lunedì 12 luglio 2021

"HEREDITAS - Macchine del Tempo, Equilibri(smi) ex-Machina”: Parerga e paralipomena

Voglio chiarire ai miei lettori quanto è stato detto, nel convegno di sabato 10 luglio dal principale relatore il quale ha citato il dialogo Politico di Platone. Avrei voluto intervenire oralmente ma non mi è stato possibile. Perciò lo faccio in questa sede.

 Devo questo chiarimento a voi che mi leggete, a voi che oltre leggere le mie parole le ascoltate, e a Platone che mi ha insegnato forme di serietà e disciplina di cui sentivo la mancanza. 

Il personaggio del dialogo indicato Straniero  risponde alle domande di Socrate il Giovane, matematico e filosofo.

Questo Straniero dunque dice che nel tempo detto di Crono tutti i beni si offrivano spontaneamente agli uomini: era quella un’era precedente la nostra. Allora infatti era il dio che reggeva la rotazione stessa e si  prendeva cura della sua totalità-ga;r aujth`" th`" kuklhvsew" h\rcen ejpimelouvmeno" o[lh" oJ qeov"- (271d).

C’erano poi gruppi di dèi che si occupavano delle varie parti del cosmo e pure gli esseri animati divisi in greggi diversi avevano come guide degli dèi che si occupavano di loro quali nomh`" qei`oi, pastori divini. 

Ciascun gruppo era autosufficiente, come ciascun pastore. Sicché non c’erano selvaggi, né cannibali, né c’erano per niente guerre né rivolte- povlemov" te oujk ejnh`n oujde; stavsi" to;  paravpan (271e). Agli uomini dunque veniva offerta la soddisfazione dei loro bisogni in quanto la divinità stessa li guidava al pascolo e presiedeva loro-qeo;" e[nemen aujtou;" aujto;" ejpistatw`n.

Nella fase attuale, questa di Zeus, invece sono i viventi più nobili e vicini alla divinità che guidano al pascolo altri generi più sprovveduti di loro- a[lla gevnh faulovtera aujtw`n nomeu`si.

Nell’epoca precedente gli  uomini vivevano sotto quelle guide, senza costituzioni , né Stati, né acquisto di donne né di figli. Tutti infatti risorgevano dalla terra che produceva ogni cosa. Erano nudi, dormivano su giacigli fatti con l’erba, all’aria aperta e senza coperte, siccome le stagioni erano ben temperate. Secondo questo mito dunque, c’era una volta il tempo di Crono, ora invece siamo nel tempo di Zeus.

Dobbiamo chiarirci e chiederci se quelli di allora avevano desiderio di scienze e dell’uso del discorso.

Non credo che queste ejpisthvmai  fossero le tecniche in uso adesso. Nel  dialogo Politico  ejpisthvmh significa “scienza politica” fondata sulla parola.

Compiuta questa epoca dunque, giunse l’ora della necessaria inversione-metabolhvn e[dei givgnesqai (272 d). Le nascite e le rinascite di quei figli della terra erano finite ed essi, tranne pochissimi, non vivevano più: erano caduti quasi tutti nella terra come seme. Allora il pilota dell’universo tutto tovte dh; tou` panto;" oJ me;n kubernhvth" (272e) abbandonò la barra del timone e si ritirò nel suo punto di osservazione. Anche gli altri dèi abbandonarono la sezione del cosmo affidata alla loro responsabilità. Il cosmo durante tale metabolhv ne rimase sconvolto e regredì verso il disordine del caos. Il dio si preoccupò per l’universo temendo che si inabissasse nel mare  della  indefinita dissomiglianza-ej" to;n th`" ajnomoiovthto" a[peiron o[nta povnton duvh/ (273d) .

Il dio allora tornò al timone per riordinare il cosmo. Gli uomini tornarono a nascere, partoriti però dalle donne la cui gravidanza divenne una regola generale come l’allevamento dei figli (274a). Gli uomini  dunque, privati della cura di un demone che li teneva come un pastore,  rimasti deboli  e non custoditi-ajsqenei`" a[nqrwpoi kai; ajfuvlaktoi gegonovte" (274b), venivano sbranati dagli animali delle selve e privi come erano ancora di mezzi e di tecniche- kai; e[t j ajmhvcanoi kai; a[tecnoi- non sapevano come procurarsi l’alimentazione siccome prima non avevano dovuto farlo. 

All’umanità allora arrivarono dei doni donatti dagli dèi con il necessario insegnamento e l’educazione per usarli para; qew`n dw`ra hjmi`n dedwvrhtai metj ajnagkaiva" didach`" kai; paideuvsew" (274c): il fuoco da Prometeo, le tecniche da Efesto e da Atena,  da altri i semi e le piante. Non ci sno nomi però si può pensare a Demetra e a Dioniso.

Ricevuti i doni,gli uomini non più seguiti dagli dei, dovevano dirigere se stessi e badare a sé –kaqavper o{lo" oJ kovsmo"- come fa l’intero universo, imitando il quale –w|/ summimouvmenoi – e seguendolo-kai; sunepovmenoi- noi sempre viviamo e veniamo al mondo- zw`men kai; fuovmeqa (274 d).

E’ dunque un errore confondere il re e l’uomo politico di questo ciclo con il pastore del gregge umano di allora, del tempo di Crono- poimevna th`" tovte ajnqrwpivnh" ajgevlh`" (275). Nel ciclo precedente ilpastore era  un dio.

Quindi ora dobbiamo porci il problema del metodo del governo della città e quello dell’uomo politico che  è altra cosa rispetto al pastore divino: è molto più simile di quel dio ai propri soggetti.

La tecnica dell’allevamento non spetta né si addice al re, non è arte regia.   

Non c’è altra arte regia che venga prima della  cura di tutta la comunità umana  (ejpimevleia dev ge ajnqrwpivnh" sumpavsh" koinwniva"-276b) e detenga il  potere sul genere umano. Sbagliavamo quando chiamavamo basilikh;n kai; politikhvn  arte regia e politica quella che è invece qreptikh;n tevcnhn –tecnica dell’allevamento (276c).

Dobbiamo chiamare arte politica e regia l’avere cura   ejpimevleian piuttosto che l’allevare- ma`llon h] th;n trofhvn (276d). Dobbiamo dunque distinguere to;n qei`on nomeva  il pastore divino dal curatore unano- to;n ajnqrwvpinon ejpimelhthvn . L’avere cura si associa alla libera accettazione di chi la vuole-tw`/ ejkousivw/, mentre l’allevamento è connesso alla costrizione violenta-tw`/ biaivw/ . Sbagliando aJmartavnonte" abbiamo collocato il tiranno nello stesso posto del re, mentre queste specie politiche sono diversissime tra loro-ajnomoiotavtou"-  Tirannico è il potere che viene esercitato con forza, mentre l’arte politica si esercita su animali bipedi che liberamente l’accettano e chi detiene questo potere come arte e cura- tevcnhn tauvthn kai; ejpimevleian-  è davvero re e uomo politico basileva kai, politikovn- (276e)-

Socrate approva questo discorso dello Straniero che ha dimostrato e definito che cosa è l’uomo politico (Platone, Politico, 277).

 

giovanni ghiselli

 

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