lunedì 19 luglio 2021

La storia di Elena Sarjantola. VII capitolo. I peccatori cardinali e il nuovo battesimo auspicato da Elena

Quinto Orazio Flacco
in un ritratto immaginario di Anton von Werner
Digressione breve: la Moraccia di Modena e Claudio


Una sera una di loro, una Modenese detta “la Moraccia”, si affacciò a una finestra dicendo che lei e le sue amiche dell’Università di Bologna a Debrecen si annoiavano a morte. All’epoca era fidanzata con un giovane canuto che un giorno venne a prenderla, e in seguito sarebbe diventato un antichista piuttosto ciarlatano e  famoso. Noi lo canzonavamo per la chioma precocemente bianca, sempre molto curata, il cui albore spiccava vieppiù in contrasto con i capelli nerissimi e un poco appiccicosi di quella sua timoratissima fidanzata.

Claudio che tra le donne disponibili beccava di tutto fa “grosso puntatore” qual era, dal prato posto tra i collegi gridò alla moraccia  la sua litania arcidiabolica: “per forza vi annoiate, perché non guzzate!

Sicché,  La fidanzata del canuto , così   strapazzata, si ritirò con sdegno, non senza gridare con urlo da stridula strige cui vengano strappate le viscere: “maleducato!”.

“Sì, però io guzzo e non mi annoio”, replicò il donnaiolo ancora impunito.

E aggiunse: "casta est quam nemo rogavit[13].

Claudio beccava qualsiasi donna non facesse troppe storie. Una volta una quarantenne, all’epoca una mezza vecchia per noi, gli chiese di aspettare un poco dicendogli: “a fiuk nem tudnak várni”, i ragazzi non sanno aspettare.

Stavano facendo del petting appoggiati al muro di un collegio, o a un albero, al buio.

Il dispettoso drudo se ne andò con un ghigno beffardo, mormorando: "fuge rustice longe/hinc Pudor[14] e lasciandola con le mutande a metà delle cosce. Quel donnaiolo non era certo raffinato, ma non era nemmeno incolto.

Le urla e le maledizioni della donna abbandonata risuonarono per tutto il campus universitario, alle due della notte. E noi ci facemmo due grasse risate fino all’alba.

L’estate precedente Claudio e io eravamo i famigerati peccatori cardinali del nostro conclave.


Quella sera cruciale io continuavo a pensare: “Helena esige uno stile non pagliaccesco, vacillante o rumoroso, ma razionale, dolce e sicuro. Perché quella donna è bella e ordinata. Una chiara fusione di eros e logos.

gianni ghiselli, in questa confusione, ci sei solo tu di adatto, di congeniale a lei. Ragiona e ringrazia Dio, chiunque egli sia[15]. Ci sei solo tu. Altrimenti avrebbe accettato di ballare con altri. Invece è ancora seduta là. Anzi, ora ti ha perfino guardato. Ciao, sapessi quanto ti amo, profumata creatura, tesoro dagli aromi soavi!

Adesso calma, giannettaccio, però: se agisci con senno, se non perdi la testa o le lenti a contatto, se non ti ubriachi, non ti lasci andare a mangiare con appetito disonesto del cibo immeritato, se non ti ingaglioffi andando a fare casino con gli altri, se non ti accontenti di un baccanale corrotto con una cialtrona qualunque, questa donna spirituale,  e pure dotata di carne, è per te. E’ iscritta nel tuo destino. Lei può correggere le rotazioni della tua testa e armonizzarle con il giro delle stagioni, degli astri, del cosmo. Magnifica, magnifica. Splendore della sera di festa. Questo dì fu solenne e verrà inciso nelle tavole degli Annali della tua vita. Elena è figura futuri:  prefigura la tua redenzione. Vedrai!

 Stai calmo adesso però. Per oggi non invitarla più. Is not befitting this first meeting[1]. Sì, ha accettato di ballare con te e ora ti ha anche guardato, per carità, non dico di no, ma non invitarla. Dai retta. Osservala da lungi questa sera, con dolce prospettiva[2].


Raccogli intanto altra energia per mostrarla a lei con parole belle significative di pensieri profondi, classicamente,  senza agitazione!

Devi evitare i luoghi comuni cari agli imbecilli, devi impiegare inopinata verba e callidae iuncturae come ti hanno insegnato Orazio e Frontone.

Sì, d’accordo è la tua femmina, ti è destinata ab aeterno, è della tua levatura, è cosmica, è una sintesi di natura e di spirito, è quello che ci vuole per te, è la meta della tua ricerca nostalgica dell’ incontro fatale indispensabile a diventare quello che sei. Stanne certo, coglierai il bersaglio tanto bramato: le sue mammelle ti nutriranno lo spirito e non solo quello, vedrai.  Trarrai un nuovo battesimo dal seno e dal ventre suo, gesù. Ma ora non fare l’idiota: adesso non devi invitarla con suppliche vischiose e inutili, da perfetto imbecille. La voglia è grande, quasi cannibalesca direi, ma la tua forza attuale è quella di un pigmeo affamato. Non tirare avanti rizzando la coda impudico come il cavallo nero della biga di Platone[16]. Aspetta la luce di domani: il sole, la facies di Dio rivolta a noi ti mostrerà la via. Il metodo giusto.

 

giovanni ghiselli

 



[1] Cfr. shakespeare, The tempest, V, 1, 165, non si addice a questo primo incontro.

[2] “Paulo stava nello scrittoio per trovar i termini della prospettiva, e che quando ella (moglie) lo chiamava a dormire, egli le diceva: “Oh che dolce cosa è questa prospettiva!”. Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri (1568)

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