venerdì 30 luglio 2021

Aristofane, gli Acarnesi, parte XI.

 


 

Seguono altri doppi sensi a base di ceci e fichi.

Diceopoli domanda alla porcella se sgranocchierebbe  i ceci “trwvgoi" a]n ejrebivnqou" ;”  (801) e la maialina risponde con il verso koiv ripetuto tre volte

Poi i fichi secchi usati per ingrassare i maiali il cui h|par  sukwtovn , iecur ficatum  fegato ingrassato con fichi era pregiato

 

Alla fine di questa trattativa il megarese vende le figlie-porcelle per una treccia d'agli l'una e una misura di sale l'altra (813-814).

 

 Arriva un sicofante, un delatore professionista che  vorrebbe fare la spia, ma Diceopoli lo caccia in malo modo e il Megarese denunzia a sua volta questa genìa come la piaga della città:

"quale sciagura è questa in Atene!"( oi|on kakovn ejn tai`" j Aqavnai" touu`t j e[ni (829).

 

Diceopoli dunque conclude l'affare e il corifèo lo proclama felice per questa sua estraneità a sicofanti e demagoghi, veri malanni di Atene.

Invece Diceopoli farà un bel raccolto stando seduto al mercato-karpwvsetai ga;r ajnh;r ejn tajgora`/ kaqhvmeno" (837-838).

E Iperbolo ncontrandoti non ti riempirà di liti si congratula il corifeo (846-847).

 

La rivolta di Samo all’impero ateniese e  la rivolta ungherese del 1956 a quello sovietico hanno alcuni aspetti comuni.

 

Samo si era ribellata nel 441 all’oppressione ateniese. In quell’occasione i democratici partigiani degli Ateniesi “furono letteralmente massacrati, tranne beninteso quelli che trovarono scampo fuggendo. Esattamente come i comunisti ungheresi nei giorni della rivolta popolare tra il 23 ottobre ed il 3 novembre del 1956…Nella guerra contro Samo Atene si impegnò con una flotta comprendente anche forze alleate (per dare l’impressione che tutta la “lega” puniva l’alleato ribelle) ed inviò alla testa di questa grande flotta che penò non poco a sopraffare tutti i ribelli, tutto il collegio degli strateghi, compreso il poeta Sofocle che in quell’anno ricopriva tale carica. L’intervento contro l’Ungheria fu anch’esso “corale”, per le stesse ragioni propagandistiche…Dopo la sconfitta del 440-439, a Samo tornò, imposto dagli Ateniesi, un governo “popolare”, che fece piazza pulita della fazione che aveva alimentato la ribellione e condotto senza esclusione di colpi la guerra. A partire da quel momento Samo fu il più fedele alleato di Atene. Quando, per pochi mesi, nel 411 gli oligarchi prendono il potere ad Atene, è a Samo che si crea quello che potremmo chiamare un “governo popolare ateniese in esilio”. E da Samo parte alla riconquista politica e militare della città”[1].

Nel 411 venne repressa a Samo  una congiura oligarchica  ma solo dopo l’uccisione di Iperbolo avvenuta in aprile

  Iperbolo, il demagogo succeduto a Cleone morto nel 422,  era un malvagio, secondo Tucidide ("mocqhro;n a[nqrwpon") e venne ostracizzato da Atene per la sua disonestà e anche perché portava vergogna alla patria:"dia; ponhrivan kai; aijscuvnhn th'" povlew""(VIII, 73, 3). Questo demagogo nel 417 era stato ostracizzato da un accordo trasformistico di Alcibiade con Nicia: avevano fatto convergere i voti controllati da loro sul comune avversario che aveva proposto l'esilio per i suoi rivali, responsabili, per un motivo o per un altro, della sconfitta di Mantinea del 418. Ebbene quest'uomo soffre la cattiva stampa non solo di Tucidide ma anche di Aristofane che già negli Acarnesi  (del 425) lo menziona come un guerrafondaio attaccabrighe (vv. 846-847) e nei Cavalieri  (del 425)  lo definisce "a[ndra mocqhro;n", come fa Tucidide, e, irrisoriamente, aggiunge "ojxivnhn", acido (v. 1304).  

 

Ma torniamo agli Acarnesi.

Sul mercato privato di Diceopoli arriva un tebano a offrire la sua mercanzia: il nostro eroe è attirato soprattutto dalle anguille di Copaide, un lago della Beozia, oggi prosciugato:

"o tu che porti le fette di pesca più gradite agli uomini,

 w\ terpnotavton su; tevmacoς  ajnqrwvpoi" fevrwn (881)

permetti che io saluti le anguille -ta;" ejgcevlei"- se davvero le porti"(882).

Grande è la gioia del pacifista ateniese nel vedere "l'ottima anguilla th;n ajrivsthn e[gcelun (889)

 giungere bramata dopo cinque anni finalmente"(890).

 Dicepoli è tanto felice che utilizza, in travestimento derisorio, due mezzi versi pronunciati da Admeto nei riguardi dell'adorata Alcesti (367-368) :"che nemmeno morto io sia mai separato da te… cotta in mezzo alle bietole"(892-893 mhde; ga;r qanwvn -pote-sou' cwri;ς ei[hn” citato da Alcesti 367-368.

Admeto concludeva il secondo verso con th`" movnh" pisth`" ejmoiv, tu sola fedele a me, mentre Diceopoli lo chide con    enteteutlanwmevnhς, ejnteutlanovomai, teu'tlon = bietola ).

Il fatto di citare nel 425 il verso di una tragedia rappresentata  nel 438 significa che i versi di questi drammi erano molto popolari e conosciuti dagli spettatori.

giovanni ghiselli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] L. Canfora, Esportare la libertà, p. 40 e p. 44.

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