Freud La perizia della facoltà medica nel processo Halsmann (1930)
Nello stupendo romanzo di Dostoevkij, I fratelli Karamazov, la situazione edipica sta al centro dell’interesse. Il vecchio Karamazov si è fatto odiare dai suoi figli opprimendoli crudelmente ; per uno di essi, inoltre, è un potente rivale riguardo a una donna ardentemente desiderata. Per questo, come è naturale, dopo che il padre è stato derubato e ucciso, egli viene accusato del suo assassinio e, nonostante protesti in tutti i modi la propria innocenza, è condannato. Eppure Dimitri è innocente. Il crimine è stato commesso da un altro dei fratelli” (Freud, Opere 1930-1938 , Boringhieri, 1979, p. 48.
Freud Dostoevskij e il parricidio
Il suo posto viene subito dopo quello di Shakespeare. I Fratelli Karamazov sono il romanzo più grandioso che mai sia stato scritto , l’episodio del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura mondiale.
L’aspetto più aggredibile in D è quello etico. Manca in lui l’elemento essenziale della moralità, la rinuncia, essendo la condotta di vita morale un interesse pratico dell’umanità.
Questo tipo d’uomo richiama alla memoria i barbari delle migrazioni etniche, i quali uccidono e poi fanno ammenda per l’uccisione: dove l’ammenda diventa una pura e semplice tecnica volta a rendere possibile il delitto. Ivan il Terribile si comportava in maniera non dissimile, e anzi questo accomodamento con la moralità è un tratto tipicamente russo. D approdò a una posizione retrograda: si sottomette sia all’autoità temporale sia a quella spirituale, venera lo zar, ma anche il Dio cristiano, coltivando in più un gretto nazionalismo russo. E’ qui il suo punto debole per cui non è riuscito a diventare un maestro, un liberatore dell’umanità essendosi associato ai suoi carcerieri. Fu la sua nevrosi che lo condannò a questo fallimento
I due tratti essenzialo del delinquente sono l’egoismo illimitato e la forte tendenza distruttiva, quindi l’assenza di apprezzamento affettivo. D reagisce con manifestazioni di bontà esagerata.
Ma rimane la tentazione di annoverarlo tra i delinquenti: predilige i caratteri violenti, assassini, egoisti in quanto aveva tali tendenze nel suo intimo, poi la passione per il gioco e forse l’abuso sessuale di una fanciulla come si può dedurre da la confessione di Stavrogin dei Demoni. Però la fortissima pulsione distruttiva di D non ne fa un criminale perché è rivolta contro la sua stessa persona e si esprime sotto la specie del masochismo
D si definiva epiltettico (da ejpilambavnw, “soprendo”).
L’epilessia. , l’antico morbus sacer, era probabilmente un sintomo della sua nevrosi, I medici hanno definito il coito una piccola epilessia.
Freud ritiene che la reazione epilettica sia al servizio della nevrosi in quanto elimina per via somatica masse di eccitamento che il soggetto non riesce a padroneggiare psichicamente.
A 18 anni Freud perse il padre assassinato dai suoi contadini maltrattati ed ebbe la prima crisi epilettica. Questi accessi significano l’identificazione con un morto o con un vivo di cui si desidera la morte. L’accesso epilettico è una punizione per questo desiderio. In genere si desidera la morte del padre. Il parricidio è il delitto primordiale dell’umanità e dell’individuio. Il rapporto del ragazzo con il padre è ambivalente. Il bambino vorrebbe eliminarlo ma teme l’evirazione. Quel desiderio di ucciderlo è il fondamento del senso di colpa. Se il padre era duro di carattere, violento, crudele, il Super –io assume da lui queste caratteristiche e diventa sadico mentre l’io diventa masochistico, femminilmente passivo. Il bambino ha avuto anche la fantasia di essere amato come donna dal padre. Con il padre molto violento la componente masochistica e femminea diventa molto forte. In Siberia D non ebbe attacchi epilettici poiché la punizione era la Siberia stessa.
Il piccolo padre, lo Zar lo puniva per i suoi peccati contro il padre.
“Anziché punirsi da sé, si lasciò punire dal luogotenente del padre”. D arrivò alla piena sottomissione allo zar, il Piccolo Padre.
Nel campo religioso però si tenne maggiormente libero criticando la chiesa di Roma. In politica divenne reazionario.
“non è certo un caso che tre capolavori della letteratura di tutti i tempi trattino lo stesso tema, il parricidio: alludiamo all’ Edipo re di Sofocle, all’Amleto di Shakespeare e ai Fratelli Karamazov di Dostoevkji. Nell’Edipo re il nesso con l’amore per la madre è evidente perché Edipo ottiene in premio dell’uccisione di Laio, suo padre, le nozze con la popria madre. Tutto avviene senza che lui ne abbia coscienza.
Amleto non uccide lo zio perché ha fatto quanto avrebbe voluto fare lui stesso inconsciamente.
Tre dei fratelli Karamazov hanno desiderato la morte del padre, tranne Alioscia che è la figura di contrasto. Dimitri il sensuale impulsivo, Ivàn il cinico scettico e Smerdiakov il criminale epilettico, sono tutti colpevoli. Lo Starez ha capito parlando con Dimitri che questo ha la predisposizione al parricidio e si prostra davanti a lui.
Significa che allontana da sé la tentazione di disprezzare o aborrire l’assassino. Il criminale per cui D ha simpatia è quasi un redentore che ha preso su di sé la colpa che altrimenti avrebbero dovuto portare altri
D fu dominato dalla febbre del gioco: un accesso di passione patologica. Egli non trovava pace finché non aveva perduto tutto. Il gioco era un modo per punirsi. Finiva nella miseria più nera e ne traeva un soddisfacimento patologico. Inoltre il bisogno di soldi lo costringeva a scrivere e la poduzione letteraria ea la sua salvezza. Il gioco delle carte è collegato a un vizio
“Il “vizio” dell’onanismo è sostituito da quello del gioco, e l’attività appassionata delle mani posta in così grande risalto è davvero rivelatrice sotto questo profilo. La febbre del gioco è realmente un equivalente dell’antica coazione all’onanismo, quando i bambini manipolano i loro genitali con le mani, si usa dire appunto che “giocano” con essi. L’irresistibilità della tentazione, i solenni proponimenti mai mantenuti di non farlo più, il piacere che stordisce la cattiva coscienza che ci sta rovinando si sono conservati immutati nel “gioco” sostitutivo” (Freud, Dostoevkji e il parricidio 1927) in Freud Opere, 1924-1929 , Boringhieri, 1978, pp. 521-538, in parte cittate, in parte riassunte.
giovanni ghiselli
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