpimelouvmeno" o[lh" oJ qeov"-
(271d).
C’erano
poi gruppi di dèi che si occupavano delle varie parti del cosmo e pure gli
esseri animati divisi in greggi diversi avevano come guide degli dèi che si
occupavano di loro quali nomh`" qei`oi, pastori divini.
Ciascun
gruppo era autosufficiente, come ciascun pastore. Sicché non c’erano selvaggi,
né cannibali, né c’erano per niente guerre né rivolte- povlemov" te oujk
ejnh`n oujde; stavsi" to; paravpan
(271e). Agli
uomini dunque veniva offerta la soddisfazione dei loro bisogni in quanto la
divinità stessa li guidava al pascolo e presiedeva loro-qeo;" e[nemen
aujtou;" aujto;" ejpistatw`n.
Nella
fase attuale, questa di Zeus, invece sono i viventi più nobili e vicini alla
divinità che guidano al pascolo altri generi più sprovveduti di loro- a[lla gevnh faulovtera
aujtw`n nomeu`si.
Nell’epoca
precedente gli uomini vivevano sotto
quelle guide, senza costituzioni , né Stati, né acquisto di donne né di figli.
Tutti infatti risorgevano dalla terra che produceva ogni cosa. Erano nudi,
dormivano su giacigli fatti con l’erba, all’aria aperta e senza coperte,
siccome le stagioni erano ben temperate. Secondo questo mito dunque, c’era una
volta il tempo di Crono, ora invece siamo nel tempo di Zeus.
Dobbiamo
chiarirci e chiederci se quelli di allora avevano desiderio di scienze e
dell’uso del discorso.
Non
credo che queste ejpisthvmai fossero le tecniche in uso adesso. Nel dialogo
Politico ejpisthvmh significa “scienza politica”
fondata sulla parola.
Compiuta
questa epoca dunque, giunse l’ora della necessaria inversione-metabolhvn e[dei
givgnesqai (272
d). Le nascite e le rinascite di quei figli della terra erano finite ed essi,
tranne pochissimi, non vivevano più: erano caduti quasi tutti nella terra come
seme. Allora il pilota dell’universo tutto tovte dh; tou` panto;" oJ me;n
kubernhvth" (272e) abbandonò la barra del timone e si ritirò nel
suo punto di osservazione. Anche gli altri dèi abbandonarono la sezione del
cosmo affidata alla loro responsabilità. Il cosmo durante tale metabolhv ne
rimase sconvolto e regredì verso il disordine del caos. Il dio si preoccupò per
l’universo temendo che si inabissasse nel mare
della indefinita dissomiglianza-ej" to;n th`"
ajnomoiovthto" a[peiron o[nta povnton duvh/ (273d) .
Il
dio allora tornò al timone per riordinare il cosmo. Gli uomini tornarono a
nascere, partoriti però dalle donne la cui gravidanza divenne una regola
generale come l’allevamento dei figli (274a). Gli uomini dunque, privati della cura di un demone che li
teneva come un pastore, rimasti
deboli e non custoditi-ajsqenei`"
a[nqrwpoi kai; ajfuvlaktoi gegonovte" (274b), venivano sbranati dagli
animali delle selve e privi come erano ancora di mezzi e di tecniche- kai; e[t j ajmhvcanoi
kai; a[tecnoi- non
sapevano come
procurarsi l’alimentazione siccome prima non avevano dovuto farlo.
All’umanità
allora arrivarono dei doni donatti dagli dèi con il necessario insegnamento e
l’educazione per usarli para; qew`n dw`ra hjmi`n dedwvrhtai metj
ajnagkaiva" didach`" kai; paideuvsew" (274c): il
fuoco da Prometeo, le tecniche da Efesto e da Atena, da altri i semi e le piante. Non ci sno nomi
però si può pensare a Demetra e a Dioniso.
Ricevuti
i doni,gli uomini non più seguiti dagli dei, dovevano dirigere se stessi e
badare a sé –kaqavper
o{lo" oJ kovsmo"- come fa l’intero universo, imitando il
quale –w|/
summimouvmenoi
– e seguendolo-kai;
sunepovmenoi-
noi sempre viviamo e veniamo al mondo- zw`men kai; fuovmeqa (274 d).
E’
dunque un errore confondere il re e l’uomo politico di questo ciclo con il
pastore del gregge umano di allora, del tempo di Crono- poimevna th`"
tovte ajnqrwpivnh" ajgevlh`" (275). Nel ciclo precedente
ilpastore era un dio.
Quindi
ora dobbiamo porci il problema del metodo del governo della città e quello dell’uomo
politico che è altra cosa rispetto al
pastore divino: è molto più simile di quel dio ai propri soggetti.
La
tecnica dell’allevamento non spetta né si addice al re, non è arte regia.
Non
c’è altra arte regia che venga prima della
cura di tutta la comunità umana (ejpimevleia dev ge
ajnqrwpivnh" sumpavsh" koinwniva"-276b) e detenga il potere sul genere umano. Sbagliavamo quando chiamavamo
basilikh;n
kai; politikhvn arte
regia e politica
quella
che è invece qreptikh;n
tevcnhn
–tecnica dell’allevamento (276c).
Dobbiamo
chiamare arte politica e regia l’avere cura
ejpimevleian
piuttosto
che l’allevare- ma`llon
h] th;n trofhvn
(276d). Dobbiamo dunque distinguere to;n qei`on nomeva il pastore divino dal curatore unano- to;n ajnqrwvpinon
ejpimelhthvn .
L’avere cura si associa alla libera accettazione di chi la vuole-tw`/ ejkousivw/, mentre
l’allevamento è connesso alla costrizione violenta-tw`/ biaivw/ .
Sbagliando aJmartavnonte" abbiamo
collocato il tiranno nello stesso posto del re, mentre queste specie politiche
sono diversissime tra loro-ajnomoiotavtou"-
Tirannico è il potere che viene esercitato con forza, mentre l’arte
politica si esercita su animali bipedi che liberamente l’accettano e chi
detiene questo potere come arte e cura- tevcnhn tauvthn kai; ejpimevleian- è davvero re e uomo politico basileva kai,
politikovn-
(276e)-
Socrate
approva questo discorso dello Straniero che ha dimostrato e definito che cosa è
l’uomo politico (Platone, Politico, 277).
Antonio commenta:
tutti in ozio, baldracche e furfanti all
idle whores and knaves.
Gonzalo poi ritratta
o finge di ritrattare davanti al filisteismo dei suoi avversari
Quindi tutti si
addormentano, tranne Alonso, suo fratello Sebastiano e Antonio.
Ma poi dorme anche
Alonso, rassicurato dal fratello che farà la guardia.
Antonio prepara un secondo attentato dopo quello
contro il fratello: ora contro il re di Napoli.
Marx ha scritto che
i fatti della storia si riipetono; la prima volta come tragedia, la sconda come
fasa (Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte)
Antonio ricorda a
Sebastiano l’occasione che ha di uccidere il re suo fratello. Tu, gli dice,
lasci dormire, ossia morire, la tua fortuna.
Cfr. il kairovς in Isocrate,
Tu, risponde
Sebastiano al compare, parli in maniera trasognata (II, 1, 205) , russi
articolatamente (II, 1, 213): c’è un senso nel tuo ronfare, ma io sono un’acqua
cheta I am a standing-sto-stare-e[sthn- water-unda-u{dwr- (II, 1, 216)
Antonio: vi
insegnerò a fluire. Gli indolenti spesso discendono fino in fondo proprio per
il loro essere paurosi e per la loro
accidia (221-223).
Ferdinando è
annegato, Claribella è a Tunisi e non può avere notizie, salvo che il
messaggero non sia il sole.
Antonio ricorda il
proprio successo su Prospero.
Sebastiano gli
domanda: e la vostra coscienza?
Antonio:but I
feel not this deity in my bosom.
Cfr. Il sicario
timorato del Riccardo III, e lo
stesso Riccardo: la coscienza è una parola usata dai codardi e inventata in
origine per fare paura ai forti: Conscience
is but a word-lat. verbum, that cowards-lat.
cauda probabily named from the bob-tailed hare, lepre dalla coda tagliata.- use, devis’d a first to keep the strong—straggovς- tightly
twisted, strettamente intrecciato (complesso)- in awe timore e soggezione – [acoς pena- (V, 3, 310-311)
Sebastiano chiede ad
Antonio che gli insegni a respingere la sua atavica pigrizia. Dunque si presta.
Quindi Antonio
ucciderà il re Alonso e Sebastiano il vecchio consigliere onesto Gonzalo.
Poi gli altri prenderanno istruzioni as a cat laps-lambo-ere leccare- milk-mulgeo mungo- ajmevlgw-, come il gatto lappa il latte.
Popolo bue e politici servi
Sebastiano prende
Antonio come modello.
Ma arriva Ariel che
sveglia Gonzalo e gli altri mentre i due farabutti già brandivano le spade.
Antonio dice
che l’aveva g sguainata le spade per respingere delle belve feroci
Scena seconda (II,
2)
Calibano entra in
scena con un fardello di legna e maledice Prospero augurandogli tutte le
infezioni che il sole succhia da paludi e da stagni e lo trasformino by inch-uncia la dodicesima parte del
piede-, pollice per pollice in una totale malattia (II, 2, 1-3).
Lui aizza ogni male
contro di me come scimmie urlanti o come porcospini che ruzzolano sul mio
scalzo cammino e rizzano gli aculei al suono del mio passo. Alte volte vengo
attorcigliato da serpentu che fischiano e mi fanni impazzire.
Entra Trinculo, il
buffone.
Prevede una tempesta
vedendo una nuvola nera che pare abbia voglia di versare oscenamente il suo
liquido (21-22) .
Vede Calibano che
sembra a strange fish (27) uno strano
pesce: ha gambe come un uomo e pinne per braccia legged like a man and his fins-pinna- penna-like arms-armus spalla
(34-35)
L’ibrido rimanda a
una fase precivile del mondo, quando ancora prevaleva il caos o per lo meno era
poco cosmizzato
Trinculo si stende
vicino a Calibano
Poi entra Stefano,
l’ubriacone, con una bottiglia in mano
Canta di una
caterina cui l’odore di pesce e catrame non piaceva ma il sarto poteva grattare
dovunque le prudesse (53-54).
E’ il nonsense
piuttosto diffuso nella letteratura inglese e in Shakespeare. Si pensi alle
streghe del Macbeth. Una di loro
canta: “la moglie di marinaio aveva nel
grembiale delle castagne, e masticava, masticava, masticava. "Dammi
qua" feci io. "Vai via strega !" grida quella carogna
rimpinzata. Suo marito è andato ad Aleppo , capitano della Tigre. Ma io farò
vela per colà imbarcata in uno staccio. And like a rat
without a tail-I'll do, I'll do and I'll do" (I, 3), come
un topo senza coda io farò e farò e farò.
Del 1863 è The book of nonsense di Edward Lear ,
una reazione di mite follia al rigorismo vittoriano, come pure Alice nel paese delle meraviglie (1865) di Lewis Carrol, con l’incongruità
trionfante. E’ la componente celtica, fantasiosamente sognante, della letteratua inglese,
Poi beve per
confortarsi but here ‘s my confort (56)
Scambia la vicinanza
di Calibano a Trinculo per un mostro a 4 gambe (this is some monster of the isle with- four legs, 66-67)
I due parlano e
Stefano dice 4 gambe e 2 voci, un mostro raffinatissimo ( Four legs and two voices, a most delicate monster!( 91-92)
L’ubriacone Stefano
e il buffone Trinculo si riconoscono quali compari.
Calibano beve il
vino e prende Stefano per un dio.
Trinculo si è
salvato a nuoto: “I can swim like a duck
(II, 2, 129-130 ), so nuotare
come un’anatra.
Stefano lo confuta
dicendo che sembra più simile a un’oca like
a goose 8132)
Stefano si è salvato
a cavallo di una botticella di vino (121)
Calibano e il
contrattacco del virus
Calibano viene
battezzato dall’ubriacone Stefano come moon-calf
(La tempesta, II, 2, 112) idiota lunare, poi qualificato con questi epiteti:
mostro credulone, mostro abominevole, mostro dei più ridicoli, mostro
strillone, mostro ubriacone.
Calibano come
Smerdiakov, la “gallina epilettica” dei Fratelli
Karamazov è molto più simile ai “comuni cittadini”, come orrendamente si
dice, e anche a tanti presunti cittadini speciali, pure se vogliano farci credere nella diversità profonda delle varie categorie
umane, utilizzando i più disgraziati quali capri espiatòri, farmakoiv sui quali addossare tutti i mali e i difetti
di tutti.
Ieri si doveva festeggiare la rinnovata unità
d’Italia e nessuno ha denunciato la
notevole e orribile risalita del virus. Quelli che si accalcano favorendo
questo nemico della nostra vita sono molti tra i cittadini comuni e pure non
pochi tra gli eccezionali.
giovanni ghiselli
Alla fine del II
atto del dramma La tempesta di
Shakespeare, Calibano si asservisce completamente a Stefano e spera di essere
liberato dal suo tiranno con l’aiuto
dell’ubriacone.
Quindi canta un inno
alla propria libertà: ban, ban, ban, ban,
Cacaliban, poi ripete freedom
4 volte.
Mi vengono in mente
i tripudi delle persone innumerevoli che si accalcano per
cagion qual si sia che a festa torni,
mentre il tasso di positività dei contagi continua a crescere giorno
dopo giorno, assembramento dopo assembramento di migliaia di tali Calibani.
Questo avviene in
nome della libertà. Io credo che tale licenza dovrebbe essere vietata e
andrebbe impedita per evitare che le scuole vengano chiuse di nuovo e i giovani
non abbiano la possibilità di tornarvi dopo due anni di chiusura con
limitazione della loro libertà di crescere culturalmente, mentalmente,
umanamente.
Atto III
Ferdinando asservito
da Prospero è affaticato ma il suo umile compito di trasportare legna non lo
avvilisce: “la donna che io servo ravviva ciò che è morto e rende piacevoli le
mie fatiche” The mistress which I serve
quickens what’s dead -and makes my labours pleasures” (6-7)
Miranda lo prega di
riposarsi mentre Prospero is hard at
study è immerso nello studio.
La ragazza vuole
aiutare , ma Ferdinando rifiuta dicendo che preferisce spezzarsi i tendini e
rompersi la schiena piuttosto che sottomettere leo a tale disonore mentre lui
se ne sta seduto pigramente
La ragazza dice il
proprio nome e Ferdimando etimologizza: “ammirata Miranda, Admir’d
Miranda!,indeed the top of admiration!-admīrari-
(37-38) davvero il culmine
di ogni ammirazione.
F erdinando ha
provato interesse per diverse donne ma nessuna aveva tutte le virtù come
Miranda che non ha alcun difetto (cfr. Sòstrato nel Dyskolos)
L’innamoramemto
spinge a ingrandire la differenza tra una persona e tutte le altre conosciuto o
no.
Miranda giura sulla
perla della sua dote the
jewel-iocari-iocus- in my dower, la modestia (53-54) , che non desidera
altro compagno che Ferdinando.
Il quale dice che
sopporta the wooden slavery (62) la
boscaiola schiavitù, per amore di Miranda altrimenti non la sopportebbe più di
un moscone che mi deponesse in bocca le sue uova
Miranda bandisce la
pavida astuzia e con semplice e santa innocenza si dichiara: se volete sposarmi
(marry me- maritus- maritare-sposarsi-, sarò vostra moglie, se non volete
morirò vostra serva (83-84)
Ferdinando a sua
volta dichiara la propria sottomissione a Miranda
Prospero che li ha
osservati se ne rallegra, poi torna al suo libro perché deve compiere ancora
molto lavoro ere supper-time (95)
III, 2. Calibano,
Stefano e Trinculo
Calibano adora
Stefano, e Trinculo lo chiama deboshed
fish, pesce debosciato (25) . Alliterazione in entrambe le lingue. Stefano
lo difende. Segue una rissa plebea.
Calibano vorrebbe
liberare l’isola dal tiranno e chiama Trinculo scimmia smancerosa-jesting- jest originally a merry tale-res gesta- monkey (44)
Ariele invisibile
interviene contro Calibano che crede sia
Trinculo a farlo.
Stefano minaccia
Trinculo di farne a stock-fish, uno
stoccafisso (70) .
I due litigano
Calibano consiglia
come uccidere Prospero: “first to possess
his books” (90) poiché senza libri è un ubriaco He is but a sot , as I am, 91. Burn but his books devi solo bruciare i suoi
libri (93) . Potenza della cultura.
Miranda è bellissima
e supera Sicorace come fa il massimo con il minimo (100-101). Il poveretto ha
visto soltanto queste due donne.
I tre concordano un
piano
Gli imbestiati
Calibano di Shakespeare, Ciàula di Pirandello e Lucio di Apuleio ritrovano la
loro umanità-
Si sente un’aria
suonata con un tamburello e uno zufolo e Calibano dice che l’isola è piena di
rumori suoni e dolci arie deliziose. A volte lo fanno dormire e lui sogna che
le nuvole si aprano mostrandogli ricchezze pronte a versarsi su di lui. Poi si
sveglia e piange perché vorrebbe sognare ancora (when I wak’d –I cried to dream again, La
tempesta, III, 2, 140-141).
“Calibano non riesce
a conciliarsi con se stesso e non può rassegnarsi al suo destino di
deficiente e di schiavo” (Kott, Shakespeare
nostro contemporaneo, p. 50)
Cfr. Ciàula scopre la luna di Pirandello 1921
Pirandello Ciàula
scopre la luna (1907)
Ciàula
è il caruso, l’aiutante sottoposto a
un minatore, un picconiere vecchio, povero Zi’ Scarda, vessato a sua volta dal
soprastante Cacciagallina. Ciàula “aveva più di trent’anni, (e poteva averne
anche più di settanta scemo com’era)” Il superiore lo chiama “col verso con cui
si chiamano le cornacchie ammaestrate: Te’ pa’! te’ pa’!” Ciàula stava a
rivestirsi per tornare al paese”. Rivestirsi significava indossare un panciotto
bello largo e lungo, avuto in elemosina, che doveva essere stato un tempo
elegantissimo e sopraffino (ora il luridume vi aveva fatto una tal roccia che a
posarlo per terra stava ritto). Con somma cura Ciàula ne affibbiava i sei bottoni,
tre dei quali ciondolavano, e poi se lo mirava addosso, passandoci sopra le
mani, perché veramente lo stimava superiore ai suoi meriti: una galanteria. Le
gambe nude, misere e sbilenche, durante quell’ammirazione, gli si
accapponavano, illividite dal freddo. Se qualcuno dei compagni gli dava uno spintone o gli allungava un
calcio, gridandogli: - Quanto sei bello! - egli apriva fino alle orecchie ad
ansa la bocca sdentata a un riso di soddisfazione, poi infilava i calzoni, che
avevano più d’una finestra aperta sulle natiche e sui ginocchi; s’avvolgeva in
un cappottello d’albagio tutto rappezzato, e, scalzo, imitando
meravigliosamente a ogni passo il verso della cornacchia - crah! crah! - (per cui lo
avevano soprannominato Ciàula), s’avviava al paese”.
Ma
quella sera i due dovevano restare nella
cava a estrarre e trasportare lo zolfo messo nelle casse.
Era
l’ordine di cacciagallina cui Zi’ Scarda obbediva.
A
lui obbedì subito Ciàula che andò a levarsi il panciotto.
Il
caruso non aveva paura “della tenebra fangosa delle profonde caverne (…) Aveva
paura, invece, del bujo vano della notte (…) Ogni sera, terminato il lavoro,
ritornava in paese con zi’ Scarda; e là,
appena finito d’ingozzare i resti della minestra, si buttava a dormire
sul saccone di paglia per terra, come un cane; e invano i ragazzi, quei sette
orfani nipoti del padrone, lo pestavano per tenerlo desto e ridere della sua
sciocchezza; cadeva subito in un sonno di piombo, dal quale, ogni mattina, alla
punta dell’alba, soleva riscuoterlo con un noto piede”. Quella notte dunque
riprese il lavoro saliva “la scala così erta che Ciàula con la testa protesa e
schiacciata sotto il carico, pervenuto all’ultima svolta, per quanto spingesse
gli occhi a guardare in su, non poteva vedere la buca che vaneggiava in alto”.
Ma alla fine il caruso sbucò “da ventre della terra” e scoprì la luna.
“Estatico
cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là,
la luna… C’era
E
Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto,
dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva
pel cielo,
L’uomo
imbestiato dagli altri e da se stesso, si umanizza, come Lucio diventato asino
poi reso a se stesso dalla vista di Iside apparsa come luna.
L’asino
si sveglia di notte e vede la luna, immagine di Iside e la prega, attribuendole
molti nomi. Chiede di deporre diram
faciem quadripedis e di renderlo a se stesso redde me meo Lucio (Apuleio, Metamorfosi,
11, 2), rendimi al Lucio che sono.
Nel
sonno appare una divina figura, una dea con foltissimi, lunghi capelli, con una
veste di lino sottile, dal colore cangiante , ora candida, ora gialla come
fiore di croco, ora rossa. Era coperta da una sopraveste di un nero splendente.
La
dea è chiamata con molti nomi Cerere, Venere Celeste, Diana, Proserpina.
Cerere,
Venere e Diana sono i tre aspetti luminosi della dea cosmica; Proserpina, nocturnis ululatibus horrenda, è
l’aspetto oscuro.
III, 3 Alonso e la
sua corte cercano Ferdinando. I due farabutti, Antonio e Sebastiano, vogliono
tentare di nuovo il regicidio. La terza volta di Antonio: tragedia, poi farsa,
poi?
Si sente una musica
e si vedono apparizioni che recano una tavola imbandita e vi dsnzamo intorno
Sebastiano che sono a living drollery marionette vive (III,
3, 21).
Gonzalo dice che
certe forme abnormi hanno tuttavia modi più cortesi degli umani (31-33) . Hanno
lasciato del cibo.
Il loro, dice Alonso
è un excellent dumb discours, un
magnifico discorso muto (39) .
Ariele fa sparire il
cibo e accusa i tre malfattori vomitati dal mare su quell’isola
Tutti estraggono le
spade ma Ariele dice che quelle non possono ferirlo più dei venti ululanti.
Ricorda le malefatte di Alonso, Antonio e Sebastiano e dichiara che a scatenare
la tempesta sono state le potenze che rimandano ma non scordano the powers, delaying-dilatus-, not
forgetting (73) ad aizzare gli elementi.
Cfr Plutarco nello scritto I ritardi della punizione divina Peri; twn
uJpo; tou' qeivou bradevw~ timwroumevnwn. cita un proverbio: “i mulini
degli dei macinano tardi” (550) La formulazione completa è che essi macinano
tardi, però macinano finemente. L’autore dei Moralia spiega tale lentezza con la volontà divina di dare un
esempio “per eliminare la violenza e il furore delle nostre vendette. Il dio
insegna a non aggredire chi ci ha offeso” (550 E).
Solo
heart sorrow, sincero pentimento e clear life, una vita irreprensibile
potranno salvare i farabutti (81-82) dice Ariele prima di svanire in mezzo ai
tuoni
Ariele
e le apparizioni scompaiono facendo sberleffi e portando via la tavola.
Prospero approva la grazia divorante a devouring-devorare-
grace-gratia- di Ariele (84)
I
miei grandi incantesimi funzionano (my high charms work) e i nemici sono paralizzati nel loro
sconcerto (89-90)
Alonso dice che lo
sentiva che sarebbe stato punito per avere aiutato l’usurpatore. Il re di
Napoli crede che il figlio giaccia sepolto nel fango e vuole giacere con lui.
Gonzalo aggiunge che i tre (Alonso, Antonio e Sebastiano) sono
disperati: la grande colpa great
guilt like poison given to work a great
time after now ‘gins to bite-findere the spirits, come veleno dato per
funzionare molto tempo dopo, comincia a mordere i loro spiriti (105-106)
Atto IV
Prospero affida
Miranda a Ferdinando e gli dice: all thy vexations were but trials-terere-tritus- of thy love, tutte
le tue vessazioni furono accertamenti del tuo (IV, 1, 5) e tu
hai superato il test
Le lodi rese a
parole su Miranda zoppicano (halt,
11) in confronto a Miranda stessa
Ferdinando non deve
sciogliere her virgin knot (15) il
nodo verginale di lei prima di ogni sacrosanta cerimonia altrimenti calerà
l’anatema.
Ferdinando giura e Ariele
riceve l’ordine di portare la combriccola su cui ha ricevuto potere da Prospero
stesso.
Quindi Prospero si
rivolge ai giovani: non devono mollare le redini (cfr. Platone, Fedro) “the strongest oaths are straw-stramen-giaciglio di paglia- to the fire-pu'r in
the blood “ 52-53
i più forti
giuramenti sono paglia per il fuoco del sangue
La "vecchia
balia" della Fiammetta di Boccaccia (Elegia
di Madonna Fiammetta, 1344) cerca di consolare l'abbandonata con una serie
di esempi tratti dal mito, e afferma pure che l'amore non può essere comandato
né vincolato in alcun modo:"Di
queste fedi promesse e giuramenti fatti intra gli amanti, Giove se ne ride
quando si rompono" (VI); anche qui si sente la lezione del magister Naso:"Iuppiter ex alto periuria ridet amantum/et
iubet Aeolios inrita ferre Notos". (Ars Amatoria, I, 631-634),
Giove dall'alto sorride agli spergiuri degli amanti e ordina che i venti di
Eolo li portino via senza effetto.
Il IX e ultimo
capitolo dell'Elegia boccacciana è intessuto di ricordi provenienti dai Tristia
[3]
sin dall'invocazione iniziale al "piccolo… libretto" che
viene mandato "dinanzi dalle innamorate donne" e descritto in abito
dimesso:"Tu dei essere contento di
mostrarti simigliante al tempo mio, il quale, essendo infelicissimo, te di miseria veste,
come fa me; e però non ti sia cura
d'alcuno ornamento, sì come gli altri sogliono avere, cioè di nobili
coverte di colori varii tinte e ornate, o di pulita tonditura o di leggiadri
minii, o di gran titoli; queste cose non si convengono a' gravi pianti, li
quali tu porti; lascia e queste e li larghi spazii e li lieti inchiostri e l'impomiciate carte a' libri felici; a te si conviene andare rabbuffato con
isparte chiome, e macchiato e di squallore pieno, là dove io ti mando, e
co' miei infortunii negli animi di quelle che ti leggeranno destare la santa
pietà". Riconosciamo dunque la fonte di tutto questo nei primi versi dei Tristia di Ovidio:"Parve…liber…Vade, sed incultus…Infelix,
habitum temporis huius habe!…Nec fragili geminae poliantur pumice
frontes,/hirsutus sparsis ut videare comis " (vv. 1 sgg,),
piccolo… libro… vai, ma non curato…Infelice metti l'abito di questa
circostanza!…E i tuoi bordi non siano levigati da friabile pomice, perché tu
appaia scabro con le chiome sparse.
il poeta di Sulmona negli Amores[4]
è comprensivo perfino riguardo all'instabilità e alla non affidabilità delle
giovani donne: il tradimento infatti non sciupa la bellezza e perfino gli dèi
lo concedono:" Esse deos credamne?
Fidem iurata fefellit,/et facies illi quae fuit ante manet/...Longa decensque
fuit: longa decensque manet./Argutos
habuit: radiant ut sidus ocelli,/per quos mentita est perfida saepe
mihi./Scilicet aeterni falsum iurare puellis/di quoque concedunt, formaque
numen habet " (Amores , III,
3, 1-2 e 8-12), devo credere che ci sono gli dèi? Ha tradito la parola
data,/eppure le rimane l'aspetto che aveva prima...Era alta e ben fatta; alta e
ben fatta rimane./Aveva gli occhi espressivi: brillano come stelle gli
occhi,/con i quali spesso la perfida mi ha ingannato./Certo anche gli dèi
eterni permettono alle ragazze/di giurare il falso, e la bellezza ha una
potenza divina. Ovidio conclude dicendo che dio è un nome senza sostanza,
oppure, se esiste, ama le belle fanciulle e certamente ordina che solo loro
abbiano tutto il potere:"si quis
deus est, teneras amat ille puellas:/nimirum solas omnia posse iubet "
(Amores , III, 3, 25-26).
A proposito di
"radiant ut sidus ocelli" citato sopra si può indicare
una corrispondenza testuale nel romanzo medievale:"Gli occhi le brillavano di così vivo chiarore da parere due stelle"[5].
Ferdinando risponde
che la neve bianca e fredda che ha sul cuore abbatte l’ardore del suo fegato abates the ardour of my liver (IV, 1,
53-54)
Entra Iride la
multicolore messaggera, poi Giunone, poi Cerere che saluta Iride come grandiosa
sciarpa del cielo
Prospero chiede ad
Ariele di portare una massa di folletti.. Quindi si sente una musica sommessa.
Iride vuole
celebrare l’impegno di un vero amore ed elargire doni agli amanti (IV, 1,
85-86)
Cerere non vuole
incontrare Venere e il figlio da quando il tenebroso Dite rapì sua figlia
Proserpina. Ha ripudiato la scandalosa compagnia di lei e del suo cieco figlio
(87-90)
Iride risponde che
non deve temere: i due vanno a Pafo
Venere è definita Mars’s hot minion, la bruciante favorita
di Marte e Cupido suo figlio waspish-vespa-
headed, dal capo vespigno che ha rotto le frecce e giura di giocare con i
passeri (98-100).
Giunone e Cerere
quindi benedicono la coppia
Augurano onore
ricchezza, discendenza lunga e fertil.e
Sono tutti spiriti
chiamati da Prospero. Ferdinando ne è entusiasta e proclama che l’isola è un
paradiso grazie al suocero-padre.
Iride chiama le
ninfe, temperate-temperare-moderare nymphs (132) sobrie ninfe (IV, 1). Cfr.
le Baccanti di Euripide che non fanno
sesso.
Poi chiama dei
mietitori (reapers) a danzare con le
ninfe,
Quindi tutto
svanisce. Prospero li manda via. Gli è tornata in mente in mente quella
congiura ignobile del bestiale Calibano contro la propria vita: “that foul consèiracy-of the beast Caliban
against my life” 140) .
Prospero dice che
quegli attori erano spiriti che si sono dissolti nell’aria
Del resto tutto sparirà: the
great globe himself like this
insubstantial pageant come questo
incorporeo, svanito incorporeo spettacolo (154-155)
“We are such stuff as dreams are made on, and
our little life is rounded-rotundus- with a sleep” (IV 1, 156-158).
Ariele racconta
l’incantamento provocato nei malandrini ubriaconi finiti in uno stagno coperto
di schiuma schifosa. I farabutti ballavano in questa acqua marcia che puzzava
più dei loro piedi.
Prospero approva poi
definisce Calibano un diavolo, uno nato diavolo a devil,
a born devil, sulla cui indole l’educazione non può fare presa on whom my pains humanely taken all, all lost, quite lost, su cui le mie
pene umanamente prese sono andate tutte, completamente perdute.
Con l’età his
body uglier grow , so mind cankers, diventa sempre più brutto, e così la
sua mente va in cancrena. I will
plague them all-even to roaring, li
appesterò tutti fino a farli ruggire (189-191)
Pessimismo
pedagogico
Pessimismo
e ottimismo pedagogico. Pindaro, Euripide, Protagora in Platone.
Pindaro nella
Seconda Olimpica chiarisce il suo
pessimismo pedagogico :" sofo;" oJ polla;
eijdw;" fua':-maqovnte" dev, lavbroi-pagglwssia/ kovrake"
w{" a[kranta garuveton--Dio;" pro;" o[rnica qei'on ” (vv.
86-89), saggio
è chi sa molto per natura, voi due[6]
addottrinati invece, intemperanti, vaghi di ciance, come corvi di fronte al
divino uccello di Zeus, gracchiate parole vuote.
Nell’Ecuba (del 424) di Euripide la
protagonista sente raccontare da Taltibio il sacrificio di Polissena e prova
“una strana consolazione” per la nobiltà con la quale la ragazza è morta, splendendo di bellezza,
come un’opera d’arte, e parlando con il coraggio di un eroe: “Non è strano che
se la terra è cattiva,/ma ottiene buone condizioni dagli dèi, produce buona
spiga,/mentre se è buona, ma non riceve quanto essa deve ottenere,/ dà cattivi
frutti, tra gli uomini invece, sempre/il malvagio non è nient'altro che
cattivo,/ mentre il buono è buono, né per una disgrazia/guasta la sua natura,
ma rimane sempre onesto?/Dunque i genitori fanno la differenza o
l'educazione?/Certamente anche essere educati bene, porta/insegnamento di
onestà; e se uno ha l’ha imparata bene,/
sa che cosa è turpe, avendolo appreso con il metro del bello. /Ma questi
pensieri la mente li ha scagliati invano",( Ecuba, vv. 592-603).
Nelle
Supplici , del 422, un dramma che è
tutto un encomio degli Ateniesi, leggiamo invece l'espressione di un
incondizionato ottimismo pedagogico, forse per il fatto che si stava preparando
la pur malsicura pace di Nicia: Adrasto fa l'elogio funebre dei sette caduti
nella guerra contro Tebe, poi conclude rivolgendosi direttamente a Teseo, il
"Pericle in vesti eroiche: “ Non ti stupire dopo quanto ho detto,/ Teseo,
che questi abbiano avuto il coraggio di morire davanti alle torri./Infatti
essere educati non ignobilmente comporta il senso dell'onore:/e ogni uomo che
ha esercitato il bene/
si
vergogna di diventare vile. Il coraggio è/ virtù insegnabile (hJ eujandriva-didaktovn), se è vero
che il bambino impara/a dire e ad ascoltare quello di cui non ha cognizione./Ma
quello che uno abbia imparato, suole conservarlo/fino alla vecchiaia. Così
educate bene i vostri figli"(vv. 909-917).
Altrettanto
ottimismo pedagogico troviamo nel Protagora
di
Platone.
Il
sofista, personaggio del dialogo platonico sostiene che alcuni aspetti naturali
degli uomini (piccoli, brutti o deboli, p. e.)
non si possono correggere, e dunque non suscitano irritazione e non
provocano punizioni; mentre l’assenza delle qualità che derivano all’uomo
dall’esercizio provoca ire, ammonimenti e sanzioni. Ingiustizia, empietà e
assenza di virtù politica vengono punite “o[ti ge oi{ ge a[nqrwpoi hjgou'ntai
paraskeuasto;n ei\nai ajrethvn” (324), poiché gli uomini pensano che la
virtù sia acquisibile. Si punisce per correggere e distogliere dal commettere
ingiustizia: “kai;
toiauvthn diavnoian e[cwn dianoei'tai paideuth;n ei\nai ajrethvn” (324b), e
chi la pensa in questo modo crede che la virtù sia insegnabile. Se gli
Ateniesi, come gli altri, puniscono i colpevoli di ingiustizia significa che
anche loro sono tra quelli i quali considerano la virtù acquisibile e
insegnabile.
Prospero
e Ariele diventano invisibili mentre rientrano Calibano Stefano e Trinculo
tutti bagnati.
Calibano
consiglia di avvicinarsi alla grotta (cell) di Prospero senza fare rumore: la
cieca talpa (the blind mole) non deve
sentire il calpestio di un piede (IV, 1, 194)
Trinculo
puzza di piscio di cavallo (I do smell
all horse-piss-a Romance word of imitative origin-) e il naso è in grande
indignazione (199-200)
Trinculo
minaccia Calibano di farne a lost monster
(203) un mostro perduto. Hanno perduto
le bottiglie e Stefano dice che nel mostro c’è solo disgrazia ma una perdita
infinita (an infinite loss, 210)
Ma
Calibano vuole compiere il bel misfatto e diventare il foot-licker –lingo- il leccapiedi di Stefano chiamandolo re
(218-219) .
Stefano
dice di avere bloody thoughts,
pensieri sanguinari (220). Come quelli che girano nelle corti dei re.-
I
tre frugano nella caverna con l’intento di rubare: Trinculo dice al mostro:
mettiti un po’ di vischio sulle dita: put
some lime upon your fingers (245)
Ma
Calibano ha fretta: teme che Prospero ritorni e li trasformi in scimmie con
fronti inverecondamente basse with
foreheads villainous low (249)
I
tre comunque rubano. Stefano una botticella di vino (251)
Prospero
e Ariele aizzano gli spiriti che
cacciano fuori i deficienti e
Prospero ordina che gli spiriti torcano le giunture con le convulsioni secche,
li rattrappiscano con i crampi della vecchiaia e con le punture li rendano più
maculati del leopardo e della pantera
Tutti
i suoi nemici sono alla sua mercé, le sue pene stanno per avere fine e Ariele
avrà la sua libertà. Dove non c’è sangue, c’è asservimento
Atto
V
Prospero
è soddisfatto: my charms crack not-imitative
onomatopeico-- i miei incantesimi non falliscono.
Ariele
annuncia che i suoi nemici sono
intrappolati e Gonzalo, the Good old lord
li compiange a grandi lacrime.
Ariel
ne ha compassione e pure Prospero vuole parteggiare con la proprio ragione che è più nobile della furia. La
virtù è azione più rara della vendetta (V, 1, 27-28) . Ordina ad Ariele di
liberarli poiché sono pentiti
Poi
Prospero rinnega la sua rozza magia. Ricorda le creature che lo hanno aiutato:
elfi, altre che with printless foot (34)
con piede senza ormai inseguono il mare che si ritira e lo fuggono quando avanza, poi i demi-puppets
i mezzi pupazzi, gli gnomi. Con l’aiuto di queste creature ha oscurato the noontide sun (42) il sole meridiano,
ha suscitato venti sediziosi, e provocato guerre tra il cielo e il mare,
suscitato i fulmini, svegliati i morti. But
this rough magic I here abjure-abiuro-nego con un giuramento, ora io
rinnego questa zotica magia (50-51) E I’ll break my staff (54) spezzerò la mia bacchetta e la
interrerò di parecchie braccia e affonderò il mio libro dove non arrivano gli
scandagli.
Si
sente una musica che deve guarire i cervelli degli incantati che
compaiono: cervelli inservibili che
bollono dentro i crani
A solemn air cure thy brains- now useless, boil’d within thy skull” 59-60)
Gonzalo
viene ringraziato. Prospero perdona il
fratello snaturato
Ariele
canta il canto della propria liberazione: dove succhia l’ape succhio, dormo
dentro alla corolla della primula quando i gufi strillano. Volo sul dorso di un
pipistrello inseguendo lietamente l’estate- on
the bat’s back I do fly- after summer merrily, 91-92) . Vivrò sotto i rami infiorati dalla
primavera.
L’isola
della Tempesta è un luogo di tormenti: Gonzalo dice: “all torment, trouble, wonder and-amazament –inahabits here: some
heavenly power guide use –out of this fearful country (104-106), ogni tormento, angoscia e costernazione abita
qui: una qualche potenza celeste ci conduca fuori da questo paese tremendo!
Ariel
deve andare alla nave e portare l’equipaggio
Ariel
è angelo e carnefice. Fa naufragare la nave poi tormenta i naufraghi obbedendo
a Prospero.
Alonso
si sveglia e chiede perdono.
Prospero
perdona anche Antonio sebbene to call
brother- would even infect my mouth (130-131) infetterebbe addirittuta la
mia bocca.
Prospero
conferma di essere il duca di Milano ma non fa tutta la storia not a relation for a breakfast, nor
befitting the first meeting, (164-165)
non è una storia per la colazione e non si addice al primo incontro, ma
da distribuirsi giorno per giorno.
Questa
caverna è la mia reggia this cell’s may
court (165)
Quindi
mostra Ferdinand and Miranda playng at chess-cista-kivsth- cesta-.
Miranda
vede gli ospiti e dice: “O, wonder! How many goodly
creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new –nevoς-world, that
has such people in it!
E Prospero: ‘tis new to thee (180-183)
Poi
dice ad Alonso: sopra I ricordi non mettiamo il carico di un peso ormai passato
(198-200) .
Gonzalo
benedice i due giovani e dice: in un unico viaggio, Claribella ha trovato
marito, Ferdinando moglie, e noi tutti abbiamo ritrovato quel possesso di noi
stessi che avevamo perduto (210-212).
Arrivano
Ariele, il capitano e il nostromo (boatswain), uomo da forca (gallows) che ha
salvato la nave.
Alonso
non si capacita nel labirinto e chiede un oracolo per raddrizzare la cognizione:
“This is a strange maze (…) Some oracle must rectify our knowledge (
244-245)
Nel
Satyricon il labirinto è molto
presente
Gli scholastici vengono tratti in salvo
dal portiere che, però, non permette loro di uscire. Segue la riflessione di
Encolpio:"quid faciamus homines miserrimi et novi generis labyrintho
inclusi, quibus lavari iam coeperant votum esse? " (73), cosa possiamo
fare uomini disgraziatissimi e rinchiusi in un labirinto di nuovo tipo, per i
quali lavarsi già cominciava ad essere un miracolo ?
Il labirinto significa
assenza di progresso e il lavarsi come votum sembra alludere a una
purificazione sempre più desiderabile e difficile
Prospero
chiede ad Ariel di liberare Calibano: untie
the spell (253) sciogli l’incantesimo.
Entrano
Calibano, Stefano e Trinculo
Prospero
definisce Calibano demi-devil (271
mezzo diavolo) thing of darkness (275) cosa
della tenebra.
Alonso
riconosce in Stefano my drunken butler
(277) il cantiniere ubriacone.
Anche
Trinculo è ripe ( 279) cotto, il gran liquore li ha fatti rubicondi. Cfr.
Pseudolo: lo schiavo spesso è rosso.
Trinculo dice che dopo essere stato in
salamoia, non dovrà più temere i mosconi a deporgli addosso le uova.
Stefano
dice I am not Stephano but a cramp,
un crampo (286)
Stefano
nel linguaggio popolare di Napoli significava “stomaco” e forse la fonte del
dramma è italiana.
Prospero
dice di Calibano che è spropositato,
sproporzionato tanto di modi quanto di forma disproportion’d in his manners and in his shape (290-291) Poi gli ordina di rassettare la grotta, se
vuole il perdono. Calibano è dispiaciuto di avere preso un beone per un dio.
Prospero
di notte racconterà la sua storia, poi si ritirerà a Milano where every third thought shall be my grave
(311). E’ la nostra storia di sempre: ci agitiamo tanto per una tomba.
Infine
saluta Ariele con affetto.
Nell’Epilogo,
Prospero si rivolge al pubblico come il Coro nella Parabasi delle commedie di
Aristofane e chiede il favore degli spettatori. Non ha più incantesimi a
disposizione e la sua fine è disperata- my
ending is despair-
La
fine di prospero è disperata come quella di Riccardo III.
Voi
che volete essere perdonati liberate me con la vostra indulgenza As you from crimes would pardon’d be,-let
your indulgence set me free (19- 20). Exit
Shakespeare
esprime un sentimento diffuso nella sua epoca. Il nuovo dominio del denaro
rendeva ancoa più crudele quello del feudalesimo. Guerre, fame, epidemie,
terrore dei sovrani, terore della chiesa.. giordano Bruno brucato nel
giovanni
ghiselli 23 febbraio 2017
Aggiunta
La poetica di Plauto
e quella di Shakespeare
Sentiamo lo schiavo
Pseudolo di Plauto (
“Sed
quasi poeta, tabulas cum cepit sibi,/quaerit quod nusquams gentium, reperit
tamen,/facit illud veri simile quod mendacium est,/nunc ego poeta fiam: viginti
minas, /quae nusquam nunc sunt gentium, inveniam tamen” (Pseudolus, I, 4, vv. 401-405) ma come un
poeta, quando ha preso in mano le tavolette, cerca quello che non c’è tra le
genti, e tuttavia lo trova, e rende verosimile quella che è una menzogna, ora
io mi farò poeta e le venti mine che ora
non ci sono tra le genti, le troverò tuttavia.
Ora Teseo, il duca
di Atene in A Midsummer-Night’s dream (1595) di Shakespeare:
“The poet’s eye,
in fine frenzy rolling,
doth glance from
heaven to earth, from earth to heaven;
and as imagination
bodies forth
the forms of things
unknown, the poet’s pen
turns them to shapes,
and gives to airy nothing
a local habitation and name” (V, 1, 9-16), l’occhio del poeta roteando
in una frenesia bellla, lancia lo sguardo variando dal cielo alla terra e
dalla terra al cielo e mentre
l’immaginazione plasma le forme sconosciute, la penna del poeta le volge in
figure e dà all’aereo nulla una dimora precisa e un nome.
Falstaff incarna
l’avidità di vivere del Rinascimento. L’onore per lui è soltanto una parola. I
morti non lo sentono né lo odono.
Nell’Enrico IV fa un
autoritatto: “Thou seest I have more
flesh tha another man, and therefore more fraikty” , vedi cho ho più carne
che qualunque altro uomo e percciò maggior debolezza (Enrico IV (del 1598) I parte, III, 3)
Nella II parte di
questo dramma il principe Henry, suo compagno di bagordi, lo apostrofa con
parole epicamente grandiose: “Thou globe
of sinful continents” (II, 4, 309-310), tu, globo di continenti peccaminosi
Nell’Enrico V c’è la
sua morte
Nell’Enrico V (1599) che per il suo carattere epico non poteva tollerare la figura
comica di Falstaff troviamo la morte del crapulone . Il racconto della
dipartita è fatto dall’ostessa, la moglie di Pistol: “ ha fatto una bella
morte, se n’è andato come un bambino in veste bianca. Brancicava le lenzuola e
aveva il naso sottile come una piuma his
nose was as a sharp as a pen, e
parlottava di prati verdi. Gridò Dio tre o quattro volte. Mi pregò di mettergli
altre coperte sui piedi. I put my hand
into the bed and felt them, and they were as cold as any stone-stiva pietruzza; then I felt to his knees, and they were as
cold as any stone, and so upward and upward and all was as cold as any stone” (Enrico V, II, 3, 10-28)
“Le ultime parole, velatamente lubriche, e che possono
suggerire una non improbabile precedente intimità fra la donna e il morente,
sono quanto di più concreto si sia mai scritto in rapporto con la morte. Nessuno
è mai riuscito a mettere in parole altrettanto semplici, e tuttavia dense di
atterrito sgomento, il senso tattile di un corpo nel punto in cui è invaso
dall’ultimo gelo”[7].
L’attore che
interpretava Riccardo III a Varsavia
nella scasa della cultura nel 1958 rideva dicendo a horse, a horse, my kingdom
for a horse! Il tiranno più spaventoso è quello che considera se stesso un
buffone e il momdo intero come una grande biuffonata (cfr. Augusto e Macbeth)
[1]
Tenute nel 1985-1986 e pubblicate postume nel 1988.
[2]
I. Calvino, Lezioni americane, p. 10.
[3]
Sono cinque libri di elegie scritte in esilio tra il 10 e il 12 d. C.
[4] Raccolta di elegie in tre libri. La prima
edizione è di poco posteriore al
[5]
Erec e Enide, trad. cit., p. 17.
[6]
Secondo gli scoliasti Simonide e Bacchilide,
[7]
Carlo Izzo. Storia
della letteratura inglese, I, p. 383
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